“Complimenti signora per il suo italiano ed il suo tedesco: come ha fatto ad arrivare ad esprimersi così bene?” Dall’accento capisco che la signora è straniera. “Ma sa, io sono già qui da molto tempo, ormai 4 anni!”. I casi come questo sono sempre più diffusi e ci fanno scoprire un punto di vista nuovo sul tema del bilinguismo praticato nella nostra provincia. Molti stranieri immigrati, impegnati nelle attività lavorative ed economiche, capiscono la situazione linguistica locale e ci si adattano rapidamente. Non tutti, ma molti. Vogliono inserirsi, poter lavorare, avere successo anche economico. Se a questi fini serve comunicare in italiano e/o in tedesco, ci si buttano. E raggiungono in poco tempo risultati notevoli. Non hanno particolari prevenzioni rispetto alle nostre lingue provinciali, le considerano un lasciapassare per crescere a livello locale, ma anche in molte altre aree in Europa. Molti di loro provengono peraltro da Paesi dove si praticano più lingue. C’è chi ha frequentato corsi di Italiano e/o di Tedesco, ma in genere queste persone hanno “imparato facendo”. I luoghi di lavoro, le imprese, i servizi pubblici, le associazioni, lo sport, i mass media, sono le occasioni di una continua sfida linguistica che gli stranieri devono affrontare. In tanti la superano bene e in poco tempo se la cavano nelle conversazioni con l’italiano e con il tedesco. Non hanno i pregiudizi insiti nella nostra Storia locale, non hanno paura di sbagliare o di perdere prestigio usando in modo incerto una lingua che non è la loro. E soprattutto essi migliorano e continuamente: la stessa persona non rimane al suo livello iniziale nel tempo; anno per anno si notano e si possono apprezzare gli sviluppi delle conoscenze linguistiche.
E’ inevitabile fare paragoni con l’insufficiente sviluppo della conoscenza della seconda lingua nella popolazione locale, la quale ha a disposizione una nutrita serie di strumenti di formazione al bilinguismo. Dall’insegnamento obbligatorio della seconda lingua in tutti gli ordini di scuola, a corsi di italiano e tedesco in provincia e all’estero, alle iniziative dei diversi centri linguistici: tanti sforzi, ma non altrettanti risultati. Anzi, si diffonde sempre più un certo disamore per la lingua del vicino, del nostro concittadino. “Meglio l’inglese”, dicono tante persone sia di lingua italiana che di lingua tedesca.
Noi altoatesini rallentiamo (qualcuno dice che siamo già in recessione), mentre i nuovi arrivati accelerano. Quattro anni a disposizione per imparare le lingue sono tanti, secondo la signora straniera, ma sono pochi per noi altoatesini.
Il sorpasso è in vista e ce lo meritiamo.
(www.albertostenico.it)
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Ho insegnato per trent'anni in questa provincia: 20 anni di progetti bilingui, in cui insegnavo Storia dell'arte e Clil in tedesco, italiano in scuole ladine e italiane, tedesco fuori scuola- gratuitamente - perché a scuola "non posso" avendo una dichiarazione di gruppo etnico. Io la chiamo così, le lingue che parlo sono più di una.
Io mi rifiuto di criticare i ragazzi e le famiglie "italiane" di questa provincia perché non sanno il tedesco: sia loro che noi insegnanti siamo stati messi nell'impossibilità "per legge" di insegnarlo e di impararlo. I ragazzi migranti sanno più lingue di partenza e qualsiasi bambino inserito in una scuola impara immersivamente una lingua straniera in due mesi. La paura di sbagliare non ce la inventiamo noi ma ce la instillano gli insegnanti stessi o il contesto in cui purtroppo siamo nati e cresciuti.
Ripeto: mi rifiuto di criticare ancora questa comunità e queste scuole "italiane" , le uniche che accolgono ragazzi migranti. Anche quelli che conoscono solo il tedesco- e ce ne sono - e nemmeno una parola di italiano.
Si entri nelle scuole e si vedano gli sforzi e la buona volontà. Certo che le lingue si imparano nel contesto pratico: peccato che "per legge" le scuole tedesche impediscano l'accesso. Certamente che i ragazzi migranti hanno possibilità in più: ma diamo "colpe" giuste a chi è responsabile di questa situazione. E concludo: unica speranza, sia per italiani che tedeschi, a mio avviso, è una scuola internazionale o europea. Possibile che non ci sia ancora, in questa provincia?
In che termini sarebbe sato loro impedito di insegnare ovvero imparare il tedesco? L'uso del Hochdeutsch nella vita quotidiana è da difficile fino a impossibile, su questo ha ragione, ma questo non è un impedimento a impararlo. Potrebbe al limite essere un problema di allenarlo.
Ad impararlo, Klotz. Occhio, che Loos è implacabile: le tira una "treccanata" che non si ripiglia più..
In un articolo che parla del «tormentone del bilinguismo» non ho trovato una sola volta i termini "dialetto sudtirolese". Ma l'autore è "fatto così", chi legge i suoi articoli lo sa e li pesa di conseguenza.
PS
«“Complimenti signora per il suo italiano ed il suo tedesco.[...]»: non «ed il suo tedesco», ma «e il suo tedesco». Prima di lamentarci della mancata acquisizione del tedesco, preoccupiamoci della perdita dell'italiano.
In altro commento su fb ho appena scritto: ricordiamoci che i genitori chiedono più italiano per i bambini sudtirolesi. Non tutti di certo sanno "bene" l'italiano e le competenze si abbassano sempre più. Poi di certo, c'è la difficoltà causata dal dialetto e soprattutto con l'uso della comunicazione scritta (mail e social) si vede che la lingua locale è il dialetto tedesco.
Ma mi chiedo: in questo periodo in cui bisogna subire incredibili imposizioni dall'alto in ambito scuola/istruzione, nessuno ha il coraggio di protestare seriamente?
«“Complimenti signora per il suo italiano ed il suo tedesco.[...]»: non «ed il suo tedesco», ma «e il suo tedesco».
Warum?
"Ed"sarebbe più corretto in quanto poi segue vocale. Ma l'italiano è molto flessibile e non viene spesso considerato errore. Abbiamo a che fare con due lingue estremamente diverse, l'una flessibile l'altra estremamente rigida in ambito ortografico e grammaticale. Senza voler esprimere un giudizio solo una constatazione perché a me il tedesco piace e interessa.
Errato.
A dire il vero, La D EUFONICA dovrebbe essere limitata ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione E e la preposizione A precedano parole inizianti rispettivamente per E e per A (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare ecc.).
E non è il caso di «ed il»...
Il caso della "D eufonica" è tipico dell'italiano in quanto significa "per creare un bel suono". In pochissime lingue le parole mutano "per creare un bel suono", il che comporta anche la flessibilità di cui parlavo. Peraltro hai ragione nell'indicare questa regola, che tuttavia presenta casi "consigliati" ed altri obbligatori". Ne discutevo ultimamente: giusto comunque ricordare che esistono regole che distinguono l'esprimersi "correttamente " dal "generico".
"A dire il vero, La D EUFONICA dovrebbe essere limitata ai casi di incontro della stessa vocale"
Treccani sieht das anders.
La Treccani a dire il vero è ancora più severa.
«〈éd〉 cong. – Forma eufonica della cong. e, adoperata davanti a vocale, ormai raramente tranne che davanti a un’altra e (ed era, ed egli, ecc.).»
https://www.treccani.it/vocabolario/ed/
Das ist das Gegenteil von dem was Sie behaupten.
Il fatto che sia lei a non aver capito per l'ennesima volta un tubo non la sfiora nemmeno un po', eh. Un madrelingua sudtirolese che cerca di insegnare a me l'italiano è giusto quello che mi mancava, qui sopra. Ora che c'è un Loos a vigilare sulla purezza del mio eloquio posso sicuramente andare a dormire più tranquillo.
Auch wenn Sie meine Muttersprache stört, steht da, dass „ed“ vor jedem Vokal stehen kann. Das Gegenteil von dem was Sie oben behauptet haben.
La sua Muttersprache non mi disturba affatto: faccia il bravo e non mi assegni le sue categorie di pensiero. Legga tutta la frase: l'aggiunta della d alla congiunzione e è ormai adoperata RARAMENTE tranne che davanti ad un'altra e (ed era, ed egli, ecc.). La lingua italiana si evolve, Loos: se ne è accorta anche la Treccani - non esattamente un fulmine di guerra - che lei continua a citare ma leggendo solo la parte che le conviene. Comunque, nel dubbio, Accademia della Crusca: che, bontà sua, consiglia di usarla anche con la proposizione semplice a (ad andare, ad ascoltare, ecc.)
Weil ich den ganzen Satz gelesen habe weiß ich, dass Sie falsch lagen. Jetzt wollen Sie mir wirklich verkaufen, dass etwas, was nur noch selten gebraucht wird, deswegen falsch ist? Da steht nicht „sconsigliato“ oder „errato“ oder sonst etwas, es wird nur konstatiert, dass diese Form vor anderen Vokalen als „e“ seltener vorkommt. Sie wollten oberlehrerhaft Herrn Stenico korrigieren doch sie liegen wieder einmal falsch.
Come si suol dire, tagliamo la testa al toro, Loos: lei (e quando mai avrà occasione di farlo?) e Stenico potete tranquillamente continuare a scrivere «ed il» e avere, pardon, ed avere ragione nel farlo. Io invece - sempre che lei mi dia il permesso, ovviamente - seguirò le indicazioni dell'Accademia della Crusca. Mi sembra una soluzione equa e ragionevole per tutti, no?
Es sind ja nicht Herr Stenico und ich die Ihnen etwas verbieten wollten, sondern es waren Sie, der Herrn Stenico oberlehrerhaft korrigiert hatte, obwohl Sie unrecht hatten. Deshalb befolgen Sie nur gern die Empfehlung der Crusca (kein Verbot sondern Empfehlung!) und lassen Sie die anderen mit Ihrer Besserwisserei in Ruhe.
Certo che lei è proprio un capoccione, Loos. Glielo ha spiegato anche Klotz, più avanti... e invece (pardon: ed invece), niente: niente da fare. Vabbè. Anzi, no: va bè. Ops, mi correggo: va beh.
Zitat: “Un madrelingua sudtirolese che cerca di insegnare a me l'italiano è giusto quello che mi mancava...”:
Wenn man nicht Recht bekommt, wird man ausfällig;
den Gesprächspartner ob seiner Muttersprache abzuwerten, ist wohl das letzte in einer mehrsprachigen Gesellschaft;
“per l’ennesima volta” (auch dieser Ausdruck bezeichnend) zeigt der Schreiber damit sein wahres Gesicht, so möchte ich meine Meinung dazu sagen.
Das "ed" wird im Italienischen nur verwendet, wenn das anschließende Wort ebenfalls mit dem Vokal "e" beginnt. Es hat also euphonische Gründe.
Das stimmt aber nicht (s. Treccani).
Proviamo in inglese:
«The "ed" is only used in Italian if the following word also begins with the vowel "e". So it has euphonic reasons.»
Do you understand?
Sie könnten mir Ihre falsche Regel auch auf Koreanisch übersetzen, aber wahr wird sie damit nicht.
Be', perché non provarci? Magari funziona.
"이탈리아어에서 '에드'는 다음 단어가 모음 '에'로 시작하는 경우에만 사용됩니다. 따라서 음운론적인 이유가 있습니다."
fino aD ora “aD esempio” si scrive così.
.
anche comescrivere.it toglie dubbi:
https://comesiscrive.it/dubbi/e-o-ed/
Ad esempio è una cosiddetta eccezione imposta dall'uso. O come dice il sito citato, cristallizzata. Ma è un'eccezione. Ora, la conclusione generalmente condivisa è questa: eliminiamo la d eufonica quando la a o la e sono seguite da parola che comincino per una vocale diversa (Anche se la tendenza ultima è limitare l'inserimento della D eufonica alla sola congiunzione e).
Zitat aus meinem angeführten link, ad ora:
“Per i sostantivi che iniziano con una vocale diversa dalla congiunzione o preposizione che li precede, come "Io e Anna", ***l'uso della d è facoltativo***... also: man darf, und es ist dann auch richtig so.
Herr Marcon wird es Ihnen jetzt auf Koreanisch übersetzen und dann denken dass er trotzdem Recht hat.
Per carità, Loos: liberissimo di esprimersi come crede (e come peraltro ho già scritto sopra.
...sono di madre lingua tedesca, ho avuto ottime maestre nella scuola media tedesca (1960). Mi hanno insegnato che entrambe le versioni sono corrette! Domanda: mi sbaglio?
Ad oggi, sì. La d si aggiunge alla congiunzione e e alla preposizione a solo nel caso che la vocale successiva sia uguale alla precedente: ed ecco, ad andare. Ma non si scrive più «ed il», «ed allora», «uso ed abuso», ecc. Come già detto più volte, è una questione di "suono".
Zitat: “Io mi rifiuto di criticare i ragazzi e le famiglie "italiane" di questa provincia perché non sanno il tedesco: sia loro che noi insegnanti siamo stati messi nell'impossibilità "per legge" di insegnarlo e di impararlo”:
Die Ursache liegt nicht immer und nur bei den anderen, möchte ich hier sagen.
Wer WILL, der KANN.
Penso di aver scritto chiaramente che la volontà c'è stata. La vergogna di impedire per legge di insegnare una lingua sulla base di una dichiarazione di gruppo etnico obbligatoria è sola e unica di questa provincia. E quello che è successo quest'anno con esami e voti imposti fa indignare anche fuori da questi confini, se Dio vuole.
E vorrei solo aggiungere che dietro a tutte queste nostre disquisizioni ci sono persone e famiglie che soffrono. Bambini senza insegnanti di sostegno, altri che devono andare in Germania a imparare il tedesco, altri che vanno via, altri ancora che si sentono soffocare in ambienti troppo chiusi e controllati. Una signora con cui ho scritto ha parlato di "agonia della scuola". Questa la realtà, che tutti siamo perdenti.
Esami e voti imposti?
"Wer WILL, der KANN" diese paar Worte auch auf Italienisch schreiben.
Concordo pienamente alle osservazioni fatte dall'autore.
Inoltre vorrei far notare che anche i cittadini italiani provenienti da altre province ovvero regioni per lavorare in alberghi ecc. sudtirolesi imparano il tedesco ( tanto quanto necessario) senza grandi difficoltà.
A scuola spesso mancano le giuste motivazioni, occasioni ed attribuzioni (alla vita pratica). Questo vale sia per le lingue che anche per gli studi (pre-professionali) di vario genere .
Io non ho dubbi che i cittadini immigrati avranno chance in più non solo rispetto agli studenti "italiani" ma anche a quelli "tedeschi". Anche perché ci ostiniamo a non capire l'importanza dell'inglese e continuiamo con beghe e dispetti invece di andare avanti.
Non mi piace che venga criticata la comunità italiana perché non merita di essere accusata di "non volere"; non mi piace nemmeno che venga accusata la "comunità tedesca" perché fatta di tante persone perbene. Qui la politica dovrebbe fare un esame di coscienza.
"Anche perché ci ostiniamo a non capire l'importanza dell'inglese"
Das stimmt doch nicht.
Die drei mit besonderem Einsatz sich gegen-einander ab-schottenden Schul-Ämter + Zelgers-Geist "vom je besser wir trennen ..., schwebt noch immer in den Schulen von Südtirol" + lässt eine VOR-Urteils-freies Erlernen der Sprachen nicht zu.
Die Ladiner haben das bereits 1945 besser verstanden!
Come anche l'articolo qui su Salto dimostra "La regressione del ladino" nemmeno questo modello può considerarsi auspicabile. Per vari motivi che occorrerebbe approfondire, perché quello che andava bene allora può non andare bene oggi.
Il mio parere è sempre più quello della necessità di un modello tipo scuola Europea o Internazionale, questo è l'unico che in questo territorio potrebbe portare a un'innovazione.
Die drei Schulämter schotten sich mit besonderem Einsatz gegeneinander ab? Aus Erfahrung kann ich das Gegenteil behaupten, sie arbeiten sehr intensiv zusammen.
Sarebbe importante un intervento nella discussione dell'autore dell'articolo anche perché dire "ce lo meritiamo" include nel giudizio persone che hanno dedicato la vita all'insegnamento delle lingue.
Ottimo intervento Sig. Stenico!
Aggiungo che anche molti italiani che si trasferiscono nella provincia di Bolzano riescono a fare altrettanto.
Sono i pregiudizi (troppi e radicati) degli italiani nati qui che gli impediscono di vivere bene e di conseguenza inserirsi nell'ambiente che loro percepiscono come ostile, ma che in realtà non lo è.
So ist es, und so kann es passieren, dass man einen italienischsprachigen Tür-an-Tür-Nachbarn hat, der (von berufswegen) die deutsche Sprache versteht und (volendo...) auch ein bisschen sprechen koennte, sich aber bei einem Gespräch nicht ein einziges Mal (!) bemüht, dem Gegenüber sprachlich e n t g e g e n z u k o m m e n. Lieber hören sich solche Mitbürger (wahrscheinlich belustigt und/oder arrogant) die italienischen Stotter- oder Mixproduktionen (mit Verzögerungen wegen Wortschatzprobleme, z.B. Fachbegriffe) an, als einem auf halbem Wege entgegen zukommen...
NB: Das gilt zum Teil a u c h für Beamte, welche mit dem Klienten Deutsch sprechen m ü s s t e n.