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Equilibri

PD: Festa dell’Unità come una catarsi?

Le fazioni sono ancora in lotta. L’auspicio è che l’appuntamento del 20 settembre a Laives consenta al partito di venire a capo delle sue divisioni interne.
Di
Ritratto di Luca Sticcotti
Luca Sticcotti16.09.2014

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Ritratto di Alessandro Huber
Alessandro Huber 16 Settembre, 2014 - 12:26
La Festa de L'Unità è stata fortemente voluta e organizzata in parte da un comitato di giovani militanti impegnati e determinati a lavorare perchè il Partito Democratico torni ad occuparsi di temi concreti e ad essere un partito di popolo, non di poltrone. C'è da aggiungere che l'attenzione mediatica è molto rivolta alle beghe interne e meno attratta da un lavoro di squadra che punta a rinnovare lo stile del PD, a coinvolgere maggiormente la cittadinanza nelle linee politiche e nella fase programmatica. Illusi di fare politica così abbiamo deciso di creare un momento di dibattito e unità. Chi saprà cogliere l'invito a scrollarsi di dosso la polvere del rimpianto e rimboccarsi le maniche per un Partito democratico socialdemocratico e popolare .. bè, lo aspettiamo il 20.
Ritratto di Antonio Frena
Antonio Frena 16 Settembre, 2014 - 13:00
Come suggerisce intelligentemente Alessandro Huber esiste attualmente una profonda dicotomia nel PD non-istituzionale: è la differenza tra il PD di chi si rimbocca le maniche e quello di chi ricerca pervicacemente l'immobilismo assoluto. Immobilismo che è attesa di conquista del potere (i mezzi utilizzati sono comprensibili a tutti). Del primo gruppo fanno parte i giovani che hanno finalmente alzato la testa e che meritano di diventare prossima classe dirigente (Huber, i Da Col, Piccinotti e perdonatemi se dimentico qualcuno ma sono veramente tanti) assieme a quelli che proprio politicamente imberbi non sono più, ma che - coordinati da Alexander Tezzele - si riuniscono "dal basso" e ascoltano le istanze della gente comune; dell'altro gruppo fanno parte i professionisti del ricorso, alcuni arnesi dello scorso millennio e tanti che della politica vivono e che di conseguenza ne hanno fatto una professione e una questione di sopravvivenza. Inutile dire che sto con i primi.
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