Pietrangelo Buttafuoco è un italiano, certamente. Ma per essere più esatti, un siciliano. Distrattamente, lo abbiamo seguito in qualche apparizione televisiva, con scarsa attenzione. Qualche settimana fa ci è capitato di ascoltarlo e conoscerlo de visu a Verona, complice una siciliana intraprendente e già contagiata da un rapporto amicale. Poche volte abbiamo avuto la sensazione della distinzione delicata e concentrata, della parola parola precisa ma energica e vitale, come in quell'occasione quasi imprevista quanto rivelatrice. Gli aficionado commenteranno "buona notte", ma per gli altri si prenda in mano il recente e davvero tellurico "Fuochi", edito da Vallecchi, per cogliere, sin dalla convincente apertura dedicata alla "terra madre", il senso profondo di una scrittura densa e porosa, intarsiata da una intelligenza non comune, eppure accessibile, lungo il sentiero lastricato di una cultura mimetizzata da una mite ironia, che non lascia spazio alla rassegnazione. Il senso precario dell'esistenza si riveste di un incessante ritmo, scandito da richiami capaci di riesumare "Il tramonto della cultura siciliana", come avrebbe detto il filosofo Giovanni Gentile, per affermare propriamente l'opposto. Non troviamo qui il "cretino cognitivo" così modaiolo del linguaggio giornalistico imperante, bensì un gioco virtuoso e assonante a quel metalinguaggio siciliano che riempie di durezze il diamante dei sostantivi, una sorta di pietra incastonata nella bellezza di una "favola cantata" e disposta ai riflessi ermeneutici di un'interpretazione viva, popolare. Perchè la rassegna di tipi italiani, poi, apre un orizzonte così variegato che conduce, anche sul filo della disperazione, a uno sguardo lungo sulla cultura di un'area mediterranea capace di trovare in Buttafuoco uno dei suoi cantori più attrezzati e consapevoli. Senza dimenticare le sue origini. Il significato di un pensiero trasparente che si lega a un'azione limpida di speranza, di edificazione del presente anche a fronte del disastro più disarmante. Un autore da leggere e meditare risalendo la corrente dei suoi libri, o per chi ama modi più spicci, ma non meno impegnati, sulle pagine quotidiane del "Foglio".
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