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La questione è importante e sarebbe interessante aprire un dibattito pubblico con toni pacati e nel pieno rispetto altrui.
Dal punto di vista informatico, aspetto che mi riguarda particolarmente, il problema riguarda tutte le categorie e le realtà e quindi travalica la scuola. Confesso che mi viene da piangere quando sento parlare di Whatsapp come strumento comunicativo/didattico (per la cronaca io non lo uso quindi sarei stato tagliato fuori). Esistono a riguardo delle piattaforme apposite di e-learning come quella di Alphabet (Google) molto valide. Solo che vanno testate e usate in periodo di "pace" per poi essere sfruttare nei momenti di necessità. Stesso discorso per gli stumenti da utilizzare per tale formazione a distanza. Stiamo in una provincia molto benestante da dimenticarci che non tutti hanno un pc o connessione internet a casa. Anche in questo caso bisognerebbe predisporre uno strumento valido per tutti (penso ai validissimi Chromebook, da un costo minimo) e ripagabile nel corso dei 5 anni. E tutto questo dovrebbe essere fatto a livello provinciale. Se, come spesso succede, la politica non ha tale sensibilità queste proposte dovrebbero arrivare dai docenti, che vivono in tale realtà.
Comunque quando il prof. Accardo sostiene "per anni abbiamo sentito parlare di “nativi digitali”, cosa che i nostri ragazzi di fatto non sono", denota una spiccata intelligenza e conoscenza della materia, cosa che molti docenti non sono. Ecco l'importanza di corsi di formazione e supporto informatico sistematico (discorso che rientra anche nella esperienza del progetto FUSE).
A questo aspetto se ne affianca quello un altro, meno tecnico più sociale. Perché questa differenza tra mondo scolastico "italiano" e "tedesco"? Che di fatto c'è! Qualcuno me lo può spiegare visto che sono ignorante in materia?
C'è chi fa riferimento ai sindacati perché è nella sua natura delle cose. Io personalmente non li ho mai considerati perché ritengo che il sindacato debba essere UNICO, e debba essere un ente snello e dinamico e aperto anche alle nuove tecnologie. Fermo restando che ritengo pure io che la Scuola oltre a impartire nozioni insegna anche e soprattutto a relazionarci, a creare una coscienza critica tramite la cultura. E questo non lo si potrà mai fare online.
Il prof. Accaro insegna al liceo Pascoli e fa parte quindi di quei docenti che davvero hanno fatto un enorme lavoro seguendo i ragazzi durante questo periodo. Ma non è un caso che il "Servizio di emergenza" fosse rivolto ai bambini della scuola dell'infanzia e delle elementari, in tutto e per tutto meno autonomi degli studenti delle scuole medie e superiori. Si è persa di vista l'enorme differenza che c'è tra le due fasce d'età? La differenza tra il lavoro che gli insegnanti di medie e superiori potevano fare a distanza e quello che gli insegnanti di scuole dell'infanzia e elementari non potevano fare, nonchè, ora, la differenza tra le urgenti necessità dei bambini di scuole dell'infanzia e elementari e delle loro famiglie rispetto a quelle degli studenti di medie e superiori, che pure ci sono?
Gentile prof. Accardo,
Lei ha pienamente ragione!
prof. univ. Siegfried Baur (in pensione)