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Presidio slow food e prodotto di ecellenza

Elogio del vino santo

Il nome di questo vino dolce – che non va confuso con il vin santo – è, per alcuni erroneamente, considerato legato alla settimana santa, durante la quale a tutt'oggi si tiene la cerimonia ufficiale per la torchiatura. L'interpretazione è comunque suggestiva e il punto essenziale restano i cicli della natura.
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Rhubarbe & Framboises23.04.2014

Si tratta di un passito prodotto esclusivamente nella Valle dei Laghi, ottenuto dall'appassimento su graticci, le arèle, di uve nosiola (un vitigno autoctono), di cui si selezionano solo i grappoli spargoli (con pochi acini e ben distanziati). I produttori sono 7 per circa 14 ettari complessivi. Inoltre costituisce un presidio slow food.

Il tempo, la benefica Ora del Garda, che fornisce una ventilazione costante, mite e asciutta, e la muffa nobile, che favorisce la concentrazione degli zuccheri, portano a una riduzione del volume di acqua (e quindi a un calo di peso) di più di due terzi. Dopo la torchiatura, il mosto viene messo in botticelle di rovere per la fermentazione con lieviti in massima parte autoctoni e infine in bottiglia, dopo un periodo di almeno quattro anni dalla vendemmia, come da disciplinare.

Il risultato è un vino dolce di colore dorato o ambrato, di grande aromaticità, equilibrio ed eleganza, dal profumo avvolgente e dal gusto persistente, un vino raro e prezioso, una magia, un nettare da tenere in serbo per gli ospiti di riguardo o per occasioni particolari.

Lasciando da parte abbinamenti "di moda" come gli erborinati o il paté, va eventualmente accompagnato a dolci con altrettanta persistenza aromatica.

È un vino di grande tradizione, al quale sono da sempre state attribuite proprietà corroboranti. Michelangelo Mariani, cronista del Concilio di Trento, racconta dei vini "rari, amabili e pettorali" di Castel Toblino e il principe vescovo lo preferiva come vino da messa. Oggi è un pezzo di storia che si rinnova continuamente.

Questo prodotto strettamente legato al territorio è anche un vino corale in quanto frutto del lavoro, della collaborazione e dell'esperienza di generazioni e generazioni. Si dice anche che il nome venga dal fatto che per fare questo vino … ci vuole la pazienza (certosina) di un santo! Ipotesi se non credibile, almeno verosimile …

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