Castro, Willeit
Collage
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Fotografia

Documentare sì, interpretare anche

Così la fotografia costruisce l'architettura. Karina Castro e Gustav Willeit sul rapporto con l’arte spaziale, il potere dell’immagine fissa e la coscienza dello sguardo.
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Architettura und...18.08.2023
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In Zusammenarbeit mit der Architekturstiftung Südtirol / in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige.

Due alfieri della fotografia di architettura si sono confrontati sulla rappresentazione del costruito, interpreti di un colloquio personale con l’arte spaziale: Karina Castro, fotografa e ricercatrice visuale di origine portoghese - che vive a Milano e che in Alto Adige ha collaborato con Messner Architects -, la cui indagine artistica si concentra su questioni sociali e politiche contemporanee; e Gustav Willeit - nato a Brunico e cresciuto a Corvara -, la cui capacità tecnica acquisita presso la scuola d’arte F+F Schule für Kunst und Design di Zurigo “si palesa chiaramente nell’impianto formale che supporta la sua innata visione poetica del mondo”, come si legge nella sua bio. Con salto.bz i due fotografi hanno parlato di visioni, linguaggi e di una certa idea di mondo.

salto.bz: cosa significa esattamente per lei “fotografia”? Quale dimensione cerca in essa?

Castro: La mia pratica artistica è spingere la Fotografia ad auto-raccontarsi: mi interessa raccontare la fotografia, svelare i suoi generi all’interno del mio lavoro, dai linguaggi diversi come la fotografia di architettura, alle immagini paesaggistiche ambivalenti di Human domination on Earth (2021), al rapporto tra fotografia e installazione come da attuali lavori. La fotografia è una galassia formata da cento miliardi di stelle, ancora tutta da esplorare e raccontare.

Willeit: La fotografia per me è un medium artistico e comunicativo che mi permette di condividere visioni personali con il mondo. Tramite essa cerco di documentare la realtà attuale, ma anche di trasformarla, di esplorare nuovi punti di vista e di stimolare l’immaginazione. La fotografia mi permette di condividere visioni e di creare un dialogo visivo. È uno strumento potente per la comunicazione che può essere utilizzato per sensibilizzare, ispirare e generare dibattiti su tematiche sociali, politiche e ambientali. Per me, la fotografia è un modo per esplorare il mondo e di raccontarlo attraverso le mie serie, che spesso rappresentano punto d’incontro tra natura e architettura. È un'arte che mi permette mandare un messaggio senza l'uso delle parole ed è un linguaggio tramite il quale posso comunicare con tutti.

La fotografia è una galassia formata da cento miliardi di stelle, ancora tutta da esplorare e raccontare. (Karina Castro)

Da dove nasce la vocazione alla fotografia di architettura?

Castro: Mi sono sempre interessata all’arte spaziale, il suo valore architettonico: la torre di Babele, il labirinto di Cnosso costruito da Dedalo al suo committente Minosse, la dismisura dell’uomo, la città ideale, il ruolo di controllo, interrogare il modello architettonico, il suo pensiero, l’incrocio e confini delle discipline. A prescindere dal mio lavoro, mi interrogo sulla specificità dell’architettura, l’origine dell’architettura e la relazione d’essa con la funzionalità, l’abitare, la religione, l’estetica. Secondo me l’architettura non è una disciplina circoscritta di edifici, case e uffici. Ecco perché credo pienamente che l’architettura dovrebbe essere insegnata nelle scuole e ogni cittadino dovrebbe avere l’interesse e il diritto di interrogare politicamente gli architetti su quello che fanno all’interno dello spazio riempito di edifici, templi, chiese, all’interno dello spazio politico.

Willeit: Fin da quando ero bambino ho nutrito un interesse per le linee, gli edifici e i monumenti, in generale, per l'architettura. Era per me un piccolo sogno studiare o diventare un architetto, ma la vita mi ha portato su strade diverse. Già durante i miei studi presso la scuola d’arte F+F Schule für Kunst und Design a Zurigo, ho iniziato a dedicarmi alla fotografia d’architettura, catturando edifici e strutture, ma anche sperimentando con la creazione di spazi nuovi e utopici attraverso la post-produzione. Questa combinazione di fotografia e manipolazione digitale mi ha permesso di esplorare la dimensione creativa dell'architettura, trasformando le immagini in luoghi nuovi.

Monte Amiata Housing
Dalla serie Monte Amiata Housing di Karina Castro

 

Qual è il rapporto tra architettura e fotografia nel suo lavoro?

Castro: Siamo sempre immersi nell’architettura - l’architettura è qui e la fotografia mi permette di avere una esperienza di questo spazio. Il mio interesse verso l’architettura dal punto di vista fotografico è il puro interesse e piacere nell’avere una esperienza con lo spazio, di interpretare il sito, creare immagini con gli elementi tridimensionali al fine di suscitare emozioni tramite l’immagine. Sono consapevole che le mie immagini architettoniche e quelle dei miei colleghi fotografi abbiano un pubblico e spesso il primo rapporto di questo pubblico con l’architettura è tramite la nostra interpretazione, tramite immagini che possono suscitare emozione, curiosità, desideri, questioni sociali, politiche, questioni sui valori dell’estetica e cosi via.

Willeit: Nel mio lavoro, il rapporto tra architettura e fotografia è molto stretto e si manifesta in diversi modi. La fotografia mi permette di esplorare l'architettura attraverso un'ottica personale e di comunicare il mio punto di vista sulle varie strutture.
Utilizzo la fotografia come strumento per documentare l'architettura. Cerco di catturare le linee, le forme, le proporzioni e le strutture degli edifici, in modo da valorizzare la loro estetica e il loro valore architettonico. La fotografia può servire da testimonianza e documento visuale, contribuendo a preservare la memoria storica degli edifici e delle opere architettoniche. D'altro canto, la fotografia mi offre anche la possibilità di esplorare e reinterpretare l'architettura in modo creativo.
Nasce una connessione tra l'architettura e la società, la creatività e la documentazione, l'estetica e la narrazione. Specialmente nei miei lavori personali cerco di trasmettere un messaggio e di suscitare una riflessione sul ruolo dell'architettura nella nostra vita e sulla sua relazione con l'ambiente e la società in cui viviamo. In alcune delle mie serie fotografiche uso il mio lavoro come strumento di critica sociale, evidenziando le disuguaglianze nell'ambiente costruito, le problematiche urbanistiche o i conflitti legati all'architettura stessa. Spesso le mie fotografie accennano in modo più o meno palese a tematiche come la sostenibilità, l'accessibilità o la riqualificazione urbana.

toor-hur_e 2023
Dalla serie Hur_e di Gustav Willeit

 

A suo parere sovrastimiamo il potere dell'immagine fissa per creare un cambiamento sociale?

Castro: Assolutamente sì. Credo che il pubblico fotografico spesso sovrastimi la fotografia e la confonda con la realtà.

Willeit: L'immagine fissa può certamente avere un impatto significativo nel creare un cambiamento sociale, ma è importante considerare che il cambiamento effettivo richiede un impegno più ampio e complesso. L'immagine fissa può fungere da potente strumento di sensibilizzazione, catalizzando l'attenzione su tante questioni. Può catturare l'attenzione delle persone, suscitare emozioni e generare un senso di riguardo su una tematica. Ma non basta la fotografia, sono necessarie azioni concrete e sostenute nel tempo. L'immagine fissa può essere il punto di partenza per un movimento o una campagna, ma è l'azione individuale e collettiva che porta a un cambiamento effettivo. È importante considerare il contesto in cui la foto viene diffusa e interpretata. Le immagini possono essere soggette a diverse interpretazioni e possono essere influenzate dal contesto mediatico e culturale in cui vengono presentate. È quindi necessario un approccio consapevole e contestualizzato per garantire che le immagini siano utilizzate in modo etico, responsabile e mirato a promuovere un cambiamento sociale positivo.

Nasce una connessione tra l'architettura e la società, la creatività e la documentazione, l'estetica e la narrazione. (Gustav Willeit)

C’è una sua serie nell’ambito della fotografia di architettura che ama particolarmente e perché?

Castro: Attualmente è la serie Monte Amiata Housing (2017), una serie realizzata per la pubblicazione di un libro prodotto da Divisare. Questa serie mi interessa perché trovo il Complesso abitativo di Monte Amiata di Carlo Aymonino e Aldo Rossi attuale: tale spazio era considerato un simbolo delle lotte per le case. Guardando questa serie rifletto sul dibattito politico dell’epoca e l’attuale processo di gentrification, il sovraccarico dei costi abitativi nelle città, insomma il concetto di diritto all’abitazione presente nella costituzione.

Willeit: Fin dall'inizio l'architettura è stata una tematica centrale nel mio lavoro. Ancora oggi, le linee tra fotografia di paesaggio e architettura si fondono spesso, e non solo per la semplice composizione e inquadrature dirette. Mi affascina l'immagine che riesce a combinare entrambi gli elementi. Questo concetto è particolarmente rappresentato nella mia serie intitolata Hur_e, che incarna la mia visione artistica.
Nella serie Hur_e, da un lato, si manifesta una natura armoniosa e rigogliosa, mentre dall'altro, emergono le linee verticali di edifici, invadenti ed eccentrici, simboli dell'oppressiva presenza del potere. Questa serie offre un ritratto incisivo della nostra società, un'indagine topografica che mette in luce la necessità di trovare nuovi punti di orientamento attraverso un dialogo tra gli spazi della nostra vita quotidiana.
Attraverso queste immagini, cerco di trasmettere un senso di dualità, evidenziando la complessità dei nostri contesti urbani e naturali. Voglio sollevare domande sulla relazione tra l'architettura, la natura e la società stessa. La serie Hur_e invita gli spettatori a riflettere sulla presenza onnipervasiva del potere e sulla ricerca di equilibrio tra contesto naturale e l'ambiente costruito.

Prossimi progetti?

Castro: In questo momento sono molto concentrata nelle collaborazioni che sto intraprendendo con architetti svizzeri e in contemporanea lavorando sul mio nuovo progetto artistico su politica e consumismo.

Willeit: Allo stato attuale sto valutando prossime idee e lavori.

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