Dopo essere tornato da Innsbruck dove ho avuto il piacere di partecipare ad un concerto di musica contemporanea organizzato dalla Windkraft-Kappelle für neue Musik presso l’ ORF Landstudio Tirol, dove più che nel palazzo della radiotelevisione austriaca si ha l’impressione di essere in un’astronave, sono tornato a Bolzano riflettendo su due considerazioni: innanzitutto mi chiedo che cosa sarà di questo progetto transfrontaliero, che coinvolge musicisti da tutta l’Euroregione, e che ne sarà dell'Euregio tutta, ora che l’Austria ripristinerà i controlli al Brennero.
La seconda considerazione riguarda invece l’offerta culturale di Bolzano che, a mio parere, risulta nettamente inferiore rispetto a quanto realizzato in altre città di dimensioni analoghe alla nostra, seppur con fondi e risorse molto maggiori.
Sì perché a fronte di ingenti risorse investite in cultura (nel solo Comune di Bolzano sono circa 10 milioni di euro all’anno) i risultati sono davvero deludenti. Un’offerta culturale povera, provinciale e, tranne alcune eccezioni come Transart e il Südtirol Jazz Festival, mai di respiro internazionale, una sorta di “vorrei ma non posso” in cui vengono riproposte idee vecchie spacciandole per innovative, senza mai confrontarsi con quanto avviene al di fuori dei confini provinciali. Il tutto calato dall´alto e senza attenzione agli input creativi che arrivano invece dal basso, a discapito dunque della vivacità culturale della nostra città e a beneficio esclusivo della cultura già established.
In questo senso l’esempio del Museion è sicuramente emblematico…. inizialmente voluto fortemente dall’ex Presidente della Provincia Durnwalder il museo di arte contemporanea é ora un carrozzone che costa milioni di euro all’anno di soldi pubblici. Nel solo 2014 il Museion ha ricevuto 2.359.328,10 euro di fondi pubblici e ha ottenuto entrate maggiori dall’affitto dei locali (47.800,00 euro) piuttosto che dagli ingressi (46.000 euro) con una media di 25 visitatori al giorno. Insomma si tratta di una scatola vuota, percepita dalle persone comuni come lontana ed elitaria. Un luogo in cui troppo poco si fa per coinvolgere la cittadinanza o per avviare percorsi di approfondimento dall’arte contemporanea, un luogo più utilizzato per cene, feste e aperitivi piuttosto che per percorsi culturali, capaci di coinvolgere in modo ampio la popolazione della città. E tuttavia nulla viene fatto migliorare la situazione, perché evidentemente a molti va bene così.
Ma a chi? Naturalmente a chi in ultima istanza gestisce i fondi per la cultura, sia a livello provinciale che comunale. Perché che di Provincia o di Comune si tratti in realtà poco cambia. I fondi destinati alla Cultura vengono spesi sempre attraverso gli stessi canali istituzionalizzati e le stesse persone, che consapevoli che quanto fatto non verrà mai monitorato o giudicato, continuano nella loro attivitá senza grandi preoccupazioni. Ma sono soprattutto le autorità politiche a livello comunale e provinciale che dovrebbero assumersi la responsabilità della pochezza dell´offerta culturale bolzanina. Quando il Vice-Presidente della Provincia e con lui i suoi emuli a livello comunale si fanno da anni vanto di aver fatto molto per la cultura, io mi chiedo… ma cosa ne sapete voi di cultura? E oltre al treno della memoria e al festival delle resistenze che cosa si è fatto, se non alimentare con fondi pubblici sempre gli stessi circuiti, tra cui naturalmente la rete ARCI affidata a fedelissimi del noto esponente PD. Insomma una gestione dilettantistica, personalistica e arrogante dell´offerta culturale a Bolzano.
Eppure per avere dei buoni esempi non serve guardare al MOMA di New York, basta proseguire lungo l’Adige e fermarsi ad ammirare una mostra al MART di Rovereto o partecipare al festival dell’economia di Trento, a cui oltre alla popolazione partecipano premi Nobel e accademici di livello internazionale. Insomma sarebbe ora di investire meglio le risorse a disposizione e destinare una parte di queste risorse per favorire iniziative dal basso e slegare gli investimenti in cultura dai soliti circuiti istituzionali. Solo così si potrà alimentare il tessuto artistico-culturale e proporre un´offerta innovativa, inclusiva e al passo con i tempi.
Sarebbe anche il caso che i protagonisti di primo piano dell’offerta culturale a Bolzano ammettessero i loro limiti e facessero un passo indietro… ma qua siamo già alla fantapolitica.
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