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San Maurizio

A Bolzano pazienti fotografati e umiliati

Un tirocinante all’Ospedale di Bolzano racconta la sua esperienza negativa avvenuta nel reparto di geriatria. Aggiornamento: la Procura ha intanto deciso di aprire un'indagine.
Di
Ritratto di Gabriele Di Luca
Gabriele Di Luca19.03.2014

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Ritratto di Adriana Mise
Adriana Mise 19 Marzo, 2014 - 18:06
il comportamento dell'operatrice potrebbe anche costituire un illecito perseguibile penalmente; andrebbe presentato un esposto alla procura.
Ritratto di Maria Theresia Christandl
Maria Theresia Christandl 19 Marzo, 2014 - 19:36
Finde ich persönlich, dass so ein Vorfall an die Presse kommt und hier öffentlich diskutiert wird. Wo sind die Verantwortlichen der Ausbildung des Pflegehelfers? Warum wandte dieser sich nicht an den Tutor? Wo bleibt die Pflegedienstleitung, wo der/ die Koordinatorin dieser Abteilung. Es ist nicht das erste Mal, dass negative Nachrichten der geriatrischen Abteilung des Krankenhauses Bozen durch Leserbriefe oder ähnlichem kritisiert werden. Jedenfalls stimmt es nachdenklich.
Ritratto di Frank Blumtritt
Frank Blumtritt 23 Marzo, 2014 - 15:22
In sanità e in particolare nel mondo dell'assistenza infermieristica lavorano molte persone che non traggono nessun vantaggio personale da eventuali non-conformità con le regole. Non lavorano per incrementare la propria ricchezza e non hanno una carriera da perseguire. Hanno piuttosto bisogno di rispetto e di un ambiente di lavoro sereno per poter svolgere bene un lavoro di vitale importanza. Facendo di tutta l'erba un fascio si perderanno proprio i migliori di loro. L'episodio così descritto di per se non ha recato nessun danno diretto a nessun paziente. Si ipotizza un comportamento scorretto tra operatori che va denunciato, analizzato e perseguito internamente dalle figure responsabili. Se un diretto superiore non fa il suo dovere ci si deve rivolgere al prossimo sopra di lui e in questo modo - almeno nella nostra provincia - una persona arriva molto facilmente fino ai massimi vertici aziendali o politici. Sono fortemente contrario a questo articolo perché da un aneddoto di rilevanza interna induce ad una scandalistica conclusione/affermazione generale di tipo "pazienti umiliati" costringendo l'azienda alla pubblica autodenuncia con la conseguente perdita di fiducia del cittadino. Il tutto per un fatto presunto e non provato. Questo è il tipo di giornalismo che proprio da salto.bz non vorrei.
Ritratto di Adriana Mise
Adriana Mise 23 Marzo, 2014 - 15:47
Mai letto niente di più omertoso. Si spera almeno che il suo estensore non creda del tutto a quanto da lui stesso scritto. Lo si spera soprattutto per lui. Salto.bz ha fatto benissimo a riportare l'episodio. E a proposito di diritti degli indifesi, ci sarebbe da scoperchiare il pentolone maleodorante delle case di riposo: chi ci lavora (soprattutto da precaria, che ve ne sono a bizzeffe e con gran poche tutele), ne avrebbe da raccontare...
Ritratto di Frank Blumtritt
Frank Blumtritt 23 Marzo, 2014 - 16:42
Gentile Adriana, 1) se fossi "omertoso" non avrei scritto sotto il mio proprio nome un commento su salto; 2) non ho mai scritto nulla a cui non credo. A Lei il consiglio di usare la Sua rabbia in maniera costruttiva, senza distruggere indistintamente il lavoro di un esercito ammirevole di persone che lavorano benissimo. Invece occorre concentrarsi caso per caso sui singoli problemi che innegabilmente esistono - e che ci saranno sempre, e in tutti gli ambienti. Sennò sarebbe troppo facile...
Ritratto di Adriana Mise
Adriana Mise 23 Marzo, 2014 - 17:28
1. Omertoso è riferito al fatto che lei stigmatizzi una coraggiosa azione di denuncia effettuata dall'interno. Che merita invece tutto il nostro plauso, anche e soprattutto per le conseguenze che ha dovuto affrontare il suo autore. 2. Lei confonde rabbia con indignazione. Detto questo, la mia indignazione la rivolgo dove meglio credo, naturalmente. 3. Le persone che lavorano benissimo, spesso faticano a farlo proprio perché costrette a confrontarsi con altre persone che evidentemente non lavorano altrettanto bene. E che lei, con il suo commento che si presta a più di un'ambiguità, pare addirittura voler difendere. 4. I "problemi", come li chiama lei, di questo tipo in ambito sanitario sono particolarmente odiosi soprattutto perché vedono coinvolti soggetti deboli, indifesi, o entrambe le cose. A maggior ragione è giusto denunciarli pubblicamente.
Ritratto di Sabina Frei
Sabina Frei 24 Marzo, 2014 - 10:07
Sono un'assistente sociale, attualmente assegnista di ricerca all'università di Bolzano. Come tale lavoro anche con i nostri studenti e le nostre studentesse del Bachelor in Servizio Sociale, accompagnandoli in un percorso di riflessione critica dell'esperienza di tirocinio, creando spazi per lo sviluppo di una professionalità riflessiva. Quello che accomuna chi lavora "nel sociale" a chi lavora "nella sanità" è senza dubbio l'impegno per mantenere o migliorare il benessere delle persone. Questo lo facciamo sulla base di saperi e pratiche che si differenziano per le diverse professioni. Ciò che - di nuovo - accomuna infermieri/e, assistenti sociali, operatrici/operatori socio-assistenziali, medici ed altri professionisti è che tutti noi svolgiamo il nostro lavoro riferendoci anche ad una consistente base etica, in parte articolata nei diversi codici deontologici. Cito alcuni articoli del codice deontologico degli infermieri/delle infermiere: Articolo 3: La responsabilità dell'infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura della persona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo. Articolo 5: Il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l'esercizio della professione infermieristica. Dire che "l'episodio così descritto di per se non ha recato nessun danno diretto a nessun paziente" o definirlo "aneddoto di rilevanza interna" significa non cogliere il significato profondo e complesso (!) del rispetto della dignità dell'individuo. Penso che la (legittima) tutela della professione non possa - in nessun momento - avere un valore più alto di quello della tutela della persona della quale ci prendiamo cura.
Ritratto di Frank Blumtritt
Frank Blumtritt 24 Marzo, 2014 - 21:30
sono sacre parole quelle sulla deontologia professionale (che io stesso insegno al corso di laurea), ma ci porta lontano dal senso del mio commento sull'articolo. Ho soltanto scritto sull'inopportunità di sbattere in prima pagina fatti di "malasanità" che non sono ancora stati verificati internamente e ho criticato chi ha utilizzato il mezzo della pubblicazione senza aver sfruttato le vie regolari, e ce ne sono tantissime: dirigenti, ufficio relazioni con il pubblico, comitato pari opportunità, comitato etico, sindacati, albi professionali, Volksanwaltschaft, magistratura... ho visto troppe vittime innocenti di campagne di odio. Anche l'accusa di mobbing è grave e va denunciata - ma come si deve, non sui giornali. Nessuno è colpevole finché non è condannato.
Ritratto di Sabina Frei
Sabina Frei 24 Marzo, 2014 - 22:06
Non penso, siano sacre parole. In ogni caso, il mio era un commento sulle due citazioni letterali, tratte dal suo contributo. Non sull’opportunità o meno di affrontare questa questione in un articolo.
Ritratto di Frank Blumtritt
Frank Blumtritt 24 Marzo, 2014 - 22:34
nemmeno io penso letteralmente che siano parole sacre... è un modo di dire per "sono fondamentali". Le fotografie di pazienti non sono di per sé illegittime. Possono essere una documentazione necessaria in alcuni casi. Il comportamento del gruppo alla consegna va indagato, ma sarà molto difficile ricostruirne la dinamica. L'accusa di mobbing, come già detto, va indagata e comprovata. Tutto qua.
Ritratto di Sabina Frei
Sabina Frei 25 Marzo, 2014 - 08:40
Intendevo sfidare il concetto delle "sacre parole"....ma questo, come giustamente rimarcherebbe, ci porterebbe pericolosamente lontano dal suo tema.
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