Il PRU, progetto di riqualificazione urbanistica, introdotto in via sperimentale ma presto esecutiva grazie all’articolo quinquies della legge urbanistica.
Introduzione sommaria e non esaustiva.
È incredibile come, dopo il profluvio di articoli sui quotidiani locali che si occupano dal 2013 del tema della riqualificazione dell’area urbana che comprende il parco della stazione ferroviaria e la stazione delle autocorriere, l’informazione sia stata tanto incompleta e superficiale. L’informazione che avrebbe dovuto illustrare le ricadute sulla città di un complesso progetto di ristrutturazione urbanistica è stata (volutamente/necessariamente?) ridotta al dibattito sull’opportunità di realizzare nel centro cittadino un nuovo centro commerciale.
Lo spazio mediatico che si sarebbe potuto dedicare ad un approfondimento sulla materia eminentemente urbanistica è stato occupato dalla politica, che (priva di specifiche competenze?) ha la facoltà di decidere sulle trasformazioni anche irrevocabili della città. L'opinione pubblica è stata influenzata da una campagna pubblicitaria tanto illusoria quanto efficace. Il promotore del progetto, la società SIGNA dell’investitore Benko, come tutte le società di investimento che intendono occupare spazi della città con centri commerciali ed avviare operazioni immobiliari di grande dimensione ha impiegato senza lesinare professionalità e mezzi economici per una campagna di marketing che a Bolzano non ha precedenti.
È stata fondata un’associazione, Zukunft Bozen, attiva nella promozione sociale dell’operazione finanziaria, è stato aperto un elegante spazio espositivo per il progetto, sono stati pubblicati opuscoli illustrativi e distribuiti tramite i maggiori giornali quotidiani, si sono dedicate trasmissioni televisive alcune chiaramente di parte.
La strategia promozionale punta a sostenere ovunque e sempre gli stessi argomenti: offerta di nuovi posti di lavoro, offerta commerciale alternativa e concorrenziale a quella esistente, riqualificazione del tessuto urbano.
Questa campagna ha trovato terreno fertile: una congiuntura economica nazionale sfavorevole (che nel mercato del lavoro però non trova riscontro statistico in questa fortunata provincia), un certo risentimento verso una posizione monopolistica delle rendite di posizione dei commercianti del centro (via Portici), una condizione di degrado urbano, che tale non è perché di degrado sociale si tratta, colpevolmente pubblicizzata da un’informazione mediatica fuorviante.
A fronte di questa disinformazione, mirata a tenere all’oscuro i cittadini sulle effettive ricadute di quest’operazione immobiliare, commerciale e finanziaria e di questa riqualificazione urbanistica non è mai stato possibile avere un confronto in contraddittorio né sui giornali, né in un dibattito pubblico tra tecnici indipendenti e la conferenza di servizio (composta da dipendenti della pubblica amministrazione) che ha gestito direttamente insieme al proponente, la SIGNA, tutta l’operazione.
È stata richiesta da un comitato di cittadini un’istruttoria pubblica mirata a dare spazio ad indagini che non confutavano le previsioni del Comune di Bolzano e della Signa riguardo ai benefici e la validità del progetto di riqualificazione. All’Istruttoria hanno partecipato tecnici, docenti universitari, urbanisti, architetti, e registi, per lo più di provenienza internazionale, privi di interessi economici e professionali da difendere a Bolzano, che hanno evidenziato tutti le ricadute negative di un tale operazione immobiliare e commerciale sul tessuto sociale, economico ed urbanistico di una città della nostra dimensione. L’istruttoria è stata un’occasione imperdibile di informazione, che però non è stata opportunamente pubblicizzata, e di cui non hanno voluto approfittare proprio coloro che saranno chiamati a decidere le sorti della città. L’istruttoria ha avuto inoltre il merito di consentire a tecnici che non si conoscevano di accorpare le loro esperienze e saperi in una visione multidisciplinare che ha ulteriormente consolidato l’analisi critica al progetto di riqualificazione urbana con un centro commerciale di 20.000 m².
A partire da quell’occasione di scambio tra professionalità diverse, si sono approfondite le indagini e maturate valutazioni sul progetto bolzanino. Alcuni professionisti, nell’assordante silenzio dei colleghi locali, hanno dato espressione alle critiche verso un progetto che il governo in carica propone come salvifico per le sorti della città. Tra questi l’Ing. Wilfried Theil, l’ing. Michael Schlauch e l’architetto Andreas Hempel (germanici residenti a Bolzano e Bressanone), l’ing. Pierluigi Parolin, l’architetto Christoph Mair Fingerle, l’architetto Wolfgang Piller ed il sottoscritto, che, con posizioni più o meno schierate, hanno posto in più sedi al governo della città molti interrogativi rimasti ancora privi di risposte.
Sul fronte politico a parte gli ecosociali, a cui è costata l’alleanza di governo, i Cinque Stelle ed una sparuta minoranza dell’SVP, ed in solitaria Dado Duzzi, né il PD né le forze di destra hanno espresso dubbi sui possibili effetti secondari di questa operazione, che (sembra incredibile) trasformerebbe le sorti della città con ricadute su tutto il territorio provinciale.
VKE, WWF, Dachverband für Natur- und Umweltschutz, Heimatpflegeverband, hanno espresso chiaramente la loro contrarietà al progetto. Cosí il sindacato Gewerkschaft SGB/CISL e l’associazione artigiani altoatesini CNA e l’HDS l’unione commercianti Turismo e Servizi dell’Alto Adige. L’unione consumatori, dopo gli iniziali entusiasmi, ha cambiato posizione. Anche i giovani più attenti e civilmente impegnati, Jung in Bozen, sono contrari a questo modello di sviluppo della città. Il PD con la sua pletora di liste a sostegno, le destre e Zukunft Bozen si dicono fermamente convinti delle sorti magnifiche e progressive che l’operazione immobiliare prospetta per Bolzano.
Il fronte della consapevolezza aumenta con l’opposizione a questa forma di riqualificazione urbana che intende dare un nuovo indirizzo allo sviluppo alla città di Bolzano. Una città che sembra avere perso la sua identità e si rivolge affannosamente a modelli di crescita e trasformazione che altrove si sono dimostrati inadeguati e da evitare. Se sinora la provincia ha resistito preservando questo territorio dalla proliferazione selvaggia dei centri commerciali, ora le liberalizzazioni, le falle interpretative della legge urbanistica provinciale e l’articolo 55 quinquies hanno rotto gli argini. Ma il tema legislativo è questione a parte.
Che dire? Inizierei a porre l’attenzione al progetto urbanistico con una trattazione per capitoli per illustrare se possibile in modo chiaro il progetto di riqualificazione urbana del comparto compreso tra viale Stazione, via Perathoner, via Alto Adige e via Garibaldi.
Chi vorrà potrà integrare in forma multidisciplinare un’analisi che evidenzi le sue ricadute negative/positive (?) sull’occupazione, l’economia, il commercio al dettaglio.
Altri se vorranno, e sarebbero i benvenuti, potranno contraddire. Salto si presterebbe ad essere una piattaforma per un dibattito in contraddittorio basato su valutazioni tecniche, se possibile oggettive e non di pancia.
Sembra più facile e comprensibile partire da una valutazione delle ricadute del progetto di riqualificazione a partire dall’ambiente urbano, dalla perdita di spazi verdi, l’aumento dell’inquinamento e della congestione del traffico.
A seguire in elaborazione, il CAPITOLO 1°: Parco della stazione
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