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Anche qui in Alto Adige stiamo combattendo la stessa lotta - per introdurre la raccolta firme online e per abbattere limitazioni e impedimenti all'uso degli strumenti di partecipazione, ostacolato dalla maggioranza di governo locale che li ripudia.
A differenza del livello nazionale qui non abbiamo nemmeno la possibilità di utilizzare la firma online per sostenere iniziative referendarie. Lo stiamo chiedendo da due anni senza ricevere una risposta. Così abbiamo deposto in Consiglio provinciale due proposte di legge di iniziativa popolare. Entrambe puntano a una modifica della legge provinciale 22/2018 sulla democrazia diretta e la partecipazione per rendere più facile l’utilizzo di questi strumenti e per dare ai cittadini in modo esplicito il diritto di poter plasmare loro stessi il funzionamento della propria democrazia.
Per far sì che le due proposte debbano essere trattate dal Consiglio provinciale, dobbiamo raccogliere in provincia di Bolzano entro il 30 settembre almeno 10.000 firme di sostegno delle due proposte. In tutti i municipi dei comuni della provincia sono depositati i moduli per firmare le proposte. Per sostenerle si può quindi andare nel proprio comune di residenza per deporre queste due firme. Grazie per il vostro sostegno e se fate conoscere anche ad altri questa opportunità. Maggiori informazioni le potete trovare sul nostro sito https://www.dirdemdi.org/it/133-link/iniziative.html o sui social media cercando "Iniziativa per più democrazia".
Grazie mille per ogni aiuto - perché, come scrive Marco Cappato: “Senza partecipazione popolare non si esce dalla crisi civile di questo Paese”.
"non essendoci una piattaforma pubblica per l’autenticazione delle firme digitali, ogni firma ha un costo di 1.70 euro"
Ho il sospetto che dietro a questa affermazione ci sia un'enorme truffa, non e' pero' chiaro da parte di chi: dei promotori della raccolta di firme, dei siti di gestione della procedura, o dello Stato che cerca di ostacolare il piu' possibile l'uso dello strumento digitale. In particolare i "certificatori" non dovrebbero servire affatto.
Con le leggi attuali la firma elettronica e' perfettamente equivalente a quello della firma autografa, a parte poche eccezioni. Sono entrato nel sito "Referendum e Democrazia" per firmare. In pochi secondi mi hanno inviato un documento pdf con i nomi dei candidati. Con la Carta d'Identita' Elettronica posso apporre la mia firma, il che significa modificare il documento pdf (fa tutto un software dedicato, una "app") con il mio Codice Fiscale, i dati di firma e un "timbro" segreto, che certifica che il firmatario e' in possesso della mia Carta d'Identita' e conosce il PIN. Cioe', quasi certamente sono io. "Quasi", perche' se la nonna mi ha affidato CIE e PIN, o credenziali SPID, per seguire le sue pratiche INPS posso usare le stesse credenziali per firmare.
Ma questo anche i "certificatori" non possono saperlo. Quindi alla fine non certificano un bel niente.
Riassumendo: le procedure per la firma sono note, i codici conosciuti, il riscontro lo fa un software del Ministero degli Interni, la procedura e' facilmente automatizzabile. Che c'azzecca un certificatore esterno a pagamento? E perche' lo Stato non riconosce la firma emessa con i propri strumenti? Ai promotori della lista non e' sufficiente fare riferimento alle leggi attuali, ad esempio il Decreto Semplificazioni n.76/2020 che dedica lunghi articoli proprio alla firma digitale?
***
Una nota per la redazione di Salto. Purtroppo e' uso comune utilizzare "SPID" nel significato di "identita' digitale". L'identita' digitale e' basata su diverse tecnologie, una delle quali e' SPID, ma questa non e' l'unica. Esiste la Carta d'Identita' Elettronica, esiste la Tessera Sanitaria con codici di accesso. Non facciamo pubblicita' gratuita alle imprese private che gestiscono SPID, in particolare nell'esercizio di un diritto di cittadinanza.
Mi sono - fittivamente - iscritto alla Circoscrizione Estero per testare la procedura di firma. La Carta d'Identita' Elettronica non e' accettata per firmare il sostegno alla lista. Richiedono una Firma Elettronica Qualificata, il che significa che un ente terzo privato verifichi che io sono io sulla base di SPID. Va da se' che senza smartphone non si procede.
Ora poniamo che io abiti in Estonia, paese del quale ho credenziali di identita' digitale (e-residency). Dato che la firma estone, di tipo "Qualificato", segue la procedura CADES, e gli organizzatori richiedono PADES, non posso procedere. Contro le leggi europee! Cioe' potrei richiedendo a pagamento da privati in Italia una firma ulteriore rispetto a quella estone - europea - che ho gia'.
Prima di coinvolgere aziende private "Referendum e Democrazia" dovrebbe verificare appieno gli strumenti che lo Stato mette gia' a disposizione e che funzionano, tipo la CIE. Ci si puo' firmare una dichiarazione fiscale o entrare nella cartella sanitaria, perche' non si possa sostenere un partito o richiedere un referendum e' un'aberrazione. E il doversi rivolgere ad alternative private e' un'aberrazione ancora maggiore.
https://www.cartaidentita.interno.gov.it/cittadini/firma-con-cie/
Per ricapitolare la questione della raccolta delle firme mediante Spid/Cie o firma digitale, forse è meglio riportare la discussione sulla modifica della legge in corso.
Ormai per queste elezioni politiche certo è troppo tardi rimediare. Cambiare le regole con un decreto legge a gioco iniziato non può essere la soluzione.
«Il ministro aveva confermato che entro il primo gennaio 2022, come previsto dalla legge, sarebbe stata sviluppata, testata e rilasciata una Piattaforma sicura e integrata con l’Anagrafe Nazionale della popolazione residente», sottolineava l'anno scorso la nota ufficiale del dipartimento di Palazzo Chigi. L’intento era quello di consentire di «sottoscrivere le proposte referendarie, previo accesso remoto sicuro mediante Spid o Cie, con la contestuale validazione temporale delle sottoscrizioni». La piattaforma sarebbe stata sviluppata da Sogei, consentendo «di digitalizzare l’intero processo ‘end-to-end’ tramite l’integrazione informatica dell’anagrafe e delle liste elettorali». Insomma, tutto definito nei minimi dettagli. Almeno sulla carta.
Poi è subentrato il parere negativo del Garante della privacy e di altri ministeri.
Quella della lista “Referendum e Democrazia” e della sua piattaforma privata, è solo una battaglia per accelerare la riforma, credo che abbia solo questa ambizione di portare alla ribalta la questione.
Vedi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/05/firma-digitale-referendum-co...
Grazie per il riferimento all'articolo su FQ, molto chiaro.
Restano pero' importanti dubbi.
Se oltre alla certificazione di identita' occorre anche dimostrare di avere un certificato elettorale, e questi sono disponibili solo in forma "analogica", una verifica manuale da parte dei Comuni resta indispensabile. Altrimenti potrebbero firmare ad es. stranieri con carta d'identita' ma senza diritto di voto.
Questa verifica pero' non la possono fare certificatori privati di firma. Questi possono solo testimoniare che il Sig. Mario Rossi ha firmato digitalmente secondo i principi definiti dalle stesse piattaforme. Ma allora Mario Rossi puo' inviare una PEC al suo Comune, o un altro documento firmato digitalmente, bypassando societa' private che non aggiungono alcuna informazione valida nella sostanza.
E' il ruolo di queste societa' che non e' chiaro, che pero' vogliono essere pagate per le certificazioni.
Nei termini come e' promossa quella di “Referendum e Democrazia” mi sembra piu' una battaglia di forma che di sostanza. Nel merito della firma digitale per i referendum e, con le opportune precauzioni a evitare abusi, del voto a residenti fuori sede, voto digitale ecc. sono completamente d'accordo. Ma non lasciamo a piattaforme straniere dal bel nome inglese la responsabilita' di gestire i nostri processi elettorali e di democrazia.
Da quello che si capisce, anche se passerà la legge sulla raccolta delle firme digitali, non sarà possibile una verifica e certificazione contestuale dell'eventuale iscrizione nelle liste elettorali del sottoscrittore, questa certifiazione dovrà essere sempre richiesta anche in forma digitale, non dal sottiscrittore, ma dal comitato promotore, così come è avvenuto fino ad ora.
Sul voto ai fuori sede, noi per le elezioni provinciali gia prevediamo il voto per corrispondenza per chi si trova temporaneamente fuori regione.
A livello nazionale direi che i tempi tecnici delle revisioni dinamiche straordinarie/immediate/dei deceduti e il conseguente blocco delle liste elettorali destinate ai seggi, impongono scadenze molto lontane dal voto e quindi non incoraggerebbero le richieste di voto al di fuori del proprio comune.
Quando si passerà anche all'iscrizione elettorale tramite la banca dati ANPR, così come già avvenuta per l'anagrafe, i tempi tecnici permetterano scadenze più vicine al voto.