Südtiroler Greendates

«Ecco perché il nostro programma si concentra principalmente sui pilastri chiave delle politiche di sostenibilità»
Non ho letto alcun riferimento alla scuola bilingue. Considerato che la candidata per così dire di punta del gruppo etnolinguistico italiano proviene proprio da quell'ambiente professionale, non sarebbe male sapere da lei - ma non solo da lei - che ne pensa riguardo a questo:
https://www.salto.bz/it/article/24082023/il-voto-dilettevole

....ero presente e posso confermare che la scuola plurilingue fa parte del programma der Verdi. La discussione era chiara e per me condivisibile in tutti i punti!

Die Kriterien, wie diese Kandidaten- bzw. Kandidatinnenliste im Einzelnen genau zustande kam, wären auch interessant (Beispiel: Casal - die ich hier auf dem Gruppenfoto nicht sehe).
Aber mal schauen, ob die "Grünen" oder doch noch Team K (trotz ihrer Absage an die SVP) nun die Rolle der Erfüllungsgehilfen auf Zeit zusammen mit den national-rechtsextremen Brüdern Italiens nach den Wahlen im Herbst übernehmen.
Dt./lad. Listen der Opposition bleiben als Teil der historisch-politischen Vertretung der angestammten dt./lad. Bevölkerung wohl weiterhin ausgeschlossen. So zumindest die Vorhersage, sollte es nicht doch noch zu einer völlig unvorhersehbaren Wende kommen.

Verdi e scuola bilingue: sì o no? Sì ma anche no. E per capire come superare questa apparente contraddizione introduciamo, anche se il termine è improprio, il concetto del cosiddetto trilemma.
Primo lato del trilemma. Un consigliere di lingua italiana non è solo il desideratus di un partito che continua a fare dell'interetnicità la sua bandiera ma soprattutto un obbligo per chi vuole governare con un altro partito - la SVP - che gli appartenenti al gruppo etnolinguistico italiano non li candida. E dato che in Giunta ci devono essere un numero di assessori italiani proporzionati al risultato elettorale, se i Verdi vogliono proporsi come partner di giunta, il consigliere italiano lo devono portare loro. Ma se nel 2023 dovessero ripetersi più o meno i risultati del 2018, esclusa la possibilità di una cosiddetta chiamata esterna uno non basterebbe. Che è il motivo per il quale cinque anni fa la proposta di coalizione vedeva la partecipazione assieme ai Verdi dell'unico eletto del PD.
Secondo lato del trilemma. Di scuola bilingue la SVP non ne vuol sentir parlare. Lo ha detto chiaramente a più riprese Arno Kompatscher e lo ribadiscono gli altri maggiorenti del partito dominante ad ogni piè sospinto. Quindi chi vuole candidarsi a governare insieme alla SVP, quel punto lo deve lasciar perdere: come ha proposto Riccardo Dello Sbarba nel 2018 durante le trattative per la formazione della giunta provinciale (vedi il mio articolo «Il voto dilettevole») e come lo ha rimarcato l'assessore e partner di giunta uscente Giuliano Vettorato qualche giorno fa sulle pagine dell'Alto Adige.
Terzo lato del trilemma. La scuola bilingue è uno dei capisaldi del consenso ai Verdi da parte del gruppo etnolinguistico italiano. Senza questo punto del programma, detto consenso è in pericolo. Nel caso estremo, non li votano proprio.
In sintesi: i Verdi vogliono governare con la SVP, ma per fare questo devono prima eleggere almeno un consigliere italiano, trovarne un altro e poi abbandonare uno dei punti fondanti del loro programma politico. Ma non possono dire di abbandonarlo prima del voto, altrimenti rischiano di non eleggerlo, il loro consigliere italiano. Come si può vedere, un bel trilemma. Fino a ieri Riccardo Dello Sbarba è riuscito in quello che potremmo definire un miracolo di strategia elettorale: per chi se l'è bevuta - in senso politico - ovviamente, ma altrettanto evidentemente non erano pochi. Se anche quest'anno riuscirà loro il "giochino" di propaganda di lotta/partito di governo, lo vedremo all'indomani della chiusura delle urne.

Se l'obiettivo è "al governo con l'SVP" è ingannevole e disonesto conservare l'obiettivo "scuola bilingue" nel programma elettorale del partito. O sottacere che l'obiettivo non sarà possibile.