Fonti rinnovabili di energia, le parole magiche del nostro tempo. Energia imperitura senza intaccare l'ambiente. Peccato però che non sia così. E così non è anche per l'energia idroelettrica, deviare un fiume, creare laghi artificiali, rimettere l'acqua nell'alveo del fiume, dopo avergli tolto l'energia ha i suoi costi ambientali. Nei nostri fiumi vivono piante ed animali a volte piccolissimi e per questo più esposti alle variazioni di portata, e per via della violenza delle acque, la biodiversità della vita in un corso d'acqua è seriamente minacciata.
In Alto Adige ci sono più di 1100 centrali elettriche tra grandi (30 centrali), medie (150) e mini (oltre 900). Queste ultime nonostante l'alto numero forniscono solo il 3% dell'energia prodotta in provincia. Fanno più male che bene. L'Alto Adige è il posto nelle Alpi con la maggiore concentrazione di centrai idroelettriche. Nel Bellunese da anni gli ambientalisti si battono per salvare i loro fiumi e ci sono 170 centrali nella provincia! L'impressione amara che si ha è che gli ambientalisti sono arrivati tardi, quando ormai i buoi sono scappati e si cerca di chiudere la porta per salvare un paio di vitelli rimasti.
Venerdì 5 giugno scorso all’Eurac si è tenuto un convegno “La tutela dei corsi d’acqua e la prospettiva per l’utilizzo idroelettrico in provincia di Bolzano” con la presentazione della “Proposta dei tratti di corsi d’acqua particolarmente sensibili”. Cito alcuni dati a parer mio significativi: il bacino imbrifero minimo è stato portato a 6 Km2 quando per esempio in Trentino e in Tirolo è di 10 Km2, in Valle D'Aosta è di 20 Km2 questo significa che si sono considerati per lo sfruttamento idroelettrico corsi d'acqua più piccoli. In tutto sono stati presi in considerazione 420 corsi d'acqua di cui 162 sono già sfruttati idrelettricamente per oltre la metà del loro percorso e altri 100 sono all'interno di aree protette e viene proposto di vietare ulteriori derivazioni. 93 corsi d'acqua soprattutto d'alta quota sono in ottimo stato e se sconsiglia lo sfruttamento a meno che l'energia non serva a masi, malghe e rifugi non altrimenti raggiungibili dalla rete. all'opposto18 corsi sono già così compromessi da inquinamento o già supersfruttati che hanno bisogno di bonifiche radicali piuttosto che ulteriori derivazioni.
La proposta quindi non è l'idea di un amministratore malato di integralismo ambientale ma piuttosto frutto di una attenta analisi scientifica dei corsi d'acqua provinciali alla luce delle normative europee, nazionali e locali. Per questo le esternazioni “ammorbidenti” dell'assessore Theiner preoccupano non poco gli ambientalisti, i biologi e i pescatori di questa provincia. Ora che i bui sono scappati è stupido aprire anche la stalla delle galline e stare a vedere cosa succederà. La vita nei nostri fiumi con la sua bella biodiversità non è minacciata, è già stata devastata dal gran numero di derivazioni scarsamente utili cresciute come funghi negli ultimi anni, complici gli incentivi statali per le energie rinnovabili e un vuoto legislativo ad hoc.
Argante Brancalion
Ambiente&Salute
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