In lingua gaelica la parola «sluaghghairm» significa letteralmente «grido di guerra» e la sua derivazione inglese «slogan» è definita come «breve frase, incisiva e sintetica, per lo più coniata a fini pubblicitari o di propaganda politica» (
Treccani).
In Italia e all'estero lo slogan più noto e conosciuto di Benito Mussolini è contenuto nella versione dello
Statuto del Partito Nazionale Fascista approvata con Regio Decreto del 28 aprile 1938-XVI n. 513, che all'articolo 4 recita quanto segue:
«Il Fascista comprende la vita come dovere, elevazione, conquista e deve avere sempre presente il comandamento del Duce: "Credere Obbedire Combattere".»
Il Fascista comprende la vita come dovere, elevazione, conquista e deve avere sempre presente il comandamento del Duce: "Credere Obbedire Combattere".
Lo stesso slogan, ripreso a guisa di titolo nel
libro di Giorgio Galli del 2021 il cui sottotitolo recita «Storia, politica e ideologia del fascismo italiano dal 1919 ai giorni nostri», è definito dall'autore come «uno dei precetti più bellicosi del "catechismo" fascista. Imperativo categorico teso ad esprimere un disprezzo assoluto per la democrazia rappresentativa, aveva il pregio (forse involontario) di sbandierare l'asserito carattere totalitario del Regime sorto con la Marcia su Roma.»
Dalla salita al governo del partito di FdI a seguito della vittoria della coalizione di centrodestra alle elezioni del 25 settembre 2022 vi è stata nei confronti della leader Giorgia Meloni una continua richiesta di presa di distanza dal fascismo e dai suoi epigoni.
Il processo di sdoganamento politico dalle cosiddette radici storiche da parte degli eredi di Alleanza Nazionale e prima ancora MSI, aveva però subito una decisa accelerazione già in concomitanza della scalata al vertice del partito da parte dell'attuale presidente del consiglio.
In un
video inviato alla stampa straniera nel 2022 e registrato in francese, inglese e spagnolo, Giorgia Meloni aveva dichiarato tra le altre cose che «La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le infami leggi contro gli ebrei».
La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le infami leggi contro gli ebrei
Sull'autenticità o meno delle parole di Giorgia Meloni riguardo all'aver consegnato «il fascismo alla storia», a dare prova certa sarà la storia stessa.
Bisogna però intendersi sul significato di «destra italiana». A meno che le sue dichiarazioni non siano da considerarsi limitate al partito da lei diretto, della coalizione elettorale vincente ad oggi al governo fanno parte anche Lega e Forza Italia.
Ed è proprio dall'emissione altoatesina del partito fondato da Silvio Berlusconi che arriva lo
slogan di propaganda elettorale in un certo senso più sorprendente.
Secondo Ludwig Wittgenstein, «lo slogan è un “crampo mentale” dove si scambia la forza emotiva per vigore teorico». Dal punto di vista dei linguisti che si sono occupati della comunicazione del regime fascista, il cosiddetto «ritmo ternario» - del quale lo slogan «credere obbedire combattere» costituisce un esempio perfetto - è uno dei capisaldi della retorica mussoliniana. Ma c'è un altro slogan ancora più noto a livello mondiale, ed è la parte finale della dichiarazione di guerra che Benito Mussolini lancia il 10 giugno del 1940 dal balcone di Palazzo Venezia: «Vincere! E vinceremo!» Ora: Forza Italia non ha da prendere alcuna distanza dal fascismo storico per il semplice fatto che la sua fondazione è avvenuta meno di trent'anni fa. Al contempo, però, non si può giustificare né accettare in alcun modo una propaganda che utilizzi un linguaggio assimilabile a quello del ventennio come quello utilizzato nello slogan «Credere. Combattere. Vincere.»
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Ma come: scrivo un articolo di denuncia dell'uso di un linguaggio fascista in campagna elettorale da parte di un partito altoatesino e i miei "aficionados" (quelli che mi hanno fatto DÛ MARÓN così a forza di rinfacciarmi la mia presunta unilateralità) non mi degnano manco di uno sguardo?
Aveva ragione Confucio: «non fare del bene se non sopporti l'ingratitudine».
Sie erwarten also Dankbarkeit, das sagt ja viel über Sie aus. Dann klatsche ich jetzt, ich weiß aber nicht ob Sie es hören können.
Era ed è un commento ironico, Loos. Davvero è così presuntuoso da credere che i suoi - e degli altri "aficionados" - interventi strumentali su una mia presunta unilateralità possano mai da me essere presi sul serio?