Questi ultimi vantano sicuramente un curriculum di formazione eccezionale, guadagnato e meritato dopo 3 anni di studi con laurea breve alla Claudiana: ma dal punto di vista dell'esperienza professionale sono ovviamente da costruire, mentre i loro colleghi peruviani, rumeni e polacchi sono stati inseriti con successo molti anni fa. Quest' inserimento, che è stato anche un investimento, nel loro percorso professionale è stato faticoso sia per loro stessi che per i loro colleghi/tutors altoatesini. Adesso, a breve, tutto dovrebbe finire.
Una prospettiva professionale
Praticamente tutti gli infermieri con cui ho parlato, narrano la stessa storia : circa 10 anni fa vennero contattati nei loro ospedali in Perù, Polonia e più tardi anche in Romania, da responsabili italiani di varie cooperative di lavoro, che per conto di amministrazioni pubbliche (tra cui le Aziende Sanitarie altoatesine) reclutavano personale sanitario professionale. Venne creata una corsia preferenziale al di fuori delle quote programmate nei flussi migratori. Tutti e tutte loro erano giovani infermieri con contratto a tempo indeterminato nei loro paesi d'origine; a tutti loro veniva prospettato una carriera duratura in Italia con un inserimento negli ospedali e case di cura italiane. Quindi non sono scappati dalla miseria, ma hanno deciso liberamente di cambiare vita, paese e prospettiva professionale. Una prospettiva che potrebbe cambiare radicalmente e senza essere stati informati adeguatamente dalle aziende per cui stanno lavorando in Alto Adige.
Grazie e arrivederci
A quel tempo, la penuria e la carenza d'infermieri ha spinto gli amministratori a trovare varie soluzioni per il superamento dello scoglio del bilinguismo in Alto Adige. All'epoca andava bene così, punto e basta. Però nessuno nelle aziende sanitarie si è preoccupato di seguire questi “liberi professionisti” dando loro delle chiare indicazioni temporali entro quando dovevano superare il famoso esame di bilinguismo. Per i lavoratori non europei, ormai, nemmeno il patentino servirà per continuare a programmare la loro vita in Alto Adige, visto che il requisito per l'assunzione via concorso è la cittadinanza europea.
La beffa
Al danno si aggiunge anche la beffa : molti di questi infermieri hanno pagato la quota come libero professionista alla ENAPI (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica), avendo pensato ad un progetto di vita chiaro e duraturo. Ma, se fossero costretti a ri-emigrare in patria, perderebbero completamente i contributi versati. Il riconoscimento professionale e pensionistico in patria è infatti tutt'altro che scontato.
Autarchia infermieristica: obbiettivo raggiunto
Adesso che la programmazione della formazione infermieristica sta portando all'autarchia la Provincia di Bolzano ( che, di per sé, è un risultato positivo) l'amministrazione non li vuole più. Con un certo imbarazzo i dirigenti infermieristici stanno contattando questi lavoratori, che nella grandissima maggioranza sono molto apprezzati dalle stesse colleghe e dai colleghi medici, conoscendo il grado di professionalità raggiunto. L'amministrazione sanitaria ha scelto la strategia di bassa intensità, eliminando senza clamore un lavoratore alla volta. Non comunica con questi infermieri professionisti, lasciandoli nell' insicurezza più assoluta. Ufficiosamente esistono già delle liste, che sembrano basarsi su chi è arrivato per primo, chi ha figli a carico, ecc. ma l'inesorabile arriverà. Presto o tardi.
Una bella terra accogliente...
Si sono create amicizie. Si sono fatti piani di vita, sono nati in Alto Adige figli che vanno a scuola, si sono accesi dei mutui e comprato case. Insomma, una normale vita in una bella terra accogliente... che poi così accogliente non è! Queste persone hanno aiutato il sistema sanitario quando era in difficoltà. Certo, sono state pagate per svolgere il proprio lavoro. Ma ogni datore di lavoro, ancorché pubblico, dovrebbe considerare la Persona e il suo contributo. Dovremmo essere noi a ringraziare queste persone e non viceversa. Non erano mica dei lavoratori socialmente utili, che abbiamo raccatto per strada. Queste persone si sono guadagnate un diritto! Quello di essere messi in condizione di proseguire la loro carriera in Alto Adige. Di essere messi in condizione di raggiungere i criteri mancanti: bilinguismo e cittadinanza. Se non garantiremo questo, la società altoatesina e l'amministrazione pubblica a nostro nome, si macchierà di un'ingiustizia.
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