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Hätten Sie doch bis Montag mit ihrer Replik gewartet, Herr Gobbato, so wie angekündigt! Mit Wut schreibt es sich nicht gut. Hier gibt es einige Missverständnisse auf beiden Seiten, so scheint es mir, die eines klärenden Gesprächs bedürfen. Aber bitte kein ethnisches Ping Pong jetzt auf Salto.
1. Mettere per iscritto la regola "nella scuola tedesca le udienze sono in tedesco" non significa vietare al singolo docente di scegliere di comunicare anche in altre lingue qualora questo si senta a suo agio nel farlo.
Semplicemente viene data la libertà al docente che non si sente all'altezza col suo italiano di esprimersi in tedesco. Il genitore italiano resta comunque libero di rispondere in italiano.
2. Immergersi in una cultura diversa da quella di casa significa avere una possibilità di arricchire la propria persona. Non sono d'accordo col dire che stando a contatto con una cultura diversa si perde la propria. Quando la ragazza dice ai genitori "ragionate com degli italiani" sottolinea il fatto che lei conosce benissimo la cultura italiana ed è proprio per questo che lei, essendosi immersa in una seconda cultura ha la possibilità, per sé, di scegliere di fare suo quello che le piace di questa cultura e magari criticare alcuni aspetti della sua cultura di origine che reputa forse non più compatibili con il suo modo di vedere la vita.
Ma può benissimo trattarsi anche solo di un classico scontro generazionale : i giovani la sanno sempre meglio dei genitori. Una cosa presente in tutte le culture :-).
Gran bella risposta Evelin!
Sul perché i genitori altoatesini sempre più iscrivano i loro figli alle scuole sudtirolesi ho scritto il pezzo seguente.
https://www.salto.bz/it/article/26032023/la-retorica-del-bilinguismo
quindi anch'io, come Fabio Gobbato, trovo che questa scelta tout court sia «una rinuncia totale, disperata, a vivere la propria identità: come dire, avete vinto, ci arrendiamo, assimilateci voi». Comunque io non ho alcun dubbio su chi sia il vero "destroide" tra le due posizioni qui in tenzone.
Che tristezza avere un' atteggiamento cosi negativo. C'é molto, ma molto da fare ancora, se italiani hanno paura di perdere la loro identità nel Sudtirolo e riguardano la convivenza una battaglia che deve essere "vinta". Per fortuna, i giovani sono piú disposti ad evolversi.
Ha presente Gramsci, signor "Lollo rosso": il pessimismo della ragione contro l'ottimismo della volontà. In ogni caso ho troppi anni per non vedere la realtà com'è invece di bermi la propaganda di chi vorrebbe raccontarmene una versione pro domo sua.
Ich finde diese ständige Opferhaltung unausstehlich. Und interessant finde ich, dass sich die italienische Linke von der italienischen Rechten nicht minimal unterscheidet. Beschwerden und als Opfer darstellen.
Wirklich unerträglich. Ich hätte nicht gedacht, diese Haltung auf Salto.bz finden zu müssen.
Glauben Sie das alles, was L.M. von sich gibt?
segnalare un problema, che quindi risulta un disagio, non significa necessariamente passare da vittima.
Dev'essere l'effetto della dinamica a pendolo di langeriana memoria, signor Unterhofer: conosce la teoria? Perché fino a ieri - ma io credo ancora per molti anni a venire - i campioni del vittimismo permanente erano i sudtirolesi.
Schon erstaunlich, dass ein vor hundert Jahren "von einem Gwissen-losen Diktator der Bevölkung auferlegtes System, obwohl längst im Sand verlaufen," von politischen unbedarften und unter-belichteten Möchte-Gernern, noch immer "für ihre Einfalls-losen politischen Einpeitschereien missbraucht werden."
Concordo. Anzi, il vittimismo dei sudtirolesi persiste in questo senso: "La comunità tedesca continuerà a sottolineare le angherie di Roma e l'”invasione italiana” per permettere a chi governa da decenni questo territorio di reggere l’urto delle proprie divisioni. Una tecnica ormai desueta utilizzata allo scopo di raggranellare per l’ennesima volta un “raccolto” sufficiente a governare per i prossimi cinque anni senza intaccare un modello ormai fuori dal tempo." cito da altro interessante articolo che potete trovare a questo link https://www.altoadigeinnovazione.it/tedeschi-contro-italiani-leterno-rit...
Lieber Herr Marcon, sie werden es nicht glauben, aber sie ist mir sehr wohl bekannt.
Ich bleibe allerdings dabei: mit dem Finger auf andere zeigen wird nicht viel bringen und führt bestimmt zu keiner Lösung.
Zitat: „ Ma poi tu, Wolfgang, che sei una persona indubbiamente intelligente e colta, hai guidato la redazione del medium oggi più importante in Sudtirolo, ti sei mai chiesto PERCHE’ gli italiani invadono le scuole tedesche?“
Dass es daran liegt, dass die deutschen Schulen besser funktionieren, darauf kommen Sie nicht? Dass man in den deutschen Schulen angemessen die italienische Sprache lernt, dass die italienische Schule es aber offensichtlich nicht schafft, die deutsche Sprache zu vermitteln? Dass ein ungarische Kellnerin nach 2 Jahren recht gut deutsch spricht, ein italienischsprachiger Maturant aber nicht mithalten kann?
Dass vielleicht auch der gesamtdeutsche (D, A, CH) Arbeitsmarkt im Fokus der Entscheidung liegt?
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Man ist es einfach Leid, ständig diese ethnische Karte zu hören... wir leben leidlich 2- und 3-sprachig zufrieden und friedlich in diesem schönen Land, kann man es dabei nicht belassen...
Auch mit deutscher Muttersprache lebe ich damit, dass es keine deutschen Beipackzettel bei Medikamenten gibt, der Facharzt im Spital doch lieber italienisch mit mir spricht, in einer Runde mit 9 Deutschsprachigen und 1em Italienischsprachigen selbstredend italienisch gesprochen wird, ich den
Polizisten oder Finanzer doch besser auf italienisch anspreche und das amtliche (übersetzte) Deutsch oft einfach zum Kotzen ist, wenn man etwas Sprachgefühl hat und die Grammatik kennt.
Aber: lamentiere ich deswegen ständig, jammere und gehe in die Opferrolle? Mitnichten, das ist es nicht wert! Dazu ist das Land und das Leben hier einfach zu schön.
Wer das nicht sehen kann: der hat und da liegt das Problem im Auge des Betrachters.
Slava Ukraini.
"dass es keine deutschen Beipackzettel bei Medikamenten gibt", analog dazu finde ich es unzumutbar, dass alle Versicherungspolitzen und oft auch die Mitteilungen der Versicherungen nur italienischsprachig zu haben sind.
Ja, es ist traurig aber wahr, dass mancher Maturant Deutsch bzw. Italienisch als Zweitsprache weniger gut beherrscht als eine ungarische Kellnerin nach zwei Jahren. Das wäre doch ein Argument FÜR die viel gescholtene Mehrsprachigkeit und Immersion in der Schule.
Ist es mitnichten! Ein ausländischer Kellner lernt diese nicht durch den Besuch der mehrsprachigen südtiroler Schule. Es lässt eher mutmaßen, dass die Ursache irgendwo anders liegt.
Il problema non è "negli occhi di chi guarda", ma in chi dall'alto del suo privilegio ha il prosciutto sugli occhi. Le scuole tedesche non vengono invase perchè sono scuole migliori, ma per le ragioni ben spiegate dal giornalista. La lingua per essere imparata va vissuta. Il tedesco (abbrevio per semplificare "la persona di madrelingua tedesca" e viceversa) impara l'italiano a scuola e ha la possibilità di praticarlo ovunque, mentre l'italiano impara il tedesco Hochdeutsch e quando esce non lo sente da NESSUNA parte. Ovunque viene parlato il dialetto. E' anche per questo che in una situazione mista si preferisce l'italiano, perché i tedeschi preferiscono l'italiano al Hochdeutsch e perché solitamente l'italiano non parla bene nemmeno il Hochdeutsch, per la ragione suddetta). Per le stesse ragioni, la cameriera straniera lanciata ed immersa nel mondo sudtirolese, imparerà velocemente il dialetto. Perché lo vive. Cosa che non capita all'italiano nel quotidiano, a causa di questa divisione, perpetrata per interessi politici e di potere.
Stimmt nur zum Teil. Es gibt genügend Dörfer in Südtirol, in welcher man die italienische Sprache nicht in seiner Freizeit praktizieren kann. Viele absolvieren ihre Sommerjobs außerhalb der südtiroler Landesgrenzen in italienischen Betrieben, um genau dieses Manko zu kompensieren. Ich sage nicht, dass Sie Unrecht haben, aber man sollte sich auch selbst auf die Nase greifen, bevor man mit dem Finger auf die Anderen zeigt.
Beh questo è chiaro, se non c'è la possibilità nei paesini di praticare la lingua, si fa fatica ad impararla. La differenza (e qui rimane lo SVANTAGGIO DI FONDO) è che se la persona di madrelingua tedesca si sposta in Italia per imparare meglio l'italiano, una volta tornata nel paesino potrà comunicare con i suoi conterranei altoatesini italiani allo stesso livello, sentendosi a proprio agio. Il discorso al contrario non funziona, perché anche andando in Germania a imparare il tedesco, una volta tornati ci si scontra comunque con il dialetto. Se pensiamo alla realtà in cui c'è mescolanza (quindi non al paesino, ma alle città), in cui ci sarebbe la possibilità di praticare la lingua, troviamo sempre lo svantaggio per il gruppo linguistico italiano, mentre il madrelingua tedesco ha la possibilità di praticare la lingua così come la impara. Oltre alla questione dialetto, c'è un'evidente volontà di divisione (scuole, associazioni sportive/musicali, perfino croce rossa e croce bianca,...).
Der Dialekt ist eine bequeme Ausrede und — meiner Meinung nach — nicht viel mehr als das. Mit dem Problem, dass bei Kontakten zwischen den Gruppen fast immer die Staatssprache durchsetzt, haben nämlich so gut wie alle Minderheiten- und minorisierten Sprachen zu kämpfen, ganz unabhängig vom Vorhandensein eines Dialekts. Es braucht konkrete Gegenmaßnahmen und Sensibilisierung, um dies zu ändern (aber eben nicht die Stigmatisierung des Dialekts).
Wenn man tatsächlich ins »Ausland« geht, um die deutsche Sprache auch fürs Leben in Südtirol zu lernen — also für den Austausch mit den Nachbarn im Lande —, sollte man vielleicht einen Aufenthalt in Nord-/Osttirol, im restlichen Österreich oder zumindest im süddeutschen Raum mit Ausnahme der Großstädte ins Auge fassen. Dort ist die sprachliche Situation, auf die deutsche Sprache bezogen, ähnlich wie hier und dennoch kann man nicht in Versuchung geraten, sich hauptsächlich auf Italienisch zu unterhalten.
Io non ho l'obiettivo di stigmatizzare il dialetto in sé, ma vorrei solo riportare lo sbilanciamento che ne deriva. Non so a quali lingue minoritarie si riferisca (cioè a quali esempi Lei stia pensando), ma nel caso di una lingua, rispetto ad un dialetto, c'è la possibilità di studiarla a scuola e sui libri. A me sembra che la lingua di Stato prevalga solo nella situazione in cui nel gruppo si trova un italiano che non parla il dialetto sudtirolese, altrimenti si parlerebbe tranquillamente dialetto sudtirolese. L'italiano è percepito più "vicino" rispetto al Hochdeutsch. Diciamo che fa più strano in queste situazioni tirare fuori il Hochdeutsch, da entrambe le parti. Perché è come se fosse la lingua di un altro posto, nessuno dei due gruppi la "sente", perché non la vive. Quindi no, non la ritengo una "bequeme Ausrede".
Es gibt sogar ein europäisches Projekt, das Minderheiten dabei unterstützen und dafür sensibilisieren soll, nicht vorauseilend in die Mehrheitssprache zu wechseln: https://listen-europe.eu/
Mit Dialekt hat das nichts zu tun, sondern mit anerzogener Unterwürfigkeit und Minderwertigkeitskomplexen (die auch von Texten wie den, den wir hier kommentieren, gefördert werden…).
Sie tun irgendwie so und zumindest lese ich dies doch heraus, als sei eine Mundart (Dialekt) nur in Südtirol vorhanden und dieser eine Bosheit gegenüber den italienischmuttersprachlichen Mitbürgern.
Dem ist aber nicht so, und wenn ein Trentiner einen seiner vielen Dialekte sprechen darf und auch ein Piemontese oder Bergamasker, ein Sarde und Calabrese, dann doch bitte auch ein Südtiroler.
Ich verstehe auch einen Preussen, Schweizer, Schwaben, Bayern, Waldviertler oder Steiermärker, mit etwas gutem Willen.
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Mir erscheint diese Diskussion um die Mundart künstlich; instrumentalisiert für politische oder nazionalgesinnte Zwecke.
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Eine sprachliche Minderheit ohne Schutz im Mehrheitsstaat verliert sich und verschwindet, so zeigt es die Geschichte.
Il paragone col i dialetti italiani non ha senso, perché non vengono usati ovunque, in qualsiasi contesto, anzi. Inoltre la situazione sociale è decisamente diversa.
Io penso che la strumentalizzazione ai fini di mantenere potere e privilegi ci sia eccome, dall'altra parte. La situazione è stata spiegata più volte (solo alcuni esempi https://www.salto.bz/it/article/01082020/il-bilinguismo-impossibile
https://www.salto.bz/it/article/03102022/title
https://www.salto.bz/it/article/26032023/la-retorica-del-bilinguismo). Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Vi auguro una buona giornata. Saluti
Sie zeigen ein seltsames „Gesicht“:
- wer Ihre Ansicht nicht teilt ist „peggior sordo di chi non vuol sentire“... sehr autoritär und intolerant, so meine ich;
- Zitat: „Il paragone col i dialetti italiani non ha senso, perché non vengono usati ovunque...“ ach, was die einen dürfen (italiani), dürfen die anderen nicht...? Sie bestätigen eindrucksvoll, wie nötig und immer wieder nötig der Schutz der Schwachen und der Minderheiten ist.
Lei continua a chiedere spiegazioni quando è già stato spiegato ampiamente e chiaramente, non solo da me, ma anche negli articoli citati. Per questo dico a questo punto che NON VUOLE comprendere.
Anche il secondo punto (paragone con i dialetti italiani) è chiaro, ho detto che l'uso e il contesto sono differenti, non che non si possa avere un dialetto.
E' inutile che cerchi di screditarmi e farmi passare per quello che non sono.
In Alto Adige i "deboli e le minoranze" non sono di certo il gruppo linguistico tedesco, ma continuate a provare a raccontarcela. Scusi, ma non perdo altro tempo. Le auguro una buona giornata
Zitat: „Per questo dico a questo punto che NON VUOLE comprendere“:
Ich bedanke mich höflich für fehlenden Respekt, fehlende Argumentation und si, non perda piú tempo con sordi, die hier sind, weil sie nicht hören, nicht verstehen und nicht gehorchen wollen.
Etwas gespiegelt bekommen, ist meistens unangenehm, Frau Agostini. Ich habe in der Kommunikation gelernt, dass man solche Feedback nicht auf die leichte Schulter nehmen soll, denn sie sind meistens der Schlüssel zum Verstehen. Es nützt nichts wenn beide dem/der Anderen das selbe vorwerfen. Haben Sie Mut zur Selbstriflexion!
Etwas gespiegelt bekommen, ist meistens unangenehm, Frau Agostini. Ich habe in der Kommunikation gelernt, dass man solche Feedback nicht auf die leichte Schulter nehmen soll, denn sie sind meistens der Schlüssel zum Verstehen. Es nützt nichts wenn beide dem/der Anderen das selbe vorwerfen. Haben Sie Mut zur Selbstriflexion!
Etwas gespiegelt bekommen, ist meistens unangenehm, Frau Agostini. Ich habe in der Kommunikation gelernt, dass man solche Feedback nicht auf die leichte Schulter nehmen soll, denn sie sind meistens der Schlüssel zum Verstehen. Es nützt nichts wenn beide dem/der Anderen das selbe vorwerfen. Haben Sie Mut zur Selbstriflexion!
Etwas gespiegelt bekommen, ist meistens unangenehm, Frau Agostini. Ich habe in der Kommunikation gelernt, dass man solche Feedbacks nicht auf die leichte Schulter nehmen soll, denn sie sind meistens der Schlüssel zum Verstehen. Es nützt nichts wenn beide dem/der Anderen das selbe vorwerfen. Haben Sie Mut zur Selbstriflexion!
Wenn zwei das Gleiche tun, ist das noch lange nicht dasselbe ...
Ma va?
I red Dialekt , dialetto del Trentin und Südtirolerisch. Ober für Leit deren Kulturkreis um die Italienischn Viertl in Boazn endet versteah i, dass es riesige Identitätsprobleme sein. Meine Nochkommenschaft redet mehrere europäische Sprochn und Dialekte. I glab weil i den Respekt für ondre Kulturen vorgleb hon. Es braucht Willen aufeinondr zua zu gian. In dem Sinn versuachs im Dialekt, weil Dialekt spontan isch und vom Herzn kimmt. Schian Nommitog!
Danke Herr Gasser, es ist wohl genau so, man ist das ewige disagio Gejammer einfach leid. Слава Украiнi! Героям слава!
Confesso d'aver capito male la replica di Fabio Gobbato; non so se devo tornare a ristudiare il tedesco o l'italiano o forse tutt'e due.
Grazie per questo articolo! E' uno degli scritti migliori sul tema letti finora. Viene espresso FINALMENTE il disagio di chi è nato in questa terra e si sente straniero a casa sua. Perché io qui ci sono nata e dovrei avere le stesse possibilità di qualsiasi altro "nativo". Invece per questioni politiche e di giochi di potere gli italiani sono svantaggiati e sono come turisti a casa loro. Spesso mi capita di leggere commenti da parte dei privilegiati - anche qui - (madrelingua tedesca o bilingui per via dei genitori " misti" o perché sono andati a studiare all'estero e poi hanno fatto lo sforzo di imparare il dialetto e ci sono riusciti). I primi (famiglia tedesca o bilingue) spesso non hanno proprio coscienza del problema e sembra che vivano in un mondo parallelo; i secondi sono un po' come quegli obesi che dimagriscono con grande sforzo e finiscono per "odiare" gli obesi, per intenderci. Come da articolo, davvero pensate che gli italiani, nonostante tutte le ore di tedesco non lo imparino perché sono pigri o disinteressati? Generazioni e generazioni di pigri, ma pensa te... Questa presa in giro è davvero indignante e frustrante. Ormai è chiaro come il sole che continuare a fare le vittime dell'invasione fascista serva solo a mantenere il potere e i privilegi. Poi è stupido stupirsi del fatto che da parte della comunità italiana la risposta sia un nazionalismo di pancia. L'aggiunta di una scuola bilingue (sul serio, con professori perfettamente bilingui) mi sembra l'unica possibile soluzione. Se ne parla da 50 anni, ma non c'è la volontà perché nessuno vuole perdere i privilegi acquisiti per il bene comune, si pensa solo al proprio orticello. Forse non vedrò il cambiamento in questa vita, ma prima o poi qualche privilegio vi toccherà perderlo e vedrete che in realtà ne trarrete dei vantaggi a livello umano. La divisione/separazione non è positiva per nessuno. Il mondo avanza, cambia e prima o poi dovrete salire sul treno e uscire dal piccolo mondo in cui vi siete trincerati. Quel giorno sì ci sarà vera "convivenza felice", perché ora non esiste.
Würden Sie mir erklären, über welche Privilegien ich im italienischen Staat in der autonomen Provinz Bozen verfüge gegenüber einem Trientner der in Trient lebt oder einem Sarden auf Sardinien?
.
Und auf welches dieser eventuellen „Privilegien“ ich verzichten müsste?
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Worin sind Sie mehr benachteiligt als ich?
Se legge i miei commenti sopra lo spiego. Sennò devo scrivere e ripetere le stesse cose. Grazie
Wie oben zeigen Sie ein seltsames Verhalten;
Wie oben verweigern Sie die Argumentation (vielleicht haben Sie einfach keine Argumente?).
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Ich hatte sehr wohl und sehr aufmerksam gelesen, und gerade deshalb sind meine Fragen entstanden:
ich wiederhole gerne und bitte höflich, dass Sie sich Zeit nehmen und auf meine Fragen argumentativ und inhaltlich eingehen:
also:
„ Würden Sie mir erklären, über welche Privilegien ich im italienischen Staat in der autonomen Provinz Bozen verfüge gegenüber einem Trientner der in Trient lebt oder einem Sarden auf Sardinien?
Und auf welches dieser eventuellen „Privilegien“ ich verzichten müsste?
Worin sind Sie mehr benachteiligt als ich?“
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Ich bitte Sie höflich darum.
Ha ragione Gasser, anch'io faccio fatica a capire...
Anch'io sono nato qui, ho DOVUTO/POTUTO imparare DUE lingue e mi trovo bene in questa provincia. Non capisco questo, scusi il termine un po' forte, piangersi addosso di una parte della popolazione che vive un certo disagio abitando in questa provincia. E' nella natura delle cose che se non si conosce la lingua del posto si farà più fatica nella vita quotidiana. E per me rimane un mistero come una persona che nasca e cresca in questa provincia non parli le due lingue del posto. Che la politica scolastica abbia fallito è ormai noto a tutti, tranne che ai politici direttamente interessati. Ma basta un po' di buona volontà e credo che si possa benissimo imparare le lingue. La frase "qui siamo in Italia" non la posso più sentire, anche perchè è solo una parte della verità: ci si dimentica volentieri della storia passata!!
Interessante il termine "nativi", perchè dei VERI nativi di queste zone, i ladini, ci si dimentica sempre. Eppure proprio loro potrebbero essere un buon esempio di bi- e trilinguismo per questa terra.
E poi parlando di lingue e dialetti mi viene sempre in mente la mia esperienza padovana: quelli nati "un po' più in giù" di Padova (definiamoli così) erano Italiani anche loro, ma di "convivenza felice" tra nordisti e sudisti non vi era neanche ombra... Eppure, ripeto, erano Italiani anche loro!
Unsere Schulen sind keine Sprachlernschulen, sondern es werden Fächer unterrichtet und da ist die Sprache Mittel zum Zweck um die Inhalte der Fächer zu verstehen. Die Zweit-und Drittsprache wird in Grundsätzen unterrichtet, was aber einer eigentliche Aneignung einer Sprache bei weitem nicht genügt. Jeder ist deshalb gefordert sich selbst darum zu kümmern dass er eine Sprache gut lernt, das kann die Schule nicht leisten. Und da ist bei gutem Willen und etwas Einsatz auch der Erfolg gegeben.
Südtirol als sprachliche Minderheit hat die Aufgabe die deutsche Sprache zu bewahren und die deutsche Schule fungiert als Vermittlerin der deutschen Kultur in allen Facetten, Sprache, Liedgut, Literatur, Bräuche usw....Um dieser Ziel auf einem hohen Niveau zu erreichen braucht es ausreichend Zeit. Eine zweisprachige Schule senkt, schon aus Zeitgründen unweigerlich das Niveau das man sonst bez. Aneignung deutscher Kultur erreichen kann.
Wer also eine andere Sprache gut erlernen will, muss sich unweigerlich außerhalb der Schule umsehen, denn Schule kann das niemals leisten. Wo anders wäre das aber besser gewährleistet als in einer zweisprachigen Stadt? Was aber ist die Realität? In jedem abgelegenen Tal, auf jedem Buschenschank auf jeder Alm wird z.B. ein Gast in seiner italienischen Muttersprache angesprochen und bedient, obwohl es kein italienischsprachiges Umfeld gibt wo Italienisch täglich praktizieren werden kann und der Unterricht auch bei weitem nicht ausgereicht hat. In Bozen hingegen wo es Gelegenheiten genug gäbe Deutsch gut zu erlernen, gibt es viel zu viele Leute, die des Deutschen nicht oder nur rudimentär mächtig sind. Da bracht man nur die Nachrichten anzuschauen, wo auch Leute des öffentlichen Lebens kaum oder gar nicht imstande sind ein Interview in Deutsch zu geben. Sogar in öffentlichen Ämtern gibt es meist kein Weiterkommen wenn man nicht Italienisch spricht.
Und da wird herumgejammert und nach der zweisprachigen Schule gerufen, die das Problem lösen soll, ohne dass man sich selbst zu kümmern zu braucht.. Aber diese wird es auch nicht lösen, wenn es nicht an der Wurzel angegangen wird.
Frau Agostini, schicken Sie Ihre Kinder in Vereine, Camps, Ferienlager usw. wo gezielt Deutsch gesprochen wird usw. Ich kenne eine Familie (beide Eltern Italiener) die eine deutschsprachige Tagesmutter für die Kinder von klein auf engagiert hat, die mit den Kindern Hochdeutsch und Dialekt gesprochen hat, denn sie hatten erkannt dass nicht die Schule sondern das Umfeld den Ausschlag gibt.
Und wenn Sie eine zweisprachige Schule wollen, dann suchen Sie Gleichgesinnte und gründen eine solche auf privater Basis.
F. Frei bringt es auf den Punkt. Es funktioniert nur so. Diesen Weitblick, welcher Toleranz & Respekt der jeweils anderen Kultur/Sprache gegenüber voraussetzt, haben nur wenige deutsch-/italienissprachige Südtiroler_innen.
Die eigentliche Kernfrage, die sich nicht nur Arno Tribus in der Neuen Südtiroler Tageszeitung aufgrund der aktuellen Situation stellen, ist, ob eine Klasse ohne deutschsprachige Schüler noch eine Minderheitenschule ist bzw. wie kann das Recht auf muttersprachlichen Unterricht und Niveau gewährleistet werden.
Andere, so auch O. Peterlini, machen konkrete Lösungsvorschläge.
Aber nein. In Umkehrung machen Urzii bis Gobbato daraus wieder einmal mehr einen medialen psychopolitische Trigger des “disagio” (ein Klima des Unmuts), wofür wieder einmal mehr andere bzw. hier die dt. Minderheit herzuhalten haben. Erinnert an die Mentalitätsgeschichte der 1980er Jahre in Südtirol mit der wütenden Verlustunfähigkeit, aufgrund einer gewissen Dekolonialisation Südtirols durch die Umsetzung des 2. Autonomiestatuts (1972) und den damit einhergehenden Previlegienverlust, die Zumutung bzw. den Unmut den (kulturell anderen) Mitmenschen wertschätzend in ihrer Sprache und Kultur zu begegnen...
Mittlerweile haben wir 2023. Da reicht Italienisch völlig aus, um zu kommunizieren, was selbst it. Schulführungskräfte in Bozen unlängst bedauerten, weil dadurch die Motivation, die andere Landessprache zu lernen und wertzuschätzen, noch mehr abnimmt.
Für die alltägliche Kommunikation mag Italienisch ausreichen, für den Erwerb eines guten Arbeitsplatzes in Diensteleistungsberufen aber nicht. Entweder wird das in der Schule nicht ausreichend vermittelt, oder die Sicherheit, dass man in Italien nicht zwingend die deutsche Sprache beherrschen muss, wirkt unbewusst so stark, so dass man sich keine zusätzlichen Mühen antun will.
Die Eltern der Schüler-innen, die ihre Kinder heute an dt. Minderheitenschulen einschreiben, wurden ja noch in einer anderen Schule und Wirklichkeit sozialisiert. Die Sprachrealität in Bozen, Meran, aber z.B. auch im Unterland, ist mittlerweile eine andere. Italienisch reicht völlig. Früher war es im Umgang mit Kunden selbstverständlich, dass man dessen Sprache sprach. Auch auf Deutsch. Zumal Südtirol ein Tourismusland ist.
Heute kommuniziert selbst Bozens Burgermeister auf seiner Facebook-Seite nur auf Italienisch, gleichwohl er ja Bürgermeister aller Bozner-innen sein will/soll. An diesen Realitäten ändert auch wenig, dass es in Südtirol nicht schadet auch die deutsche Landessprache zu beherrschen oder dass Mehrsprachigkeit und ihr Mehrwert in Reden beschworen wird. Die Notwendigkeit aber Deutsch zu können, wie z.B. noch vor 20 Jahren, besteht heute eben nicht mehr. Da haben die it. Schulführungskräfte mit ihrem Befund doch völlig recht. Selbst an dt. mittelständischen Firmen ist nur noch Italienisch Betriebssprache. Medien berichteten darüber.
Selbst wer im öffentlichen Dienst mit einem Anliegen weiterkommen will, verzichtet lieber gleich auf sein Recht auf Gebrauch der dt. Sprache.
Man sieht auch hier. Sprache im umfassenderen Sinne ist eine Form gesellschaftlichen Handelns. Natürlich auch des (kulturellen) Verhandelns. Die Bedeutung des Sprachunterricht ist Simmulation, Probehandeln. Dieses findet, egal in welche Schulform, in einem geschützten Raum statt.
Wenn das stimmt, was Sie schreiben, dann stellt sich die Frage, warum so viele Eltern ihre anderssprachigen Kinder in die dt. Schule einschreiben wollen?
Wie ich bereits oben angeführt habe: Die Eltern der Schüler-innen, die ihre Kinder heute an dt. Minderheitenschulen einschreiben, wurden ja noch in einer anderen Schule und Wirklichkeit sozialisiert.
Damals galt die Kenntnis der deutschen Landessprache als Voraussetzung für den Arbeitsmarkt ... Die Entscheidung der Eltern heute ist natürlich auch durch eigene (negative) Lernerfahrungen geprägt. Deutsch als Zweitsprache an it. Schulen erleb(t)en viele als defizitär. Es wurde Deutsch fast so wie Latein unterrichtet, mit Grammatik, Übersetzung usw.
Nachdem die südtiroler Wirtschaft zum größeren Teil aus Dienstleistungen verschiedenster Art besteht, wird der Arbeitsmarkt nach wie vor Zwei- und Mehrsprachigkeit voraussetzen! (Tourismus, Berufe in der Sanität und Altenpflege, Kinderbetreuung und Kindererzeihung, Schule, Universität, Berusausbildung, Verwaltung und kaufmännische Tätigkeiten, Mangement, Freiberuf, Polizeiwesen, Versicherung, Dienstleistungshandwerk, z.B. Reparatur, usw.)
Siehe Kommentar: josef burgmann 29.03.2023, 10:12
vielleicht noch ein vergleich jenseits der landesgrenzen, habe in beiden ländern gelebt:
BE: 3 Landessprachen
BE: deutsch- bzw flämischsprachige, die französisch sprechen: sehr viele
CH: 4 Landessprachen
CH: italienisch- bzw französischsprachige, die deutsch sprechen: sehr wenige
Alles nur ZUFALL? oder doch ZUFAUL?
Vorausgeschickt, dass ich die Argumentation von Herrn Gobbato nicht nachvollziehen kann, ja sie in weiten Zeilen sogar abstrus finde, so braucht es vielleicht tatsächlich mehr Fingerspitzengefühl indem man ab und zu auf den Dialekt verzichtet und vor allem bei öffentlichen Veranstaltungen oder ofiziellen Anlässen sollte sowieso mehr/nur die Hochsprache verwendet werden. Als Zuseher des SRF kann es nämlich schon sehr nerven wenn in Sendungen ausschliesslich Schweizerdeutsch in jeglicher couleur gesprochen wird, da switche ich auch oft lieber auf ein anderes Programm da es mir zu mühselig zum Zuhören ist. Gut wäre es da wenn man, in einem Gespräch z.b., auch darauf hingewiesen wird, dass man lieber in Hochdeutsch kommuniziert oder die Hochsprache lernen will. Da glaube ich würden die Allermeisten problemlos und gerne umschwenken. Es braucht allerdings ein wenig Mut dazu und fürs Sprachenlernen "bisogna buttarsi", vor allem und gerade auch außerhalb des Schulbereichs also im tatsächlichen Leben. Eine Sprache lernt und verfeinert man am besten im alltäglichen Umgang. Oft allerdings, das muss ich leider feststellen, habe ich den Eindruck man will nur und ausschließlich in italienischer Sprache kommunizieren und basta. Das betrifft sehr oft auch Bereiche die eigentlich zur Zweisprachigkeit verpflichtet wären oder man einfach nur Kunde/Käufer ist. Ob dafür Chauvinismus, mangelnde Sensibilität, Unsicherheit, mangelnde Kenntnisse oder der gefühlte disagio Grund ist, keine Ahnung, es macht aber keinen guten Eindruck.
Una cosa mi incuriosisce davvero: l’autore si sforza evidentemente di non apparire nazionalista o destroide, eppure parla liberamente di genitori che “perdono culturalmente” i propri figli iscrivendoli nel sistema scolastico tedesco e proclama addirittura “folle” la scelta di quelli che, così facendo, "rinunciano del tutto alla propria cultura”. Se fossi in una serie tv Netflix, direi: Let’s call a spade a spade!
L’evidenza tragicomica - più tragica che comica, a dire il vero - di tutto questo dibattito è che a parti invertite, ovvero se fossero i sudtirolesi quelli costretti ad iscriversi a scuole italiane altrimenti, come si direbbe in dialetto veneto, “no i magnarìa” (da non confondere con il sostantivo magnarìa, che ha un altro significato) la questione provocherebbe una specie di rivoluzione francese in sedicesimo con tanto di richiamo all’ONU, financo alla NATO e magari anche all’universo creato. Ma trattandosi di altoatesini, è evidente che le colpe – oltre a quella primigenia di non aver ancora capito di essere dei semplici “Gastarbeiter mit einem privilegierten Status” – son sempre tutte e solo loro. Che dire: sembra di stare nelle “The seven Rules of Nationalism” di David Pugh. Qualcuno le conosce? Last but non least, il loro richiamo ai valori fondativi della comunità sudtirolese da Magnago in poi è quasi inquietante. Anzi: vista l’ultima, togliamo pure il quasi. Eccole di seguito (le traduco in italiano dall’inglese):
Se un'area è stata nostra per 500 anni e vostra per 50, dovrebbe appartenerci - voi siete solo degli occupanti.
Se un'area è stata vostra per 500 anni e nostra per 50 anni, dovrebbe appartenerci - i confini non devono essere cambiati.
Se un'area è appartenuta a noi 500 anni fa ma da allora non è più stata nostra, dovrebbe appartenerci - è la culla della nostra nazione.
Se la maggioranza del nostro popolo vive lì, deve appartenerci - deve godere del diritto all'autodeterminazione.
Se vi abita una minoranza del nostro popolo, deve appartenerci - deve essere protetta dalla vostra oppressione.
Tutte le regole di cui sopra valgono per noi, ma non per voi.
Il nostro sogno di grandezza è una necessità storica, il vostro è fascismo.
Langsam wird's langweilig...
Ecco la prima...
Jetzt reichts aber. Das wars für mich, ich kann dieses ewige Gejammere nicht mehr hören. Ich habe es wirklich versucht, Herr Marcon, aber ich bin raus.
Non le scrivo "ecco il secondo" perché lei in fondo mi sta simpatico. Ma faccia conto che l'ho pensato...
Dss war kein Test, Herr M.
“[A] parti invertite, ovvero se fossero i sudtirolesi quelli costretti ad iscriversi a scuole italiane [...]”. Intende come ai bei vecchi tempi degli anni venti e trenta?
E il quinto...
Während andere schnell gesperrt werden, darf dieser ExtremNationalist den Kommentarbereich von Salto kapern und für seine ad hominem Attacken missbrauchen?
Il sesto...
PS: Das war nur ein Test. Gute Unterhaltung noch Herr "M."
Si sbaglia, signora Garber. E' un test ma anche altro: a che livello di profondità vuole arrivare, dipende solo da lei.
Interessant in welchen selbst zusammengebastelten Blasen sich manche Leute wohl fühlen. Aber passen Sie auf Herr Marcon, wenn sie zu stark an die Blase boxen, dann platzt sie und übrig bleibt.......nichts als ein paar Wassertropfen die schneller verdunsten als man schauen kann.
Aber in einem muss ich Ihnen Recht geben: Es gibt Leute die NIEMALS Südtiroler werden und solche die es nach kurzer Zeit schon sind. Woran das etwa liegt? Vielleicht übersetzen Sie diesen Satz ins Englische. Das ist die Sprache die ich immer anwende wenn mir jemand in Bozen keine deutsche Antwort geben will oder kann. Nur so als Test. Zur Nachahmung empfohlen.
Ja das mit der Kultur (mit)bringen.......wie es großspurig auf dem Siegesdenkmal steht, hat bisweilen bei manchen halt nicht so gut geklappt. Tja !
E vai col terzo...
(ma quello che di solito mi sta attaccato al, con pardon, "culo" come una cozza sullo scoglio, che fine ha fatto? )
Haben Sie Nachsicht mit mir und erlauben Sie, dass ich mich nicht zu diesem Niveau bücke.
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(sachliche Argumentation scheuen Sie ja).
Ecco il quarto... (molto in ritardo rispetto alla media)
Hab‘ ich doch gern gemacht, wenn Sie mich schon so liebenswürdig herbei-zählen...
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Aber es sind ja noch einige Fragen meinerseits zur Sache offen: wünschen Sie neben der gefühlten Opferrolle auch den sachlichen Dialog - oder geht es nur um die Opferrolle?
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(Nebenbei: Kritik und unterschiedliche Standpunkte gehören zum Leben dazu, das muss jeder von uns bewältigen, das müssen sollen können wir alle üben, auch hier....)
Nur weiter so! ... und das auf Saldo? Jo spinn i? ... vergogna
Disaggio, Walsche & Crucchi, ... gegenseitiges Hochschaukeln, zündeln & schiern! perbacco
Nur weiter so, und das Thema bis in den Herbst WARM HALTEN. Einige Parteien auf beiden Seiten (jeweils leicht oder stark rechts) freuen sich schon jetzt.
Endlich wieder ein unwichtiges Thema im Fokus, mit welchem sich alles andere Wichtige übertünchen lässt.
Auf den Punkt gebracht @K. Riegler (Fake... im Fokus)
Direi non abbia capito né l'oggetto né il contesto, signor Riegler. Qui non ci sono due contendenti che litigano a pari mezzo opponendo le rispettive ragioni ma uno dei due che, come al solito, nel tentativo di rafforzare la propria identità elettorale ed evitare la paventata fuga a destra dei propri elettori si produce nel suo solito "razzismo" etnolinguistico dando addosso all'altro. Dà il meglio di sé, insomma: come sempre. Che questo porti acqua al mulino delle destre, ça va sans dire: ma è proprio quello che la SVP vuole.
Zitat: „Direi non abbia capito né l'oggetto né il contesto...“
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ich hab’ ein Dé·jà-vu: dieses argumentum ad hominem (ad personam) bekommt jeder ab, der die subjektive Meinung des Kommentators oben nicht teilt, diese hinterfragt oder gar kritisiert.
Andererseits ist man auch selbst ein wenig daran Schuld, da man Trolle bekanntlich nicht füttern sollte.. ;-)
ja, da haben Sie ohne Weiteres Recht...
Wenn alle hochdeutsch oder glattes italienisch sprächen, wie wäre langweilig wäre das? Tragen nicht Dialekte, egal wo und wie gesprochen, eher für eine Sensibilität und Gefühl für eine Sprache bei? Der Umgang damit ist eine kulturelle Frage – für manche eine allgemeine Welt der Vorurteile, die einmal eingepflanzt, nur mit großer Anstrengung wieder auszumerzen sind. Aber das ist alles Kleckerkram – um weiteres Öl ins moralische Feuer zu gießen – gegenüber Einrichtungen in weltweiten "sozialen Brennpunkten", die mancherorts Ghettos genannt werden, in denen Lehrer mitunter in 11 Sprachen "Guten Morgen" sagen müssen, um überhaupt verstanden zu werden.