giovanni.seppi_.jpg
Facebook
Advertisement
Advertisement
Prospettive

“Non sappiamo più dove metterli”

Il vicesindaco di Laives Giovanni Seppi invita la scuola italiana a migliorare sul versante dell’insegnamento della seconda lingua: "le materne tedesche sono stracolme".
Von
Bild des Benutzers Luca Sticcotti
Luca Sticcotti15.03.2017

Support Salto!

Unterstütze unabhängigen und kritischen Journalismus und hilf mit, salto.bz langfristig zu sichern! Jetzt ein salto.abo holen.

Salto Plus

Liebe/r Leser/in,

dieser Artikel befindet sich im salto.archiv!

Abonniere salto.bz und erhalte den vollen Zugang auf etablierten kritischen Journalismus.

Wir arbeiten hart für eine informierte Gesellschaft und müssen diese Leistung finanziell stemmen. Unsere redaktionellen Inhalte wollen wir noch mehr wertschätzen und führen einen neuen Salto-Standard ein.

Redaktionelle Artikel wandern einen Monat nach Veröffentlichung ins salto.archiv. Seit 1.1.2019 ist das Archiv nur mehr unseren Abonnenten zugänglich.

Wir hoffen auf dein Verständnis
Salto.bz

Abo holen

Bereits abonniert? Einfach einloggen!

Advertisement
Advertisement

Kommentare

Bild des Benutzers Riccardo Dello Sbarba
Riccardo Dello Sbarba 15.03.2017, 19:15

"Sì. Se il tema è davvero la lingua. Io non so se ci sono altri motivi che portano all’iscrizione di bambini italiani alle scuole tedesche".
Mi pare un punto centrale, caro Giovanni. Le famiglie italiane che iscrivono i bambini e le bambine nelle scuole tedesche non cercano solo un miglior apprendimento tecnico della seconda lingua (per questo potrebbero accontentarsi delle sperimentazioni linguistiche nelle scuole italiane).
No, c'è ben altro: desiderano che le loro figlie e i loro figli abbiano una socializzazione comune ai bambini di lingua tedesca, desiderano che crescano in una scuola comune, non in una scuola separata, non in una scuola che comunque ti abitua al pensiero del "noi" e del "loro". Vogliono che cerscano con amicizie e frequentazioni dell'altro gruppo linguistico, perché poi da grandi si possano muovere con disinvoltura in entrambi i mondi: e quindi il mondo italiano glielo garantisce la famiglie, e quello tedesco la scuola.
Ma se la questione è il desiderio di una "socializzazione comune", questa si può fare solo in una scuola comune, plurilingue in tutti i sensi. Come possibilità aggiuntiva, per chi se la sente, (e non sostitutiva della scuola in madrelingue, ovviamente). Una scuola magari istituita, gestita, sostenute e monitorata insieme dalle intendenze italiana e tedesca. Insomma, il modello ladino esportato anche fuori dalle valli ladine. Questo è il punto che va affrontato.
Altrimenti il rischio è che la famosa e temuta "scuola mista" si realizza lo stesso, ma perché lo dicvetano nei fatti le scuole di lingua tedesca in molti centri urbani!

Bild des Benutzers Robert Tam...
Robert Tam... 15.03.2017, 22:25

Magari, caro Riccardo, le famiglie italiane che iscrivono i loro bimbi nelle scuole tedesche non cercano solo un "miglior apprendimento tecnico della seconda lingua" e "una socializzazione comune ai bambini di lingua tedesca", come sostieni tu. Probabilmente molte famiglie italiane si rendono conto che le scuole italiane in Provincia di Bolzano sono nettamente inferiori alle scuole tedesche, come emerge chiaramente dai test PISA, INVALSI e KOLIPSI.

Quindi, invece di inventare costantemente nuovi progettini di plurilinguismo, CLIL e compagnia bella, la sovrintendenza scolastica italiana dovrebbe incominciare ad elevare nettamente il livello della sua scuola. Magari – horribile dictu – la sovrintendenza scolastica italiana potrebbe persino armarsi di umiltà e imparare dai colleghi tedeschi a gestire meglio le proprie risorse.

Altrimenti il rischio è che la scuola italiana continui a perdere punti nei confronti di quella tedesca proprio perché si impantana con CLILate varie, invece di rimettere a posto la propria baracca.

giovanni.seppi_.jpg
Facebook
Advertisement
Advertisement
Advertisement