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Per capirsi

Le parole contano. Per la convivenza.

Espressioni che nascono dai conflitti e dalle guerre non sono adatte al dialogo interetnico.
Community-Beitrag von Alberto Stenico26.02.2023
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Le parole contano per il clima sociale di una comunità. Per capirsi meglio o, al contrario, per perpetuare stereotipi. Ne sappiamo qualcosa nella provincia plurietnica di Bolzano. Anche qui, come in tutto il mondo, il linguaggio è un fattore vivo che si modifica nel tempo, incamerando espressioni nuove. Il problema è che tali espressioni, a volte frutto dell’intuizione intelligente di qualche comunicatore, a volte conseguenze di sciatteria comunicativa, rimangono in uso e rendono più difficile la reciproca comprensione e una migliore convivenza.
Non auspico una locale “cancel culture”, ma invece una maggiore attenzione al significato di certe parole ed alla diversa percezione che esse evocano negli interlocutori. Se, ad esempio, riferendoci, alle regole del nostro sistema autonomistico, le definiamo di APARTHEID, dobbiamo essere consapevoli di paragonarle a quelle di una immane tragedia che ha riguardato il popolo del Sudafrica e della Namibia e che ha provocato enormi sofferenze e decine di migliaia di morti. Se, ad esempio, paragoniamo l’attuale censimento della popolazione altoatesina alle OPZIONI del 1939 concordate tra Hitler e Mussolini, non rispettiamo i sentimenti ancora vivi in decine di migliaia di famiglie sudtirolesi per quella dolorosa tragedia. Se, ancora, il patentino di bilinguismo lo definiamo la TESSERA DEL PANE, dimentichiamo cosa essa ha rappresentato per la generazione che l’ha veramente vissuta e la fame patita durante la seconda guerra mondiale.
Insomma si tratta di un linguaggio brutale riferito ad un passato di violenza e applicato alla nostra diversa attuale realtà.
Anche per quanto riguarda la definizione di una realtà sociale articolata in GABBIE ETNICHE, le quali costringerebbero i singoli concittadini a rimanervi in cattività, dobbiamo registrare che tali gabbie hanno numerosi cancelli aperti dai quali si può uscire e/o entrare. Volendolo.
Se vogliamo veramente una migliore convivenza nel nostro territorio, depuriamo il nostro linguaggio. Le parole contano.
(www.albertostenico.it)

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Kommentare

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Luca Marcon 26.02.2023, 17:23

OPZIONE 1981: LE GABBIE ETNICHE
(di Alexander Langer, 01/03/1986)

Fin dalla fine del 1978 vedo arrivare, nel Sudtirolo, quella che chiameremo la "schedatura etnica": per far funzionare senza intoppi e senza zone d'ombra un sistema interamente basato sulla nitida delimitazione tra blocchi etnici, occorre la realizzazione di un catasto etnico al quale nessuno possa sfuggire. Inizialmente pochi credono che si arriverà a tanto, e interpretano in modo riduttivo e blando le norme già predisposte in quel senso, con tanto di timbro e firma della Repubblica Italiana. Cosi mettiamo in guardia contro le "nuove opzioni", contro l'imposizione delle "gabbie etniche". Mi pare di capire con assoluta lucidità che si tratta del più grave attentato alla democrazia, del più grave avvelenamento dei rapporti inter-etnici nel Sudtirolo dall'accordo Hitler-Mussolini e le "opzioni" dal 1939 in poi. Vedo quasi fisicamente l'accelerazione dei processi di separazione e di contrapposizione etnica che il cosiddetto "censimento linguistico" (con tanto di iscrizione nominativa obbligatoria in uno dei tre gruppi etnici riconosciuti) incoraggerà e renderà finalmente possibile senza pieghe o riserve. Sono angosciato per questa grande operazione di razzismo legale che le cosiddette forze democratiche in Italia (tutte, dal PCI al PLI) e in Austria consentono, minimizzano, appoggiano. Non capisco tanta cecità, tanta noncuranza, tanta confusione tra giuste esigenze di autonomia e di tutela delle minoranze e pericolosi intruppamenti etnici. Mi sembra quasi di toccare con mano un processo analogo a quello che ha portato al muro tra le due Germanie: dove prima la linea di demarcazione era appena tratteggiata sulle carte, e magari con qualche palo, ora c'è la "striscia della morte" e una vera "cortina di ferro" a dividere tra "noi" e "loro". I passi che hanno portato a questa separazione, singolarmente presi, non sembravano così terrificanti. Per un certo breve periodo l'effettuazione della schedatura etnica sembra in bilico. Nell'estate 1981 le resistenze, da noi indotte, si moltiplicano e raggiungono il cuore dei partiti, e qualche giornale. Ma poi, dopo tre giorni di dibattito parlamentare, nell'ottobre, prevale la ragion di stato e i partiti del sedicente "arco costituzionale" appoggiano tutti la soluzione voluta dalla "Volkspartei": divide et impera, a ognuno il suo recinto etnico coi relativi capi. Insieme a diverse migliaia di coraggiosi rifiuto di firmare il modulo in cui dovrei scegliere se aggregarmi legalmente al gruppo linguistico tedesco, italiano o ladino. Mia madre, che vive ancora e che aveva già rifiutato l'opzione nel 1939, non firma neanche lei. Come tanti altri obiettori etnici subisco presto una precisa conseguenza punitiva: il trasferimento della mia cattedra di storia e filosofia dal liceo di Roma al liceo classico di lingua tedesca di Bolzano, già regolarmente concesso, viene revocato dall'on. Falcucci, su pressione del partito di Magnago, per il quale non può essere considerato tirolese di madrelingua tedesca chi ha disertato la chiamata etnica obbligatoria del 1981. Mi viene in mente mio padre, ormai morto da anni, che dopo il suo licenziamento "razziale" nel 1938 venne informato burocraticamente dal dirigente provinciale dell'organizzazione fascista dei medici che non era possibile alcun altro suo impiego, neanche nell'ambito della croce rossa o simili, e che comunque poteva sempre rivolgersi alle superiori autorità se credeva di aver subito un torto.

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Sepp Bacher 27.02.2023, 12:10

Obwohl ich zu jener Zeit Langer kannte und auch Zaungast war, als die ersten Schritte für die Kandidatur Langers für den Landtag gemacht wurden und Langer auch immer gewählt habe, habe ich mich von der Aktion "drei Käfige" distanziert.
Beide Familien meiner Eltern hatten sich bei der Option für das Weggehen entschieden, weil sie so sehr unter dem faschistischen Italien gelitten hatten. Zum Glück wurde durch den Krieg die Auswanderung unterbrochen und dann definitiv gestoppt. Jene die schon ausgewandert waren, mussten zum größeren Teil erfahren, dass es das deutsche Paradies nicht gibt und dass sie trotz deutscher Sprache bei der Bevölkerung nicht willkommen waren. Nach dem Krieg schöpften sie durch die Autonomie Hoffnung. Einer meiner Onkel könnte in Südtirol keine Daueranstellug finden und fuhr mit anderen Südtirolern als Wochenendpendler nach Hall in die die Röhrenwerke.
Erst durch das zweite Autonomiestatut enderte sich auch der Arbeitsmarkt zum Besseren und es begann auch die Landbevölkerung ohne höhere Schule und Berufsausbildung eine neue bessere Zeit.
Unter den "Gabbie" regte sich nur bei der italienischsprachigen Bevölkerung der Unmut, weil sie mehrere Privilegien verlohr. M.E. hat die damalige Landesregierung bei der Durchführung der Autonomiebestimmungen auch größere Fehler gemacht, welche den Widerstand gegen Autonomie und Proporz verschuldet haben. Das kann ich als Oppositioneller offen sagen. Die SVP würde die Fehler nie zugeben.

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Luca Marcon 27.02.2023, 12:46

«Erst durch das zweite Autonomiestatut enderte sich auch der Arbeitsmarkt zum Besseren und es begann auch die Landbevölkerung ohne höhere Schule und Berufsausbildung eine neue bessere Zeit.»
In che modo lo Statuto di autonomia ha cambiato in meglio il mercato del lavoro locale per i sudtirolesi - soprattutto per quanto concerne gli strati sociali meno istruiti - dato che l'unica regolamentazione introdotta è stata la proporzionale (e ovviamente l'obbligo di bilinguismo) nel pubblico impiego?

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Luca Marcon 27.02.2023, 11:14

Alexander Langer, l'autore del pezzo che ho postato nel commento precedente, entrò in consiglio provinciale come eletto nella lista "Nuova Sinistra - Neue Linke" nel 1978. Lei, signor Stenico, non fu tra i fondatori di quella lista?

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