Ormai è acclarato: tra le lingue insegnate nelle scuole della provincia di Bolzano, la lingua più amata è l’inglese. Amata, imparata e considerata dagli studenti la più importante e la più utile. Nelle scuole in lingua tedesca, l’inglese scalza l’italiano, nelle scuole in lingua italiana l’inglese scalza il tedesco. La tradizionale disaffezione per l’apprendimento della seconda lingua provinciale, trova la sua ulteriore e definitiva giustificazione nel primato dell’inglese come lingua universale che apre le porte per ogni carriera o contatto interpersonale nel mondo. I giovani altoatesini parlano bene l’inglese e male l’italiano ed il tedesco. Del resto si consolida la prassi delle grandi imprese di adottare l’inglese nella comunicazione interna. Ancor più significativa è la tendenza di molti dei nuovi addetti ai servizi pubblici (sanità, trasporti, sicurezza, comunicazioni, ecc.) di proporsi all’utenza locale altoatesina prospettando la comunicazione in inglese, in carenza di conoscenza da parte loro del tedesco o dell’italiano. Si aggiungano poi le diverse nuove sperimentazioni nel mondo della scuola locale, accanto all’Università ed ai diversi istituti di ricerca. Sempre più vaste sono le deroghe alla conoscenza delle lingue provinciali, base della comunicazione e della comprensione tra le persone che vivono in questo territorio. Il grande alibi è l’inglese che sostituisce il tedesco e l’italiano, anziché aggiungersi a loro.
Esso diventa sempre più per molti la giustificazione morale per non affrontare il faticoso percorso del bilinguismo italiano/tedesco, base insostituibile per il processo di convivenza in provincia di Bolzano.
L’inglese è importante in quanto si aggiunge alle lingue locali, non in quanto le sostituisca e lo si usi per rendere obsoleto il bilinguismo.
Uffa il tedesco!, uffa l’italiano!, viva l’inglese?
(www.albertostenico.it)
Kommentare
Racconto l'esperienza di mia figlia, comunque cresciuta in una famiglia bilingue.
Dopo il liceo si iscrive alla triennale di chimica industriale a Bologna. Durante l'esperienza universitaria impara l'inglese senza particolare sforzo fino a raggiungere una conoscenza dell'inglese a livello C1 (certificata). Dopo la laurea partecipa ad un concorso internazionale per lo studio della chimica supramolecolare all'Università di Strasburgo in Francia per 2 anni di magistrale e 3 di dottorato (tutti e cinque pagati) , che vince assieme ad altri 13 studenti provenienti da tutto il mondo. Lingua del concorso: inglese. Lingua d'insegnamento: inglese. Conoscenza dell'italiano e del tedesco: non richieste né necessarie. Per la materia studiata esiste uno sbocco professionale certo praticamente in tutto il mondo fuorché in Alto Adige/Südtirol (dove, a voler fare dell'ironia, non credo nemmeno sappiano cosa sia).
Morale: il "nostro" bilinguismo sarà anche spacciato come un valore, qui. Ma nel resto del mondo non frega assolutamente nulla a nessuno e conta altrettanto. E credetemi: professionalmente, il resto del mondo è un posto di gran lunga migliore di questo. Ma al resto del mondo ci accedi se sai l'inglese. Altrimenti te ne stai qui. Qui in questa terra, dove il futuro è negato dall'eterna pietrificazione del presente ad opera di un passato che non potrà mai tornare. Quindi sì: altroché se viva l'inglese, se ti apre le porte del mondo. E poi si fanno convegni dove si domandano il perché della fuga dei cervelli. Fossi in loro e avessi dei figli, mi preoccuperei se da qui non volessero scappare a gambe levate.
Concordo, senza dimenticare che l'inglese si impara facilmente se già conosci italiano e tedesco.
Concordo, senza dimenticare che l'inglese si impara facilmente, se già conosci italiano e tedesco.
Le lingue servono a comunicare, e, come dimostrano esperienze in tutto il mondo, vedi i recenti risultati in Catalogna, si possono imporre fino a un certo punto. È evidente che l'inglese è più utile e funzionale alle esigenze di oggi e i giovani l'hanno capito. L'italiano è studiato in migliaia di scuole all'estero non perché serva molto ma perché piace e ancora è considerato la lingua dell'arte e della musica. Il tedesco è una lingua troppo difficile per essere spesso ben conosciuta e si tende a dimenticare facilmente per via della necessità di imparare a memoria molte regole - vedi articoli. Il tedesco e l'italiano siamo riusciti a farli odiare in questa provincia per gli ovvi motivi. Certo con il ladino e il sudtirolese non si gira il mondo.
Zitat: „Il tedesco e l'italiano siamo riusciti a farli odiare in questa provincia per gli ovvi motivi“: ich bin ein Südtiroler Bauernkind und bin ohne „italienisch“ zu Hause oder im Kinder- und Jugend-Freundeskreis aufgewachsen, aber - niemals fiel es mir ein, die italienische Sprache, so schwer mir damals das Erlernen auch fiel, zu „hassen“. In meiner Erinnerung hat niemand in meinem Umfeld „italienisch“ gehasst.
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Ich lese in diesen Kommentaren hier ein seltsames Szenario heraus: Deutschsprachige sollen Deutsch und Englisch lernen, Italienischsprachige sollen Italienisch und Englisch lernen - die gemeinsame (und öffentliche?) Sprache im Lande ist dann Englisch??? ...
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... und das alles nur, um im zweisprachigen Gebiet Südtirol die Zweisprachigkeit abzuschaffen (ohne jetzt nationalistisches Gedankengut dahinter zu vermuten, dass der Italiener auf dem eigenen Staatsgebiet eben nicht Deutsch lernen will (?)) - ist dies wirklich so herauszulesen?
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Mit dieser Argumentation oben gibt es nirgends mehr eine Minderheitensprache, nirgends mehr einen auf die Sprache bezogenen Minderheitenschutz. Die Aussage, die deutsche Sprache wäre zu schwer zum Lernen und würde nichts nützen, empfindet man irgendwie als diskriminierend.
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Zitat: „Il tedesco è una lingua troppo difficile per essere spesso ben conosciuta e si tende a dimenticare facilmente per via della necessità di imparare a memoria molte regole“: auch das teile ich nicht. An „Ausnahmen“ ist auch die italienische Grammatik reich, und versuchen Sie mal als Beispiel einem deutschsprachigen Kind die Verwendung von Konditional und Konjunktiv im Italienischen beizubringen...
Nachtrag: https://de.quora.com/Welche-Sprache-ist-schwieriger-Deutsch-oder-Italien...
„Naja, objektiv betrachtet ist Italienisch weitaus schwieriger. Italienisch hat mehr Verbzeiten und -modi als Deutsch (und kompliziertere Konjugationsmuster), die Nebensätze sind wegen der Consecutio Temporum ein Albtraum, die doppelten Pronomen und die kombinierten Präpositionen ebenfalls“
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Im Kommentarbereich darunter scheiden sich etwas die Geister....
Sig. Gasser
Io non sto parlando per mie opinioni personali ma da docente che si è trovata a insegnare a ragazzi che a volte , non certo sempre, si rifiutano di parlare italiano o tedesco per pregiudizi che da qualche parte arriveranno. Da persona che ha insegnato per lungo tempo all'estero e che ha visto altre situazioni perché le minoranze esistono ovunque nel mondo È evidente, ma non devo dirlo io, che la lingua tedesca è difficile e non certo inutile Per il resto per me tutte le lingue hanno valore, più ne sappiamo meglio è, ma queste si evolvono nel tempo e nello spazio.
A proposito dei ragazzi che si rifiuterebbero di parlare tedesco, non dimentichiamo però che ad oggi per un altoatesino le occasioni di parlare Standarddeutsch in Alto Adige/Südtirol sono praticamente pari a zero.
Meine Kinder beherrschen condizionale und congiuntivo, in all ihren Formen, perfekt. Nur weil Sie es nicht können, sollten Sie nicht auf andere schließen.
Zitat: „ Nur weil Sie es nicht können...“ an diesem unsinnigen und typischen ad-personam-Angriff kann man dieses Anonym gut früheren hier Menschen angreifendem Anonym zuordnen - das ist lästig, wenn immer derselbe Anonyme unter wechselnden Accounts sein Unwesen treibt, so meine Meinung dazu.
Hallo Herr Gasser, falls Sie mich meinen. Ich bin für Sie natürlich Felix Frei, Markus Schwärzer, Am Pere und alle anderen die Sie glauben (nein pardon, nicht glauben, das sind natürlich Fakten). Außer der Nutzer der gesperrt wurde und sich als Tarzan wieder angemeldet hat. Der bin ich nicht.
Va anche detto che l'autore dell'articolo glissa - a mio parere, anche in malafede - su un aspetto fondamentale della questione bilinguismo locale.
La coppia italiano/tedesco ormai ha senso e vale solo per il pubblico impiego. Il vero bilinguismo in Alto Adige/Südtirol ad oggi è sempre più rappresentato dalla coppia italiano/dialetto sudtirolese. Il che spiega peraltro la crescente disaffezione degli italiani verso questo bilinguismo di fatto - che al di fuori di qui è ancora più inutile della coppia italiano/tedesco - e il loro rivolgersi all'inglese.
Was mag sich - persönlich, politisch (Zitat: „a mio parere, anche in malafede“?) - hinter diesem systematischen und dauerhaft angelegten Trommelfeuer gegen Autonomie, Zweisprachigkeit und Dialekt verbergen, das hier seit Monaten, so meine ich, zu lesen ist?
Angst? Nationalismus? Zorn oder Scham? - ich kann es nicht ergründen...
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Ich würde es einfacher formulieren: Jeder Mensch ist ein Kind seiner Zeit und seiner Umgebung und Heimat hat viele Gesichter.
Übrigends habe ich noch keinen Italiener /in wegen des gesprochenen Dialektes kritisiert, ich haben immer versucht ital Dialakte zu lernen und verstehe sehr viele davon.
Proviamo a fare un esempio pratico. Con un altoatesino che nasce a Bolzano.
Quando inizierà ad andare a scuola, gli verrà detto che in Alto Adige/Südtirol si parlano due lingue, italiano e tedesco (che poi, a dire il vero, sarebbero tre), che la convivenza è un valore e il bilinguismo ne è uno dei fondamenti, ecc. Insomma, la solita retorica a tutti ben nota. Se non verrà ficcato a forza in una scuola tedesca - occasione che nel lungo periodo gli darebbe la possibilità di capire come funzionano veramente le cose qui - comincerà a studiare il tedesco. Cioè lo Standarddeutsch: con ore alle elementari, ore alle medie, ore alle superiori e il resto possibile. Se tutto va bene - e con bene intendo una certa predisposizione e soprattutto insegnanti decenti (che tutto è fuorché una costante) - potrebbe anche trovarsi ad avere una conoscenza discreta dello Standarddeutsch, magari supportata anche da qualche soggiorno in un paese estero tedescofono.
Bene: una lingua la impari, e sempre di più, se la pratichi: ovvero, se la parli. E con chi lo pratica, questo ipotetico altoatesino, lo Standarddeutsch? Ecco il primo scontro con la realtà vera (che è altra cosa rispetto alla retorica della convivenza). In Südtirol la lingua di fatto è il dialetto locale: senza se e senza ma. Ormai è parlato dovunque, ovviamente nel privato ma anche nel pubblico: dal presidente della provincia all'usciere. Se da altoatesino ti ritrovi a lavorare in un gruppo di sudtirolesi, le opzioni sono due: o si parla in dialetto locale o in italiano, dove la seconda ipotesi è più che remota (e perché dovrebbero, poi?). Standarddeutsch, non pervenuto. E come ho già detto, vale anche per il pubblico impiego.
A questo punto il nostro ipotetico altoatesino già in difficoltà con la pratica dello Standarddeutsch potrebbe anche decidere di fare lo sforzo di imparare il dialetto locale. Ma non è una lingua che si studia a scuola: si impara vivendoci in mezzo. Se però veniamo cresciuti da separati in casa con tanto di "benedizione istituzionale" (vedi Statuto), come lo dovremmo apprendere, questo benedetto dialetto?
A questo punto l'altoatesino comincia a farsi qualche domanda. Se voglio vivere qui, devo lavorare. L'unico posto di lavoro dove mi "basta" (e non è nemmeno del tutto vero, ma ancora non lo sa) lo Standarddeutsch è il pubblico impiego. Se aspiro a qualcosa di meglio - e ci vuole poco -, se non so il dialetto locale me lo posso anche scordare. Sì, ma cosa sarebbe questo "meglio"? Che opportunità professionali mi dà l'Alto Adige/Südtirol? E soprattutto: quali opportunità dà a me che sono altoatesino una comunità chiusa come quella sudtirolese? Insomma: siamo sicuri che io voglia vivere qui?
Riassumendo: sono altoatesino, già mi devo fare il mazzo per imparare il tedesco, poi mi tocca pure aggiungerci il dialetto locale che è pure peggio in quanto a difficoltà salvo accorgermi che professionalmente giocherò sempre e comunque in serie B perché la serie A è riservata ai locali? E quali sarebbero poi le possibilità occupazionali di questa serie A che come detto è comunque riservata ai locali? Bene: se ho la fortuna di capire tutto questo in tempo - ed è molto difficile, vista la retorica in cui siamo immersi -, mi butto da subito sull'inglese e mi spalanco le porte del mondo. Se invece non ci arrivo, finirà che me ne starò qui. Se va bene, a giocarmela nella serie B dove già la A professionalmente è abbastanza scarsa. Se va male, a vivere da eterno discriminato, ovvero senza alcuna chance di sviluppo professionale.
L'autore dell'articolo ha completamente sbagliato il sottotitolo: l'inglese non come alibi per il mancato bilinguismo ma come liberazione dalla retorica del bilinguismo locale.
PS Tutto quello che ho scritto vale per un ipotetico altoatesino. Un altrettanto ipotetico sudtirolese gioca in un altro "campionato" con tutt'altre "regole".
Mit Verlaub, auch wenn man dutzendemal dasselbe schreibt, wird es nicht wahrer.
Was nur um Gottes Willen macht dann ein deutschsprachiger (oder jede andere Sprache), der im Trentino, in Bergamo, auf Sardinien, Sizilien arbeiten möchte: dort müssen dann alle Stadarditalienisch sprechen, nur für ihn?
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Dieses Gejammere, diese Sonderstellung dessen, was weltweit und auch überall im restlichen Italien so ist, wie kann man dies für sich rechtfertigen?
Was überall funktioniert in der globalen Welt - nur beim Italiener in Südtirol geht es nicht, sorry, bei manchen Italienern in Südtirol, für die meisten - so meine persönliche Erfahrung - gilt dies nicht.
A me può far solo piacere che si contesti - anche in modo maleducato o stupidamente, non ha importanza - ciò che scrivo. Meno persone lo capiscono, più posti disponibili ci sono per chi invece se ne è reso conto. E' che non resisto a non spiegarli, certi fenomeni.
Zitat 1: „anche in modo maleducato o stupidamente“:
Ad-personam in Reinkultur: wer Ihre MEINUNG nicht teilt, verhält sich „in modo maleducato o stupidamente“. Alles klar.
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Zitat 2: „Meno persone lo capiscono“: keine Sorge, si capisce bene, nur muss man meiner Ansicht nach diese Ihre eigen-artige Meinung - hier dutzendhaft wiederholt - nicht teilen. Es ist Ihre Meinung, nicht mehr und nicht weniger.
Schade für Sie, dass Sie in dieser Aversion gegen die deutsche Sprache und den Südtiroler Dialekt gefangen sind - da haben Sie meine ganze Empathie.
Nachtrag: würde ich in Bergamo arbeiten & leben, würde ich versuchen, den Dialekt dort zu verstehen, zu lernen und zu sprechen; niemals würde ich mich selbst der Arroganz schuldig machen, den Menschen dort ihre Mundart vorzuwerfen und zu verlangen, dass sie auf diese *MIR* zuliebe verzichten.
Sig. Gasser, quando io sono stata a Milano ho approfondito il dialetto milanese e perfino ho scritto un libro (in tedesco) "Zum Leben Carlo Porta", perché lo trovavo interessante e per molti aspetti simile al ladino gardenese, che già avevo studiato. Questa mia impressione è stata recentemente confermata da esperti ben più importanti di me. Ma solo in Sudtirolo accade che si parli dialetto a scuola o nelle riunioni di lavoro. Io non ho nulla contro i dialetti, solo che diventa un problema professionale serio e ostacola molto anche l'apprendimento corretto delle lingue.
Zitat: „Ma solo in Sudtirolo accade che si parli dialetto a scuola o nelle riunioni di lavoro“:
diese Aussage ist doch nicht haltbar, ich bitte Sie - diese Sonderstellung hat Südtirol mit Sicherheit nicht.
Sig. Gasser, non voglio offendere nessuno ma solo dire che l'uso del dialetto può creare problemi. Comunque ognuno ha le sue esperienze e opinioni ed è giusto così, l' importante è andare avanti e cercare che i giovani abbiano tutte le possibilità per il loro futuro.
Sig.ra Lucchi, condivido pienamente la Sua ultima frase.
Anche la prima frase ha una sua logica: Standard-Deutsch, wie es hier manchmal heisst, sollte wirklich jeder akzentfrei beherrschen - es soll auch & selbstverständlich die Unterrichtssprache in den Schulen sein.
Che energia che ci vuole - e che avvilimento che provoca - dover ripetere decine e decine di volte quelle che ormai dovrebbero essere ovvietà salvo poi constatare l'inutilità dello sforzo. Complimenti a chi ancora ci crede (compreso il sottoscritto, purtroppo per lui).
https://www.salto.bz/de/article/01082020/il-bilinguismo-impossibile
https://www.salto.bz/de/article/09012021/bitte-standarddeutsch-siamo-europa
https://www.salto.bz/it/article/26032023/la-retorica-del-bilinguismo
Ihre MEINUNG in Ehren, teilen muss man diese nicht - auch nicht, wenn Sie diese „ripetere decine e decine di volte“.
Schade, dass Sie Ihre Meinung absolut setzen, und keine andere Sicht auf die Sachlage zu akzeptieren bzw. zu respektieren vermögen.
Ich weiß, nicht jeder vermag dies zu leisten, da muss man als Leser eben nachsichtig und tolerant sein.
"Se voglio vivere qui, devo lavorare. L'unico posto di lavoro dove mi "basta" (e non è nemmeno del tutto vero, ma ancora non lo sa) lo Standarddeutsch è il pubblico impiego." Das glauben Sie doch nicht wirklich, oder? Gibt es in Südtirol keine italienischen, Südtiroler Führungskräfte in der Wirtschaft, keine CEO's, keine Firmengründer?
Und selbst wenn dem so wäre, rein hypothetisch, ist unser Dialekt Schuld daran? Kann es sein, dass Sie eine "Südtiroler-Phobie" haben?
Non posso mettere l'emoticon (la faccina che ride), perché qui su salto.bz non si può, ma la fobia me la stano facendo venire certe risposte ai miei articoli e commenti, signor M.Gasser. Spero abbia capito abbastanza dai predetti (articoli e commenti) per inferire che io sto parlando di dinamiche sociali. Certo che c'è qualcuno che se la cava. E vorrei anche vedere. Ma le dinamiche sociali riguardano processi collettivi, non le storie virtuose dei singoli. E lì c'è poco da discutere su quale sia la situazione del gruppo etnolinguistico italiano in provincia di Bolzano.
(...me la STANNO facendo venire...)
Zitat: „E lì c'è poco da discutere su quale sia la situazione del gruppo etnolinguistico italiano in provincia di Bolzano“:
bitte erhellen Sie den Leser... fühlen Sie sich in Ihrer Nationalität behindert, weil ein Teil der Bevölkerung, die Minderheit im Staate, eine eigene - und gleichgestellte - Sprache und Mundart hat (wie alle Völker und Regionen auf dieser Welt)?
Si diceva per l'appunto della causa di origine delle "fobie"...
Sie leiden also unter Phobien (fobie)...?
Sehr geehrte Herr Marcon, ich habe eine gewisses Verstaendnis fuer Ihre Meinung. Wahrscheinlich gibt es einen tieferen Grund fuer ihre Phobie: Die nach den Schauprozessen von Nuernberg unterbliebene Umer ziehung vieler im (schizophrenen) Geist des Darwinismus, von Monar chien und des ausgrenzenden bib lischen Dogmatismus zu obrigkeits hoerigen Werkzeugen fuer Dikta toren erzogenen Voelker.
Eine durch sie willenlos verfuehrte Masse von unbegreiflich aus einer bisher stabil scheinenden Position in einer Zwangsjacke Ver-rueckten", die nur zum gehorsamen, foermlichen Sich-Verbeugen vor hohen Tieren gedrillt wurde.
Hervorragende Hinweise fuer eine auch im Einklang mit der buddis tischen Religion stehende moderne naturwissenschaftliche Erziehung
enthaelt der folgende Beitrag von dem Quantenphysiker Prof. Duerr : https://www.newsage.de/2013/01/es-gibt-keine-materie/
«Wahrscheinlich gibt es einen tieferen Grund fuer ihre Phobie»
In realtà, e come ovviamente si dovrebbe capire e si è capito dalle reciproche battute, io non ho alcuna fobia. Semplicemente illustro la realtà traducendola in concetti per cercare di spiegarli. Poi sull'evidenza del fatto che vengono contestati perché non piace cosa significano e soprattutto dove portano, naturalmente mi irrita: ma sarei uno sciocco se invece mi stupisse, considerato dove vivo.
Wenn also Sie keine Fobie haben (was ich Ihnen gerne glaube), und kein Einzelner wie Sie eine Fobie hat, dann gibt es diese Fobie schlichtweg nicht, und Ihr Satz ist ohne Grundlage und also unzutreffend: „Si diceva per l'appunto della causa di origine delle "fobie"...“.
Zitat: „Semplicemente illustro la realtà traducendola in concetti per cercare di spiegarli“:
hier liegt meiner Ansicht nach auch Ihr fundamentaler Fehler:
Sie „veranschaulichen einfach die Realität, indem sie diese in Konzepte übersetzen“, und erklären dann Ihre Konzepte - nicht die Wirklichkeit.
Mir kommt dabei beim Lesen so vor, dass Sie Ihre Konzepte mit der Wirklichkeit („realtá“) gleichsetzen - und das ist unzulässig.
Riguardo al resto del suo commento, leggerò: ma le devo dire che il pensiero mistico non rientra esattamente tra le mie corde (tranne qualche episodica incursione in terreno junghiano ho insomma ben poche chiavi di lettura per interpretarlo)
In realtà in Sudtirolo si può felicemente vivere senza sapere la seconda lingua.
Non capisco perché uno debba sentirsi obbligato. Si sceglie un lavoro che si addice alla propria preparazione e basta.
Più che altro c'è chi lo vede come un vantaggio per sé stesso e allora lo impara, spinto appunto da una motivazione personale.
Almeno per me è stato così. Dopo una vita passata a parlare solo italiano, francese e inglese (per lavoro) ho sentito il desiderio di migliorare il tedesco, completamente abbandonato ad un livello di conoscenze teoriche mai applicate nella pratica.
Ho iniziato a sforzarmi a parlarlo con i conoscenti sudtirolesi, partendo da dialoghi semplici. Leggendo e ascoltando contenuti in tedesco.
Sono passati 8 anni e il tedesco lo uso nella vita di tutti i giorni, ora anche al lavoro, sono arrivata piano piano a capire il dialetto. Se un madrelingua tedesco mi parla italiano io passo al tedesco. Lo faccio per lui/lei? Assolutamente no. Trovo interessante e stimolante imparare/migliorare una nuova lingua prima di tutto per me stessa.
Se qualcuno invece si trova a disagio è liberissimo di non parlare/imparare mai il tedesco o italiano che sia.
Non mi sento assolutamente in difetto parlando un tedesco standard con chi mi parla in dialetto. Approfitto per approfondire la variante di dialetto in base a chi ho di fronte.
Essere bilingue, trilingue, multilingue è bello. E non deve essere vissuto come un obbligo ma come opportunità di arricchire allargare la propria cultura, aumentare le conoscenze, allargare gli orizzonti.
Uno si trova bene solo con l'inglese? Benissimo!
Il territorio offre l'opportunità di imparare a conoscere anche la cultura e la lingua tradizionale. Chi vuole PUÒ cogliere anche questa opportunità, lasciando da parte certi pregiudizi.
Dös geat für mi a guat wos do gschriebm hosch! Passt, wogglt und hot Luft! (ENA)
Nel pubblico impiego ci sono obblighi precisissimi di dimostrare la conoscenza del tedesco e/o del ladino oltre che dell'italiano, nonché ulteriori verifiche se si vogliono fare concorsi interni. Più che obblighi ogni tanto le chiamo forche caudine. Non è un vivere felice perché queste verifiche condizionano tutta la carriera professionale.
Gentile Sig.ra Lucchi,
Ognuno è libero di scegliere il percorso che più corrisponde alle proprie caratteristiche.
Chi si sente infelice nel doversi sottoporre a verifiche in tedesco, è libero di scegliere un'altra strada, come nell'esempio riportato nell'articolo che stiamo commentando : chi si sente a suo agio con l'inglese, sceglie di proseguire per quella strada.
I bambini di cinque anni che tra un po'verranno sottoposti a controlli linguistici insieme ai genitori non sono proprio lìberi di scegliere nulla. La società si basa su regole condivise e che dovrebbero rispettare la volontà e la dignità di tutti minori compresi.
Sta ai genitori scegliere il percorso adeguato per il figlio minorenne.
Non sono d'accordo col dire che il genitore non sia libero di scegliere.
Se il genitore ritiene che il figlio si sentirà a disagio nella scuola tedesca (vuoi per un ev. test d'ingresso, vuoi per tutto ciò che verrà dopo) , è libero di mandarlo alla scuola italiana.
Io per mio primo figlio ho fatto così. L'ho iscritto alla scuola italiana perché non lo vedevo pronto col tedesco. Nemmeno io lo praticavo molto all'epoca. Non avevamo sufficienti frequentazioni in l. tedesca. (Non ho avuto bisogno di sottoporlo a test d'ingresso per capire che per lui non sarebbe stato il massimo).
Per la seconda invece, abbiamo coltivato fin dall'inizio frequentazioni sia in italiano che in tedesco. So di poterla mandare tranquillamente alla scuola tedesca perché la vedo a suo agio ad esprimersi (anche) in questa lingua. Quindi se ci sarà da fare qualche test, lo vivremo serenamente e senza ansie.
Ps : Non conosco al momento scuole dove praticano test d'ingresso, ma se c'è ne sarà qualcuna sarà probabilmente per via dell'iperfrequentazione che viene istituita una selezione, non di certo per ledere la dignità di qualcuno.
Ho sentito di scuole italiane dove hanno classi con 7 bambini mentre la scuola tedesca aveva dovuto creare la terza sezione perché le solite 2 non erano sufficienti.
Perché i bambini altoatesini vengano "ficcati a forza" nelle scuole sudtirolesi dai loro genitori - prossimi test permettendo - è spiegato qui:
https://www.salto.bz/it/article/26032023/la-retorica-del-bilinguismo
Sig. Marcon,
I motivi mi sono ben chiari.
Non la trovo però una strategia ottimale...
https://www.salto.bz/it/comment/125086#comment-125086
Nei miei tanti lunghi viaggi intorno al mondo ho però visto e imparato una cosa: io da buon trilingue in qualche maniera me la sono sempre cavata davanti alle più disparate lingue straniere; i Britannici o gli Americani si trovano subito in serie difficoltà se i loro interlocutori non parlano molto bene l'inglese. Essere cresciuto in un pezzettino di mondo plurilingue e con molti immigrati che a stento sanno qualche nostra parola, mi ha portato a sapermi arrangiare in molte situazioni...
«i Britannici o gli Americani si trovano subito in serie difficoltà se i loro interlocutori non parlano molto bene l'inglese.»
Vero. Ma, al contrario, tutti i non anglofoni che hanno imparato l'inglese come nuova lingua, tra loro si capiscono con facilità.
Personalmente conosco molte persone di lingua italiana che hanno sfruttato la conoscenza dell'inglese come trampolino di lancio per imparare il tedesco.
Quindi mai dire mai, Sig. Stenico!!! :-)
Kurze Zusamnenfassung des Motivs fuer einen aus der Versenkung geweckten voellig unsinnigen Sprach enstreit und damit nur das angestrebte friedliche Zusammenleben der von Natur aus verschiedenarti ger Kulturen stoerender
Nationalismus
(Gibt es keine anderen Probleme ?)
Ein Beispiel fuer weiter in den Koepfen der Oeffent lichkeit spukenden, aus ihrem Schlummerzustand geweckten und durch das Dorf getriebenen Daemo nen (boesen Hexen) der Vergangenheit
Auch ich sehe in dieser Diskussion einen verborgenen und doch permanent sichtbaren Nationalismus als eigentlichen Impulsgeber, als eigentliche Triebfeder.
Gerade in einem Minderheitengebiet ist das Beharren auf Nationalismus ausnahmslos schädlich und von leichtfertiger Natur, so meine Überzeugung.
Ja, leider vergisst der Mensch, dass auch er nur ein TEIL der goettlichen Schoepfung ist, zu der auch z.B.
Beutegreifer oder Viren gehoeren. Eine Natur, die auf die ueberlebens notwendige Kooperation, die fried liche Koexistenz von verschieden artigen Gruppen angewiessen ist
Ho capito la sua posizione, Sig. Marcon.
Ma a mio parere la comunità italiana è altrettanto chiusa, se non di più di quella di lingua tedesca.
Invece di gettare i figli nell'ignoto facendogli iscrivere alla scuola tedesca, farebbero meglio a fare un primo passo anche i genitori stessi in quel senso, anche per dare un buon esempio a quei figli.
A me piace il pragmatismo svizzero, lingue…4, tedesco, francese, italiano e inglese più Schwitzer Dütsch…il motto, più ne sai, meglio è.
Anche in Svizzera non sono rose e fiori... anche se apprezzo il motto
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/06/15/news/perche_le_donne_svizz...
Vero! Aggiungerei, se conoscessi il posto dove tutto è rose e fiori…ci andrei subito. Prendo atto che in Svizzera si pongono meno problemi linguistici.
Qual è il senso di citare l'esempio svizzero laddove si parla di problemi relativi al bilinguismo locale? In Svizzera non ci sono mica due gruppi etnolinguistici che si fronteggiano dove il primo (per numero) ha usato lo Statuto di autonomia per - Martha Ebner docet - tornare «padrone in casa propria» discriminando l'altro nell'accesso alle risorse.
Qui da noi la questione non è mai stata squisitamente linguistica ma sostanzialmente politica. Come lo è - vedi la boutade dei tests linguistici d'ingresso - ancora oggi.
Zitat: „In Svizzera non ci sono mica due gruppi etnolinguistici che si fronteggiano dove il primo (per numero) ha usato lo Statuto di autonomia per - Martha Ebner docet - tornare «padrone in casa propria» discriminando l'altro nell'accesso alle risorse“:
meiner Ansicht nach verbirgt sich hinter solch streitsüchtigen und das friedliche Zusammenleben geradezu torpedierenden Aussagen - wenn nicht alter & schädlicher Nationalismus - ein veritabler Minderwertigkeitskomplex.
Diese Meinung ergibt sich wohl, wenn man dauerhaft über Monate diese stereotype Aggressivität gegenüber allem Deutschen im Lande liest.
Lassen Sie es gut sein, Herr Gasser, bringt nix. Ich habe mir heute genau das vorgenommen, mal schauen, wie lange.
https://www.salto.bz/de/comment/121502#comment-121502
;-)
Ci ho messo un pó , ma spero che stavolta ci riesco, a star zitto. :-)
Io direi che questa discussione è mal impostata fin dall'inizio. Non ha senso parlare di stragi o scalzamento con le lingue, è scorretto filologicamente. D'altra parte le parole sono importanti e anche usare termini impropriamente, soprattutto da parte di esponenti politici, non va bene. Mi sembra che il linguaggio guerresco prevalga piuttosto della comprensione, purtroppo.
Mah, a me pare che siamo alle solite: qualsiasi altoatesino osi permettersi un minimo di critica sociale - basata su fatti, poi, non su illazioni - è subito tacciato di nazionalista fascista odiatore dei sudtirolesi. Se non fosse tragico, sarebbe comico. Ma dopo mesi di commenti di questo tenore, io ormai lo trovo semplicemente spregevole.
Il disagio (personale) perfetto.
Darf ich Ihnen Eugen Roth vorlesen? - das Gedichtchen heisst „Gegenseitig“:
„Ein Mensch beklagt das Widerstreben,
der andern, ganz (sich) hinzugeben.
Er müsst zur Frage sich bequemen,
war ER bereit, ganz hinzunehmen?“
Citazione da Luca Marcon :
"In Svizzera non ci sono mica due gruppi etnolinguistici che si fronteggiano"
- Non si fronteggiano perché nessun gruppo etnico ha deciso di annettere e sottomettere un altro come invece è avvenuto qui.
Citazione da Luca Marcon : "ha usato lo Statuto di autonomia per -... - tornare «padrone in casa propria»"
- La prenda come un risarcimento danni e si metta il cuore il pace.
«La prenda come un risarcimento danni e si metta il cuore il pace».
Ma io già lo so che è così: il revanscismo sudtirolese sono mesi che lo spiego in dettaglio. Da intellettuale il "cuore in pace" lo ho avuto da quando ho capito come stanno le cose. Che poi a divulgarle si paghi un prezzo - e il mio per ora consiste nel sopportare dei semplici riflessi condizionati - bisogna pur metterlo in conto.
Zitat: „Da intellettuale il "cuore in pace" lo ho avuto da quando ho capito come stanno le cose“:
... also das mit dem „cuore in pace“, nein, das nimmt man Ihnen nun wirklich nicht ab:
Sie leiden offensichtlich an/unter einem imaginären „revanscismo sudtirolese“, wie Sie oben selbst schreiben, Sie fühlen sich irgendwie als Opfer der Zeit, als Opfer der Geschichte, so scheint es mir... was kann Ihnen Linderung schaffen?
Ein Wechsel der Sichtweise? : etwa:
- was für ein Glück, in diesem Land zu leben?
- Toll, Zweisprachigkeit?
- interessant, ein Disput!
- der sieht das anders, eine Herausforderung!
.
Und: als „intellettuale“ setzt man niemals das eigene Verstehen („ho capito come stanno le cose) mit der Wirklichkeit selbst gleich. Das erschiene mir doch etwas anmaßend:
https://www.salto.bz/de/comment/125321#comment-125321
Citazione da Luca Marcon : "il revanscismo sudtirolese sono mesi che lo spiego in dettaglio."
- Ed è proprio qui che sbaglia. Perché non si tratta di revanscismo. Sono condizioni concordate tra Italia ed Austria. Non qualcosa deciso unilateralmente dal Sudtirolo, che non ha nessun potere.
Quindi se la prenda con l'Italia, che pur di tenersi il Tirolo meridionale ha accettato di offrire una serie di diritti/tutele.
È inutile che se la prenda con la popolazione locale che non ha nessuna colpa.
Ich denke, Es ist viel besser das Gemeinschaftsgefuehl zwischen den Voelkern im Alltagsleben praktisch unbemerkt zu foerdern. Wenn Missstimmungen vor handen sind, ist es wohl am besten, wie z.B. von Herrn Gasser bevorzugt, diese offen auszusprechen und nicht aus Ruecksicht auf die Etikette bis zur Explo sion ins Innere zu ver draengen
Per spiegare la questione bisogna partire dalle definizioni di due rispettivi piani, che differenzieremo in sociale (nel senso di comunitario) e istituzionale (nel senso di politico).
Il piano sociale/comunitario attiene all'uso del dialetto come lingua, per l'appunto, di comunità: ovvero Gemeinschaft, che qui da noi acquisisce l'ulteriore variante völkisch (che è una sorta di rafforzativo) tipica di certe, ma non necessariamente tutte, comunità tedescofone. Senza stare a spiegare per l'ennesima volta il peso della specificità della situazione locale, in questo tipo di comunità, la specificità della lingua parlata acquisisce un valore fondativo/identitario molto forte.
Il piano istituzionale/politico riguarda invece l'uso del tedesco come lingua di società: ovvero, Gesellschaft. Nella lingua di società, per esempio, vengono redatti gli atti legislativi e giudiziari. E la lingua di società, il tedesco per l'appunto, è la lingua - la cui salvaguardia è prevista dallo Statuto di autonomia -
che deve essere obbligatoriamente usata.
Ora: qui nessuno nega - o potrebbe negare - alla Gemeinschaft völkisch sudtirolese l'utilizzo del dialetto. Premesso che nel privato, ovvero a casa mia e tra quella che io considero la mia gente io parlo come mi pare, come detto prima nella nostra provincia l'esigenza di utilizzare il dialetto da parte della Gmeinschaft völkisch sudtirolese è molto forte proprio in virtù del suo valore fondativo/identitario: parafrasando Cartesio, «dialetto ergo sum».
Il problema - ed è tutto fuorché un problema da poco - nasce quando il dialetto vuole essere fatto passare dal piano sociale/comunitario al piano istituzionale/politico. Ed è quello che succede quando, tanto per fare un esempio, nelle riunioni di lavoro della pubblica amministrazione il binomio linguistico utilizzato ormai non è più tedesco/italiano ma dialetto/italiano.
Personalmente quando scrivo del problema dialetto e mi si risponde "ma tu ce l'hai con il nostro dialetto", mi cadono non le braccia ma un'altra parte del corpo che non posso citare a pena di volgarità. Anzi no, faccio un'eccezione: mi fate veramente cascare i coglioni.
Ed ora, caro SCM, cala pure la mannaia...
man liest’s und nimmt‘s mit Humor:
„HIC PATRIAE FINES SISTE SIGNA
HINC CETEROS EXCOLVIMVS LINGVA LEGIBVS ARTIBVS et TESTIBUS“.
(ps: „testis“ = wie oben (16:04 Uhr), 1. Absatz, letztes Wort).