Aveva scritto: “Ci vorranno anni, e non nel mio tempo, prima che una donna guidi il partito o diventi primo ministro”. Margareth Thacher, morta oggi all’età di 87 anni, su questo si era certamente sbagliata. Anche se a guardar bene non di molto. La “lady di ferro” – soprannome che ne sottolineava le doti caratteriali – è stata infatti l’unica donna a ricoprire la carica di primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990. Un lungo e controverso periodo – tanto da procurarle una fitta schiera di ammiratori e denigratori – nel quale ha avuto la possibilità di modellare una vera e propria corrente politica (il “thacherismo”) caratterizzata dalla fusione di conservatorismo e liberismo. Grandissima è stata la popolarità di cui ha goduto durante gli anni della sua maggiore influenza politica. Nel 1983 la band inglese Pink Floyd le dedicò l’album “The Final Cut”, concernente la partecipazione della Gran Bretagna alla guerra delle Falkland. Una dedica che esprimeva in realtà un’amara nota di biasimo stilizzata in un requiem “post-bellico”. Contraria all’ingresso della Gran Bretagna nell’Unione Europea, gli ultimi anni di Margareth Thacher si sono svolti all’ombra della demenza senile e del morbo di Alzheimer. “In politica – suona un’altra delle sue sentenze –, se vuoi qualcosa di detto, chiedi ad un uomo, se vuoi qualcosa di fatto, chiedi a una donna”. Sulla bontà o meno di quel che è stato da lei fatto adesso giudicherà la storia.
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