Era il 2010 quando un padre di Merano si è rivolto al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) con sede a Trento per lamentare la preoccupante situazione di suo figlio. Il bambino allora si avvaleva dal supporto psicologico presso l'ospedale di Merano e gli era stato diagnosticato l'Attention deficit hyperactivity disorder (ADHD), un disturbo dell'attenzione che si presenta in fase evolutiva, e sul quale l'attenzione della comunità medica si sta focalizzando da diversi anni.
La neuropsichiatra Donatella Arcangeli si era quindi rivolta al padre, insistendo affinché il bambino fosse sottoposto alla cura medica mediante psicofarmaci. Questa insistenza, assieme al fatto che il padre non avesse mai autorizzato una visita psichiatrica sul bambino, hanno spinto l’uomo a intraprendere un’azione contro la dottoressa, denunciando l’accaduto all’ordine dei medici.
Allora Merano non aveva ancora un reparto di neuropsichiatria, inaugurato solamente nella primavera del 2013, pertanto anche per il trattamento dei bambini si faceva riferimento al reparto di neuropsichiatria per adulti. Secondo il CCDU, i numeri di bambini in cura anche farmacologica nel vecchio riparto era decisamente elevato: “In un comune come Merano di poco più di 38.000 abitanti nel 2010 erano 160 i bambini psichiatrizzati, e 40 stavano avendo un trattamento farmacologico” osserva Paolo Roat del CCDU. Anche se l’ospedale di Merano trattava non solo i bambini del comune stesso ma pazienti provenienti da tutta la provincia, secondo il CCDU, la proporzione con il trentino rimane preoccupante dato che nell’intera provincia, che conta 450.000 abitanti, i bambini sottoposti a questi farmaci erano solamente 62.
Sulle pagine del quotidiano l'Alto Adige, Donatella Arcangeli ha affermato che «Merano è una delle poche città che dispone di un centro di riferimento accreditato per seguire questo tipo di disturbo e per questo motivo i numeri e le percentuali sono rilevanti, come del resto il consumo di farmaci».
La storia ha suscitato un certo interesse nella classe politica locale. Il consigliere provinciale Pius Leitner dei Freiheitlichen ha per due volte - nel 2010 e di nuovo nel 2013 - chiesto all'Assessore alla sanità Richard Theiner, attraverso un'interrogazione ufficiale, di rendere pubblici i dati sui bambini che stanno seguendo una cura farmacologica in provincia, senza però ottenere risposta.
La questione è articolata e si sviluppa su diversi piani, primo fra tutti il contesto della medicalizzazione dei bambini. "Questa storia ha sì una rilevanza di cronaca, ma è importante dal punto di vista della nostra cultura sanitaria," ha commentato Giuseppe Maiolo, psicologo e docente di educazione alla sessualità presso l'Università di Bolzano, che ha proseguito nella sua analisi: "La somministrazione dei farmaci in generale, ma soprattutto di psicostimolanti a minori in fase di crescita deve essere fatta con estrema attenzione: non bisogna abusarne". Esistono anche terapie alternative che combinate con un dosaggio inferiore di farmaci possono fare molto contro i disturbi di questo genere. Si tratta di terapie verbali e relazionali, che coinvolgono non solo il bambino ma anche la sua famiglia, ovvero la realtà relazionale nella quale cresce. "Il parent training (allenamento dei genitori) è importantissimo, perché anche i genitori devono partecipare alla cura: è anche attraverso il loro sostegno che il processo può compiersi".
Un disturbo come quello dell'ADHD è peraltro non semplice da individuare, dato che si tratta di un disturbo psicologico per il quale non esistono rilievi scientifici oggettivi. "Lo si può individuare attraverso la somministrazione di questionari, come il DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ma la diagnosi deve essere estremamente attenta", commenta lo psicanalista. A suo giudizio, inoltre, "stiamo dando e abbiamo dato a questa malattia forse troppa attenzione, e così l'abbiamo fatta diventare un problema più grande": un'eccessiva attenzione rischia di essere controproducente, conducendo nei casi estremi ad una sovradiagnosi. Sovradiagosi che si può trasformare in eccessiva cura: "L'ipercura " conclude Maiolo "non è meno pericolosa della trascuratezza e può provocare i medesimi danni. Non a caso noi psicologi dell'età evolutiva la inseriamo tra le forme di violenza che i bambini possono subire".
Nel frattempo il procedimento contro la dottoressa Arcangeli, prosegue. Il padre del bambino in cura ha fatto appello all’ordine dei medici, che sta decidendo come procedere in merito a questo spinoso caso.
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