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Quanto afferma la Garante per l'infanzia sul mettere al centro i figli, il loro benessere, i loro bisogni è un bell'assunto, ma che rimane tale e praticato, in massima parte, in linea teorica. Così come è discutibile il concetto di qualità sui tempi da trascorrere con uno dei due genitori, da preferire sulla quantità.
Veniamo alla prima questione. Per avere i figli al centro della vita familiare, nonostante la separazione, sono necessarie due condizioni. La prima è che entrambi i genitori vivano una "relazione " armoniosa del proprio ruolo. Se questa non sussiste per volontà di uno dei due è necessario provare a trovare una mediazione. Questa, però, non può essere lasciata al consenso di entrambi: se un genitore non vuole non si fa. I consultori familiari, infatti, se una mamma o un padre non fornisce il consenso o si ritira, ad esempio, dopo il primo incontro (è capitato al sottoscritto che aveva chiesto un percorso di mediazione), nessuno può "costringerlo/la" a proseguire. Se poi è così fondamentale, come anch'io credo, che ci sia un rapporto armonico tra genitori per crescere i figli e far proseguire comunque quel senso di "famiglia", un giudice (anche qui parlo per esperienza diretta) non può, in sede di udienza, constatare una conflittualità e non intervenire, lavandosene pilatescamente le mani. Proprio per quanto detto prima, sarebbe necessario individuare forme di "obbligatorietà" per percorsi che portino ad un abbassamento della conflittualità: questa non è intendersi solo con la deprecabile violenza, anche fisica nei confronti dell'altro genitore o del figlio. C'è anche una conflittualità più sottile, ma non meno grave: la conflittualità intesa come prevaricazione e discreditamento ai danni dell'altro genitore.
La seconda questione riguarda la qualità in favore della quantità. Certo, in linea di massima, questo è un principio condivisibile, ma non tout court quando si tratta di figli. Come può, infatti, un padre o una madre partecipare attivamente alla vita del proprio figlio, alla sua educazione, insomma svolgere il suo ruolo di genitore, se lo vede un giorno alla settimana (sarebbe meglio dire un pomeriggio) e un fine settimana ogni due? In pratica sono 8 volte in un mese, contro i 22 dell'altro genitore. Sarebbe meglio, dove ne sussistano le condizioni e la volontà del genitore, aumentare la quantità, soprattutto se a volerla sono anche i figli. Ecco, i figli. Questi dovrebbero essere sempre e comunque sentiti, con forme e modi appropriati alla loro età per evitare ulteriori traumi: penso, ad esempio, all'utilizzo di psicologi e psicoterapeuti. Perché se, come giustamente afferma la Garante, i figli sono la priorità e tale devono rimanere, bisogna praticare forme e modi affinché i loro bisogni, anche quelli di stare maggiormente con uno dei due genitori, possano essere conosciuti e tenuti in debita considerazione.