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Gentile Sig. Zanin
Condivido il contenuto e lo spirito del Suo intervento …mi permetta di sostanziare tale mia condivisione con una riflessione.
La gestione del nostro territorio è basata sul regime autonomistico: scelta illuminata che fin dal secondo dopoguerra ha costituito corollario al trattato di pace.
Un regime autonomistico che ,nei decenni e nel contesto delle profondissime mutazione della societa´, si muove ( si dovrebbe muovere…) verso l’ affermazione di una Autonomia intesa come “valore maturo” teso alla inclusione di tutte le forze che la promuovono, come forma la più efficace ed opportuna per difendere la specificità di questa terra e promuoverla nel contesto europeo….un regime autonomistico che ha prodotto sviluppo, crescita ed un diffuso benessere in questa terra pur non nascondendone “fragilità” “disquilibri”e talvolta “tentazioni regressive”
L´Autonomia si regge - in estrema sintesi- su un principio informatore che tutti debbono convintamente condividere: una realtà provinciale dove convivono più gruppi linguistici e più sensibilità culturali costituisce un plusvalore
Da ciò però ne discende il “dovere” di ogni forza politica di corrispondere all´obbligo di concorrere a dare la più ampia rappresentanza possibile alla comunità linguistica che si rappresenta. Ciò va peraltro a vantaggio non solo del gruppo linguistico di riferimento ma di tutta la società altoatesina! L´architettura autonomistica che ci regge e ‘infatti basata sul diritto/dovere di ogni cittadino e gruppo di concorrere alla gestione del territorio. Per ragioni di tipo fondamentalmente storico-culturali i gruppi linguistici “camminano” a velocità tangibilmente diverse creando oggettive situazioni di disarmonia nello sviluppo del “progetto” autonomistico…… L’ intelligenza e soprattutto la contezza che l’alternativa è la rinuncia ad un equilibrato ed omogeneo percorso verso la affermazione di una terra sentita e vissuta come “patria comune”, deve costringere ad profonda riflessione ….
Questo “dovere” di efficacia rappresentanza che fa capo alla forze politiche deve naturalmente essere pragmaticamente calato nel “corsetto” della legge elettorale che nello specifico esclude la possibilità di collegamento di liste con il conseguente recupero dei resti. Questo significa che debbano presentarsi al giudizio degli elettori solamente formazioni che abbiano onestamente la concreta possibilità di raccogliere 6.000-:- 8000 voti, altrimenti tutti questi consensi vengono cestinati e ”portati al macero” La presenza di liste che fanno riferimento al bacino elettorale di un gruppo linguistico e che non abbiano oggettivamente la capacità di raccogliere tale consenso rappresentano un “rischiatutto” che fa capo ai “pruriti personali” dei loro esponenti, in totale dispregio dell´ interesse collettivo ai sensi del quale si rivolgono agli elettori per chiederne il consenso.
Sarebbe forse chiedere troppo alle forze politiche che- pur nel rispetto delle loro diverse sensibilità -identificassero un quadro di valori, principi ed obbiettivi “fondanti e fondamentali” condivisi, con il quali presentarsi agli elettori chiedendo il loro consenso e garantendone il rispetto al di la ‘del ruolo che essi saranno chiamati a svolgere nel neo costituito consesso provinciale ….?