Sembrano lontani i tempi della forte amicizia tra Luigi Spagnolli e Mauro Randi

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Voto per la segreteria provinciale del 16 febbraio

Randi e Gnecchi: "troppa prepotenza e personalismi nel PD"

I due sfidanti di Liliana di Fede criticano le manovre di AreaDem che hanno provocato la rottura tra i renziani. E denunciano anche l'opportunismo di Spagnolli, uscito 'al momento giusto' dalla sua posizione marginale al partito.
Di
Ritratto di Luca Sticcotti
Luca Sticcotti07.02.2014

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Ritratto di Antonio Frena
Antonio Frena 7 Febbraio, 2014 - 19:01
Caro Luca, visto che nel tuo commento si tira in ballo il mio vicesegretario e quindi la mia segreteria 2009-2014, penso sia opportuno che intervenga per delle precisazioni. Area Dem non ha scelto di rompere con i renzian-bizziani, mentre è vero il contrario: alla proposta di unire il partito sotto la guida di una candidata brava e ampiamente condìvisa come Liliana Di Fede, Roberto Bizzo ha risposto picche. Che la candidatura di Liliana Di fede avesse le potenzialità di unire lo ha testimoniato successivamente il sostegno giunto da tutte le aree del PD (Cuperlo, Civati, Area Dem, Spagnolli) La rottura non si è consumata su temi politici come quelli che tu enunci - magari ! - ma purtroppo su una diversa concezione del partito, che l’area Bizzo vede come luogo di conquista personale di un potere che, questo sì, porta alla razzia dei consigli di amministrazione. Quello che rende questa elezione fondamentale per il PD Alto Adige è che si è in presenza di un vero e proprio spartiacque: da un lato la linea della mia segreteria e cioè il coinvolgimento dei territori, l’espansione verso tutti i gruppi linguistici, la creazione di un PD veramente di tutti (ma non di quelli che vivono la politica come potere personale o come professione); dall’altra l’arcaica visione veterodemocristiana di Bizzo, velata di Bolzanocentrismo e difesa etnica, che passa attraverso la conquista del potere manu militari, capillarmente, occupando ogni posizione con gli amici e gli amici degli amici. La posizione di Luisa Gnecchi, ormai molto marginale, è organica all’appoggio al gruppo renzian-bizziano di cui vorrebbe costituire una specie di terza colonna a sx in associazione alla neonata formazione di tre persone dei LibDem. Le ragioni di tutto ciò vanno chieste a lei perché non rientrano nel comune raziocinio di un quasi ex-segretario. Come queste ore dimostrano Bizzo non ha perso il solito vizio del ricorso (come per esempio quello fatto contro Barbara Repetto) per cui forse Roma cadrà nella trappola di ridisegnare i collegi tornando indietro di 30 anni, appunto all’era del bolzanocentrismo e della difesa etnica. Non credo che comunque influenzerà più di tento i votanti delle primarie, che invece comprendono bene i passi avanti fatti in questi anni dal PD. Ciò che invece purtroppo se ne deduce è che la lotta per il partito viene fatta non a colpi di programmi ma di ricorsi ai garanti. Una cosa che normalmente alla gente fa venire il voltastomaco. Cari saluti, Antonio Frena
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