IL MESE DELLA FOTOGRAFIA
Come già in passato, il Circolo Fotografico Tina Modotti ha organizzato a dicembre una serie di appuntamenti dedicati al fotoreportage. Il primo appuntamento risalente al tre dicembre è coinciso con l'inaugurazione della mostra fotografica di Marco Zorzanello.
Il titolo della mostra è : “ TOURISM IN THE CLIMATE CHANGE ERA “.
Le foto allegate in questo articolo sono una parte di quelle che si possono vedere al Centro Trevi fino al 21 dicembre, data che conclude il ciclo di appuntamenti. Il tema come si intuisce, riguarda il cambiamento climatico e le ripercussioni sociali e politiche innescate di conseguenza.
Nella serata del 16 dicembre il fotografo Simone Tramonte ha posto l'attenzione su quelle che possono essere alcune possibili strade da percorrere per ridurre l'impatto ambientale delle attività umane sul pianeta che abitiamo in questa parte della galassia e non ce ne sono altri a portata di aereo.
Nelle comunità nordiche favorite da una popolazione numerica contenuta, grazie anche alle risorse locali (leggi geotermia), sono già state attuate soluzioni <<carbon free>> ossia ad impatto zero. Non tutti i paesi del pianeta hanno questi privilegi per cui le opportunità di cui sopra difficilmente saranno esportabili in altri paesi, sto pensando ai miliardi di cinesi, indiani e africani. Ma sto anche pensando a paesi come gli Stati Uniti che dal punto di vista dei consumi non sono secondi a nessuno e bruciano risorse più dei primi messi insieme!
Per rimanere in Italia, nella provincia di Ferrara hanno realizzato una serra idroponica sviluppata su più piani che ha il vantaggio di consumare poca acqua e di evitare l'utilizzo di antiparassitari.Lo stesso dicasi in altri paesi di Europa. I termovalorizzatori inoltre funzionano benissimo ad esclusione di quello inesistente a Roma caput mundi nel senso di KO.
Tornando alla mostra di Zorzanello essa sottolinea i cambiamenti che si sono verificati in diverse località turistiche comprese quelle dolomitiche dove si trasporta la neve per “ la ciaspolata annuale " piuttosto che proporre qualcosa d'altro. Come se il costo della neve artificiale e del trasporto con camion non avesse alcun impatto ambientale.
A Nord le cose vanno meglio per quanto riguarda il turismo mai così florido, ma intanto i ghiacciai della Groenlandia e del Labrador si trasformano in gelati o ghiaccioli se preferite. Si può però giocare a calcio per almeno una settimana all'anno.
E le Maldive? C'è il libera tutti e stanno edificando alberghi ad un metro dalla spiaggia che fra pochi anni, verranno ingoiati dall' Oceano Indiano insieme a tutte le isole..
Intanto le barriere coralline scompaiono anche a causa della costruzione di ristoranti subacquei: osservando dalla finestra le guide garantiscono che potrai scegliere il menù. Via le scogliere di coralli l'idea è quella dei parchi sub-acquatici ...indossi la muta e incominci a pedalare sul fondo desertificato del mare.
Follia pura..............................stiamo a casa che è meglio..... il turismo di massa è un cancro per l'ambiente.
La persona ritratta qui sotto è una turista disadattata che pur di farsi il selfie per spedirlo a mezzo mondo prende il sole pallido tra le monnezze delle Maldive......ma forse esiste l'app per cancellare il mobile gettato dalla finestra.
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Ieri sera al Centro Trevi di Bolzano, era di scena Alessandro Cinque un fotoreporter umbro - toscano che si è trasferito a Lima. Prima si occupava di matrimoni ora di foto-giornalismo. Aggiungiamo che la fotografia in quel settore permette di sopravvivere e i guadagni sono davvero pochi anche se la passione è tanta. Da anni si occupa degli emarginati del continente americano.
Le foto proiettate durante la serata, fanno riferimento in particolare a quelle comunità indigene che vivono a contatto con le miniere a cielo aperto del Perù.
Gli effetti sono devastanti, il territorio è irriconoscibile come ha detto un sacerdote presente in sala che ha vissuto lì per più di 12 anni. I panorami luminosi delle riviste patinate sono scomparsi.
L'acqua è inquinata e muoiono gli animali che si abbeverano sui pochi corsi d'acqua , mentre le malattie dovute ai metalli pesanti producono malformazioni ai feti, ai neonati e gravi patologie agli adulti.
Sono malate anche le colture e la cultura di un popolo sta scomparendo che i villaggi costruiti dalle aziende minerarie nulla hanno a che fare con la tradizione andina.
Forte è l'immigrazione verso le città costiere praticamente delle favelas a perdita d'occhio dove l'indio spera di migliorare la propria situazione economica in lavori sottopagati e pericolosi.
Le multinazionali e parliamo di cinesi, svizzeri, inglesi, canadesi e americani si sono sostituite alle dittature militari di un tempo rapinando il territorio promettendo case, servizi e lavoro agli abitanti che vivono quei luoghi
da sempre.
Le promesse sono di fatto inattese.
Il cambiamento climatico con estati secche e inverni rigidi ha distrutto i pascoli e gli alpaca la risorsa principale di quelle popolazioni viene decimata.
Il Perù è il massimo esportatore di questa preziosa lana importata in gran parte da Cina e Italia.
Quanto viene pagata all'Indios? 2.5 $ al chilo.
Quanto costa un capo in alpaca? Controllate prego....
Ho apposto la mia firma sul libro dei visitatori:
<< Non c'è più niente da fare...siamo fregati! >>>
p.s.
Il fotografo si è posto lui stesso la domanda su quanto serve il suo lavoro di denuncia sull'insensatezza di quello e di altri mondi depredati dalle nuove potenze coloniali.....deve ancora trovare una risposta.
E' una goccia d'acqua quel lavoro......ma alla prossima catastrofe potrebbe essere un diluvio per tutti è la risposta.
Perù: a Toxic State di Alessandro Cinque è reperibile sul web.