Le iniziative per il Centenario della Grande guerra in Trentino
Nei giorni scorsi, alla Campana dei Caduti di Rovereto, si è tenuto il secondo forum organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento per fare il punto sulle attività previste in occasione del centenario della Grande guerra, che - almeno nella nostra regione - per logica dovrà cadere nell'estate del 1914, quando l'impero austro-ungarico, di cui il Trentino e l'attuale provincia di Bolzano facevano parte, entrò in guerra. Il Forum ha messo in luce la grande varietà e ricchezza di iniziative, di progetti, di idee che sono in via di realizzazione o in programma per il centenario. Al Forum hanno partecipato Enti, musei, associazioni, organizzazioni, istituzioni della ricerca come l'Università, ospiti provenienti da regioni vicine, come il Friuli e la Lombardia, oltre a esponenti di enti e istituzioni della provincia di Bolzano.
E' emerso con chiarezza che il peso preponderante delle risorse finanziarie che la provincia metterà a disposizione (lo Stato centrale ha forse qualche idea, ma nessuna risorsa da destinare alla loro realizzazione) è concentrato su recupero e valorizzazione degli edifici - in primo luogo i forti - che sono stati protagonisti della guerra. In questo vasto ed ambizioso piano di ripristino e di recupero secondo l'architetto Flaim (soprintendente provinciale a Trento per i Beni Architettonici) sono stati spesi finora alcuni milioni di Euro e per l'anno in corso la previsione di spesa è di oltre tre milioni. Certo, le spese di restauro e ricostruzione di manufatti storici di grandi dimensioni, collocati in aree periferiche, sono elevate. Le cifre che il Soprintendente ha snocciolato sono probabilmente insufficienti rispetto alle ambizioni. Aprire al pubblico decine di forti, costruiti arditamente in zone molto belle dal punto di vista paesaggistico, consentirà di richiamare - queste sono le speranze del governo provinciale - un flusso importante di visitatori, turisti e gruppi scolastici. Questo dovrebbe portare a un benefico incremento delle entrate nel settore turistico: una boccata d'ossigeno per l'economia.
La ricerca storica trascurata nei finanziamenti
Tutto ciò è importante e darà un contributo a divulgare l’interesse per quel drammatico fenomeno storico, avvenuto quasi un secolo fa, ma per certi aspetti ancora vivo. Ora si capisce la prima cifra che è riportata nel titolo di questo intervento. E la seconda? Si tratta della somma messa a disposizione - con grande sensibilità, occorre dire - dal Dipartimento Conoscenza della Provincia Autonoma di Trento, per dare vita a un piccolo gruppo di ricerca, formato da due dottorandi e da un ricercatore più esperto, che opereranno nei prossimi tre anni sotto la guida di esperti storici dell'Università di Trento e dell'Istituto storico Italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler (un'emanazione della PAT). Un piccolo gruppo di ricerca che, lavorando sulle fonti d'archivio, che sono l'ossigeno che serve agli storici per respirare, cercherà di fare luce su aspetti della storia del Trentino nella Grande guerra che finora sono stati analizzati in modo inadeguato. E in giro per l'Italia alla ricerca sembra non siano destinati cifre neppure paragonabili con questa!
La cecità della politica
Tre milioni in un solo anno contro 80.000 Euro all'anno per tre anni. Non c'è proporzione fra queste cifre: è incommensurabile la distanza così come grande è la cecità dei nostri responsabili politici, regionali e provinciali. La ricerca storica non potrà certo favorire l’aumento dei flussi turistici, nè un incremento delle entrate per ristoratori, agenti di viaggio, albergatori, direttori di musei, ecc... Ma la ricerca storica è fondamentale per formare - magari nel corso del tempo, generazione dopo generazione - la coscienza critica dei cittadini. I risultati della ricerca sono ossigeno per una società moderna. Lo dicono le statistiche che collocano l'Italia ai livelli più arretrati su scala europea, per le quote di PIL destinate a scuola, alta formazione e ricerca.
Il centenario, che nella nostra Regione ha una valenza particolare, potrebbe essere l’occasione per fare un salto di qualità, dando nuovo slancio allo studio, alla riflessione critica e anche autocritica sul nostro passato. Non dovremmo perderla!
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