Secondo la tradizione popolare ogni quattro anni i maggiolini, coleotteri presenti in tutta Europa, dovrebbero invadere le nostre campagne e le nostre città. Il 2013 dovrebbe essere uno di questi anni, eppure di maggiolini non è che se ne vedano molti in giro.
Mauro Gobbi, entomologo e ricercatore del Museo Tridentino di Scienze Naturali, attribuisce la causa di ciò a diversi fattori. "I cambiamenti climatici influiscono necessariamente sui cicli vitali dei coleotteri che vengono regolati da calore e umidità del terreno. Stagioni più calde e terreni più aridi possono far sì che le larve si sviluppino in tempi irregolari, o addirittura, muoiano a migliaia durante anni troppo secchi. Ecco perché non ha più senso parlare di anno dei maggiolini".
Rischio estinzione
Nel mondo esistono oltre 350.000 specie di coleotteri. In Italia se ne sono contate più di 12.000, molte delle quali vivono tra le nostre montagne e nelle nostre valli. Nonostante la loro ricchezza, anche i maggiolini sono a rischio estinzione. "Sulle Dolomiti stiamo assistendo all'estinzione locale di alcune specie. Ad esempio i coleotteri che vivono sui ghiacciai di alta quota, ormai sciolti o molto degradati, sono per lo più estinti."
Anche i coleotteri che vivono e si sviluppano nei tronchi di alberi vecchi o marcescenti, una volta molto numerosi nelle foreste del Trentino Alto Adige, non se la passano troppo bene. "Questi insetti sono in pericolo perché necessitano di condizioni di vita che sulle nostre Alpi non troviamo quasi più: i boschi antichi sono stati tagliati e gli alberi non riescono a invecchiare abbastanza. Una ricerca europea ha individuato come le Alpi siano una delle aree di maggior rischio per la sopravvivenza dei coleotteri".
Perché degli animali così piccoli ricevono tanta attenzione?
I coleotteri sono animali molo importanti perché nella loro storia evolutiva sono riusciti ad occupare numerosi spazi dell'ambiente naturale. Sono predatori di altri insetti, mangiano la vegetazione o le carcasse di animali. Insomma, sono degli ottimi spazzini, ma non fanno solo questo. "Prendiamo ad esempio gli impollinatori: svolgono un servizio al sistema naturale perché è anche grazie a loro se i nostri prati sono ricchi di fiori, il fieno è migliore e di conseguenza anche il latte prodotto dalle nostre mucche è più buono".
In luoghi come i nostri, dove uomo e natura vivono a stretto contatto, con i boschi che lambiscono le città, basterebbe una maggior sensibilità collettiva per proteggere i maggiolini. Ma soprattutto, conclude il dottor Gobbi, "è necessario sviluppare una politica condivisa sulla gestione dell'ambiente agrario: l'uso di pesticidi e le monocolture, come la vite o la mela, portano a una banalizzazione dell'ambiente e di conseguenza a un impoverimento generale di quello che è il loro e il nostro habitat".
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