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Succede raramente, ma sono d'accordo con Urzi.
Apparte la stoccata gratuita a Tommasini...
Anche questa volta avresti potuto non dare ragione a Urzì, caro Max. La mozione dei Freiheitlichen (824/17) punta ad una rilevazione delle "madrelingue" degli allievi presenti nelle scuole altoatesine ("anche dell'infanzia") da eseguire al momento dell'iscrizione. Il rilevamento - cito il testo della mozione - costituirebbe un "modo possibile per cercare di porre rimedio alle criticità linguistiche negli istituti scolastici e nelle scuole dell'infanzia" e "permetterebbe di analizzare la realtà linguistica concreta nelle strutture esistenti in provincia" al fine "di adottare chiare misure politiche". La mozione non esplicita quali siano queste "chiare misure politiche" e la preoccupazione (fondata, vista l'ispirazione ideologica di chi ha scritto questo mozione) è che si tratti di misure discriminatorie (numero chiuso, trasferimenti e limitazioni di altro tipo). Non essendo esplicitate, queste misure rimangono però delle pure ipotesi. Chi ha dunque parlato di "caccia" ai bambini italiani (Alessandro Urzì) intanto l'ha fatto solo per ravvivare la solita propaganda politica pro domo sua. A mio modesto avviso conoscere il retroterra linguistico dei bambini che si iscrivono in una scuola non è qualcosa di negativo di per sé. Se io so che nella mia classe ci sono bambini che a casa parlano più lingue o comunque una lingua diversa da quella supposta essere maggioritaria (o perfino esclusiva, caso ormai per fortuna limite) per quel tipo di scuola (tedesca, italiana o ladina) posso essere subito consapevole delle difficoltà (ma anche delle opportunità) che avrò dovendo svolgere la mia attività didattica. Essenziale dev'essere questo: il ritratto linguistico degli allievi può essere fatto tenendo conto di tutte le sfumature possibili e non barrando una semplice crocetta, quella che poi si tradurrebbe a tutti gli effetti in un marchio semplificante. Non dovrebbe trattarsi, insomma, di una stupida "schedatura etnica", ma di uno strumento di conoscenza. A questo punto, poi, si potrebbe parlare delle "misure". E come dovrebbero essere queste misure? Dovrebbero essere orientate a non escludere nessuno, a favorire l'integrazione e a destinare maggiori risorse (nei termini di un sostegno mirato al superamento delle eventuali difficoltà di allievi non esperti nella lingua prevista per l'insegnamento delle varie materie). Solo se le "misure politiche" sono di questo tipo è accettabile (e forse persino utile) che alle famiglie degli allievi e delle allieve venga chiesto di indicare il proprio profilo linguistico.
Non mi fido.
Il solo e unico fine è quello di impedire l'iscrizione di bambini con l'argomento di rendere più omogenea la distribuzione di bambini non “puramente“ tedeschi. Bilingui, italiani stranieri. Cercheranno di stabilire un'altra ennesima Obergrenze.
La cosa comica è che il sig. Urzì denuncia quello che in sostanza vorrebbe (lui e soci) fare con gli extracomunitari. A cominciare dalle battaglie contro lo IUS SOLI!
Comunque non entro nel merito della questione perché non m'interessa e poi è chiaramente legata a fini elettorali.
Certo mi fanno specie le critiche alla scuola di Tommasini sul bilinguismo quando lui fa parte di quello schieramento politico che fino a poco tempo fa (ma in realtà sotto sotto la pensano ancora così) sosteneva che bisognasse parlare italiano poiché siamo in Italia. Se si fosse battuto perché la comunità italiana avesse imparato non solo il tedesco ma anche la storia della popolazione sudtirolese, forse a quest'ora non saremmo così indietro.
E qui concordo!
Carissimi signori! Che pasticcio!
Seit wann ist Schule nicht auch "politisches Spielfeld" gewesen?
Seit jeher!
aber ganz einfach vorweg: wenn Abgeordnete und politische Mandatsträger sich hie und da stark machen für Schule und Vorschul-Einrichtungen, dann nur, um sich die Gunst der Leute zu halten. Die allerwenigsten verstehen etwas vom Schulbetrieb. Es ist hierzulande "usus" schnell mal Normen und Verbote auszusprechen und Regeln einzuführen. An der Arbeit im Bildungswesen nützt dies jedoch wie üblich fast gar nichts. Ja mehr noch: die Lehrerschaft und Pädagogen werden in ihrer Arbeit durch die komplexen Aufgaben nur noch mehr gegängelt. Wenn aber zusätzliches Personal und Fachkräfte erforderlich werden, um der Situation gerecht zu werden, hören die Verantwortlichen wieder nichts.
Die Problematik der Einschreibungen von Kindern in jeweils andersprachige Einrichtungen alleine ist gar nicht so sehr das Problem, sondern ganz einfach, dass in einigen Gebieten die Landessprachlichen Kinder fast in der Minderzahl sind gegenüber der Kinder mit kaum sprachlichen Kenntnissen unserer Landessprachen.
Weniger Politik in Schule und Kindergarten, aber mehr Schule und Bildung in der Politik!
Lernt von der Praxis und dann formuliert daraus die Regeln!
Un altro aspetto ancora:
la lingua non si impara andando a scuola! ... lingue vanno imparati parlando, il luogo piu adatto e fondamentale nell apprendere capacitá linguistiche ed intuitive é semplicemente la famiglia. Da qui nacque il concetto di madre - o padrelingua!
Le istituzioni scolastiche e prescolastiche hanno il loro dovuto compito, i genitori invece il dovere e le responsabilitá di istruire ed educare la loro prole. Genitori vanno essere seguiti nel trovare soluzioni idonee per i figli, senza alcuna pressione subordinata istituzionale.