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Bravo Claudio, con concretezza e serenità.
I problemi di fondo, i più difficili da risolvere, sono comunque due:
1. Il fatto che alle elezioni è molto più facile prendere voti facendo battaglie etniche che predicando convivenza;
2. Il fatto che il mondo della comunicazione, partendo dai socialnetwork e proseguendo con i media che, volenti o nolenti, corrono dietro ai social, guadagna audience e quindi clientela con i luoghi comuni, come per esempio dare la colpa di quasiasi misfatto alla supremazia o al disagio etnico, e non con gli ideali di convivenza.
Trattasi di fatti, sui quali è legittimo avere ed esprimere opinioni, che però fatti restano e resteranno fino a che non ci sarà una svolta culturale complessiva: quella che porterà alla presa d'atto che gli "italiani" e i "tedeschi" sono diventati qualcos'altro (quelli di oggi sono per esempio diversissimi da quelli di 40 anni fa, ma a leggere le fonti d'informazione locale non ci se ne accorge, per le ragioni suddette), e magari che si potrebbe anche smetterla di chiamarli "italiani" e "tedeschi" per trovare definizioni onnicomprensive che non dividano (altoatesini o sudtirolesi o altro...).
Bisogna avere pazienza, essere e parlare positivo, confrontarsi senza acrimonia e senza presunzioni, perseguendo obiettivi condivisi. Evitando di cadere nei trappoloni mediatici, le cui avvisaglie sono presenti anche nell'articolo ("proponendolo adesso come il connettore..." - i media sono sempre alla disperata ricerca di protagonisti - oppure "Anche Michl Ebner è amico di Corrarati" - nel momento in cui si parla di amici automaticamente si sottintendono nemici: è forse da ricordare che il grande scontro politico di questo tempo nell'Alto Adige di lingua tedesca è tra gli Ebner ed il Landeshauptmann? -, eccetera...).
Forza Claudio, chissà che l'esempio della fusione tra la Virtus Don Bosco e il Bolzano, e il successivo accordo col Südtirol, non riescano a fare scuola...
Condivido appieno le posizioni espresse da Corrarati. A volte sono vittima di mal di pancia improvvisi, ma la via è quella. Forse servirebbe un luogo dove possano convergere le intelligenze, le volontà e le passioni della nostra terra e farne un laboratorio a cielo aperto, magari spiccatamente politico. Posti così non ne vedo. Avrebbero potuto essere i Verdi, pezzi della sinistra, gli ambienti cattolici più avveduti. Niente, tutti nella loro stanzetta. Bravo Gabriele, sempre brillante.