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Storia

La lunga ombra dei pregiudizi italo-tedeschi

Come si costruiscono (e si smontano) i pregiudizi nazionali? Paolo Emilio Petrillo, con un libro sull’8 settembre 1943, ci aiuta a comprenderlo.
Von
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Gabriele Di Luca21.04.2015

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Kommentare

Bild des Benutzers Benno Kusstatscher
Benno Kusstatscher 20.04.2015, 08:07
Gabriele, come mai dopo l'intervista non hai rimosso il termine "pregiudici" dal titolo del pezzo? E diresti che oggi, in tempi di crisi e austerità l'ovvia diffidenza fra i populazioni (e soprattutto quella verso il governo degli altri) fosse basata su pregiudizi? Mi pare un termine un po' superficiale per una tematica così compless.
Bild des Benutzers Gabriele Di Luca
Gabriele Di Luca 20.04.2015, 16:29
Benno, il titolo parla di "ombra lunga dei pregiudizi" e il testo esplicita il senso di questa scelta. Esistono giudizi posteriori una determinata esperienza e giudizi che, magari nati in circostanze precise, tendono a cristallizzarsi anticipando poi di fatto esperienze ulteriori (e questi sono i pregiudizi veri e propri). Il libro di Petrillo propone una ricostruzione meticolosa di come nascono i pregiudizi, centrando l'analisi sui fatti del 1943, ma mostrando anche come determinati giudizi si appoggino su una precomprensione precedente (in particolare, per quel che riguarda la ricezione tedesca degli eventi bellici, ciò che determinò l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915) e finiscano poi per influenzare un atteggiamento di fondo che va a selezionare quel che è più comodo per confermare i giudizi maturati in precedenza. Se leggi attentamente il testo non può sfuggirti questa dinamica, che per l'appunto è "complessa".
Bild des Benutzers Stefan Kofler
Stefan Kofler 20.04.2015, 12:06
Da quanto ho letto, mi pare aver capito che in Italia quando non è gradito un (post)giudizio, questo diventa automaticamente un pre-giudizio. Correggetemi se sbaglio. Nel caso concreto, gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943 (seppure in un contesto e con modalità diverse, l'avevano già fatto nel 1915), ma non accettano il titolo di traditori inaffidabili. Trasformano pertanto un post-giudizio storico in un pre-giudizio: ottima via di fuga (formale, non sostanziale) dalle proprie responsabilità. I lettori più attenti sanno però che il lupo perde il pelo, non il vizio.
Bild des Benutzers Gabriele Di Luca
Gabriele Di Luca 20.04.2015, 16:37
Ti correggo in quanto mi pare che davvero tu non abbia capito. Innanzitutto il soggetto: l'Italia. Cos'è l'Italia? "Gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943....". Innanzitutto non tutti gli italiani hanno avvertito questa "libertà". Purtroppo - e sottolineo: PURTROPPO - ci furono molti lealisti che continuarono a combattere a fianco ai tedeschi. Chi invece si è schierato CONTRO i tedeschi non poteva certo sentirsi un "traditore", visto che proprio in quella scelta (e per la prima volta, considerato il regime illiberale che aveva dominato in quel momento) si manifestava una possibilità di riscattare la "morte della patria". Leggendo il libro di Petrillo emerge con chiarezza a quale prezzo il falso lealismo dei tedeschi nei confronti di Hitler (ma anche qui bisogna differenziare e distinguere tra quei tedeschi che davvero ci credevano e quelli che obbedivano solo perché schiacciati dalla paura) non regge davanti a un'impostazione pregiudiziale del confronto tra lo "spirito dei popoli". Qui non ci sono né lupi, né peli, né vizi. Ci sono individui in carne ed ossa, ognuno conficcato in una situazione particolare, e attivo entro circostanze che devono essere smontate caso per caso. Invito a leggere il libro per vedere in che modo sia possibile farlo.
Bild des Benutzers Stefano
Stefano 20.04.2015, 18:34
La ringrazio per la spiegazione, anche se non mi è chiaro cosa non avrei capito. Mi preme comunque sottolineare che la mia critica era certamente rivolta contro coloro (e furono tantissimi, a milioni, a tutti i livelli della società, nessuno escluso) che erano prima entusiasti fascisti e, dopo il 1943, entusiasti anti-fascisti. Le tante eccezioni confermano purtroppo la regola contraria. Per quanto riguarda lupi, peli e vizi, mi pare che lo scenario politico italiano attuale confermi una qual certa disinvoltura (per non dire di peggio) di comportamenti: forse non è cambiato granché da allora. Ho già ordinato il libro.
Bild des Benutzers Gabriele Di Luca
Gabriele Di Luca 20.04.2015, 19:44
Le persone cambiano spesso fronte, a seconda della convenienza. Io qui spezzo una lancia a favore di quei non moltissimi che, nell'Italia del '43, cambiarono sì fronte, ma per sceglierne uno scomodossimo. Parlo dei partigiani. E mi preme anche ricordare che il loro non fu "tradimento". In questo senso ci si rammarica che in Germania di "traditori" non ce ne siano stati abbastanza.
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Stefano 21.04.2015, 09:29
Ecco, sono proprio questi i tipi antropologici che disgustano: quelli che cambiano per (sola) convenienza. Per costoro non ci sono né pre-giudizi né post-giudizi utili a valutarli: sono dei voltagabbana. E (purtroppo) sono stati e sono ancora tanti.
Bild des Benutzers Christian Mair
Christian Mair 22.04.2015, 15:29
Besser spät (Italien 1943), als nie (Front der Aleierten 100m vor Bunker 1945)!
Bild des Benutzers Stefano
Stefano 22.04.2015, 16:36
Besser keine Krieg und keine opportunistische Politik.
Bild des Benutzers Hartmuth Staffler
Hartmuth Staffler 22.04.2015, 01:34
In Deutschland gibt es den vorwiegend negativ besetzten Begriff "Wendehals". In Italien gibt es den absolut neutralen Begriff "trasformismo". Prominentes Beispiel dafür ist der ehemalige Staatspräsident Napolitano. In seiner Jugend war er Mitglied der faschistischen Studentenorganisation, für deren Zeitung er schrieb. Nach dem Krieg war er Kommunist, und als solcher hat er 1956 die brutale, blutige Niederschlagung des ungarischen Aufstandes durch die Sowjets als "Beitrag für den Weltfrieden" gefeiert. Später wurde er Demokrat und dann sogar, zumindest laut amtlicher SVP-Version, ein "Freund Südtirols". Dazu braucht es eine geistige Beweglichkeit, die nicht bei allen Deutschen vorhanden ist.
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