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Salve a tutt*.
Ho letto l’articolo e vorrei fare alcune considerazioni in merito ad alcuni temi sollevati dall’amico e collega Diallo. Mi permetto di chiamarlo così considerando la conoscenza personale e perché anch’io nel passato ho fatto parte della Consulta dei migranti della Città di Bolzano.
Capisco il suo punto di vista e comprendo la sua frustrazione, ma vorrei dissentire da alcune considerazioni espresse nell’intervista.
Premetto che stiamo vivendo una situazione molto grave e al popolo ucraino, in fuga dalla guerra, va data tutta la nostra solidarietà e tutto l’aiuto necessario, senza se e senza ma! Aggiungo anche che non è il momento di fare polemica o paragoni tra le disgrazie e le condizioni di precarietà di chi scappa da una guerra ma di proteggere e aiutare chi è in difficoltà.
Capisco anche la percezione che può dare un maggior coinvolgimento nel caso presente per venire in contro alle esigenze dei profughi ucraini. Sarebbe stupido pensare che certi legami storici o di affinità culturali con la popolazione ucraina non possano far scattare negli italiani quel sentimento di fratellanza e familiarità. Sarebbe anche sbagliato confrontare situazioni di emergenza e probabilmente impossibile trattartele ugualmente e indistintamente senza distinguere da caso a caso in base anche ad altri fattori che ora non esaminiamo.
Poi bisogna considerare anche il momento storico nelle quali le varie situazioni messe a confronto si verificano. Ad esempio, gli albanesi arrivati nell’estate del ’91 a Bari sulla famosa nave “Vlora”, di cui tutti ricordiamo la foto della nave stracolma di persone e forse qualcuno ha visto anche il racconto nei documentari “Anija” e “La nave dolce” (due capolavori intrisi di storia), hanno ricevuto un trattamento completamente diverso dai richiedenti asilo dell’ultimo decennio che hanno attraversato il Mediterraneo sui barconi della fortuna. Eppure, se vogliamo rifarsi allo schema affinità, gli albanesi, popolo al quale io appartengo, venivano considerarli culturalmente e storicamente vicini all’Italia ma non per questo hanno avuto lo stesso trattamento dei profughi provenienti dall’Africa e men che meno degli ucraini oggi. Anche in questo caso sarebbe fondamentalmente sbagliato fare dei paragoni semplici e ridurre la questione ad una semplice confronto chiedendosi: perché a loro sì e noi altri no?
I tempi erano altri e la sensibilità sicuramente era molto diversa da oggi e probabilmente sbaglieremo metro di confronto e di giudizio se ci facciamo trascinare da questa diatriba.
Forse il vero tema che si vuole toccare e al quale si gira intorno è il “razzismo”. Questo sì che è un tema che vale la pena affrontare secondo il mio punto di vista. Bisogna trovare il coraggio e affrontarlo lasciando fuori paragoni che alimentano soltanto il vecchio cliché di guerra fra poveri. Per questo non bisogna ridurre la questione al paradigma immigrazione di serie A o di serie B.
Bisogna porsi le domande giuste: gli italiani, e con loro i sudtirolesi e gli altoatesini, sono razzisti? Davvero il fenomeno migratorio in Alto Adige ha diversificato nella popolazione il grado di accettazione dell’altro scardinando lo schema perfetto del dualismo etnico, dove fino a pochi anni fa essere diversi significava non dichiararsi e seguire l’esempio di Langer?
Il problema della casa è un altro caso sul quale bisogna andare cauti. Esiste un problema e ha molte sfaccettature e che va approfondito con cura. A proposito, su questo tema l’Assessora Rabini, che viene nominata nell’articolo, ha fatto e sta facendo molto, partendo proprio da una richiesta della Consulta sulla difficoltà dei migranti e delle migranti per l’accesso all’abitazione nel progetto Formare Informare Abitare. Il tema poi è stato allargando aprendo un dialogo anche con le istituzioni e le parti sociali visto che la problematica tocca ormai tutta la popolazione provinciale.
I risultati gli trovate sul sito del comune:
https://www.comune.bolzano.it/stampa_context.jsp?ID_LINK=426&area=295&id...
http://www.comune.bolzano.it/stampa_context.jsp?ID_LINK=426&area=295&id_...
Per concludere: il tema razzismo, discriminazione e parità è un tema con quel ci dobbiamo confrontare continuamente. Si tratta di un problema, o di problemi, che necessitano di sforzi attenzioni continue per essere gestiti e tenuti sotto controllo. Per questo il confronto su certi temi deve essere fatto con molta attenzione, aumentano la sensibilità e il coinvolgimento di tutti.
un cordiale saluto
Erjon Zeqo
Anch'io, come il sig. Diallo mi sono posto questa domanda, ma sinceramente non ho cercato una risposta, perché come dice giustamente il sig. Zeqo, "non è il momento di fare polemica o paragoni tra le disgrazie". Seguendo peró da anni Save the Children e Unicef (che sostengo anche attivamente), vedo che le popolazioni, e soprattutto i bambini, in Siria, Afganistan, Yemen (per fare solo alcuni esempi) sono sottoposti ad atrocitá indicibili, nella quasi totale indifferenza del mainstream.
Inutile negarlo, in Sudtirolo il razzismo c'è, esiste, lo si vede, lo si sente. Rabbrividisco ogni volta che nel paesello dove vivo viene offerto un appartamento in affitto: "nur für Einheimische"
wie recht Malik Diallo doch hat.. dazu gibt es nichts zu sagen.. ich verstehe was anderes nicht.. -im grunde ist es doch recht einfach.. deutschland ist europa.. europa muss auf der scheinheiligen demokratischen weise.. das fracking gas von amerika kaufen.. das viel teurer ist.. usw. wieso sind die europäer (deutschen) so dumm.. und lassen den krieg zu.. wo es eigentlich jetzt nur noch um das billige russische gas geht und um waffenlieferungen.. die leider den krieg verlängern.. ist ja logisch.. man könnte doch eigentlich auch mit sanktionen aufhören.. ungefähr so.. sieht es sicherlich auch manch anderer-
La solidarietà verso chiunque altro in fuga non è e non può essere in questo momento la stessa che l’europeo medio manifesta verso gli ucraini in fuga.
La diversità di approccio è strettamente connessa a circostanze storiche e politiche di primaria importanza per un cittadino del vecchio continente, nonché a valori quali libertà individuale, democrazia e stato di diritto, raggiunti e poi difesi in questo continente versando molto sangue.
Questo fa la differenza ed ha scatenato una cortina di solidarietà nei confronti di una nazione europea libera, invasa e
bombardata da un esercito straniero.
C’è consapevolezza nell’opinione pubblica che potrebbe succedere ad altri nel continente. E c’è immedesimazione.
Tutti gli europei infatti hanno in famiglia almeno un parente che ha combattuto al fronte o che è morto a causa di una delle due guerre mondiali, perché il teatro europeo fu l’area dei combattimenti più importante in entrambi i conflitti.
Per tutte queste ragioni in Europa c’è una sensibilità diversa verso gli ucraini in fuga rispetto a chiunque altro. Etichettare questo sentimento quale “razzismo” denota assenza di riflessione, approfondimento e comprensione.
Ich habe in meinem Leben viele Blitze gesehen, aber einmal ist ein Blitz vor mir eingeschlagen. Ich denke, das ist der Grund.