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"Una nazione in coma": il colpo di coda di Piero Buscaroli

Con le ultime energie di una vita intensa e laboriosa, Piero Buscaroli mantiene la promessa e consegna ai lettori la seconda parte di un libro memorabile, "Dalla parte dei vinti", uscito tre anni fa per i tipi di Arnoldo Mondadori editore. Questa volta è Minerva Edizioni di Bologna a ospitare lavoce di un italiano "scomodo", ma schietto e generoso come pochi. Chi ha avuto la ventura di conoscerlo ha potuto assaporare la sua splendida ospitalità e una cultura smisurata per esigenza e disponibilità con il culto dell'esattezza e della trasparenza assoluta dei fatti e delle parole per esprimerli. La venerazione per i dizionari: il celebre Petrocchi come amico quotidiano. "Una nazione in coma" è il titolo di un testo che fotografa la realtà senza rasseganzione né facili illusioni.
Un contributo della community di Stefano Chemelli03.05.2013
Ritratto di Stefano Chemelli

Dopo un ictus, un'operazione al cuore che solo il San Raffaele di Milano si è preso la responsabilità di predisporre in modo impeccabile e responsabile, Piero Buscaroli è ancora tra noi con un libro atteso che gli amici più cari aspettavano con trepidazione e una qualche incertezza. Ma Piero Buscaroli, si sa, non delude, mantiene le promesse, porta a temine a 84 anni la seconda parte della sua autobiografia, completando un dittico di rara efficacia espressiva. "Dalla parte dei vinti" nel 2010 aveva suscitato scalpore per la compattezza estesa di ricordi straordinari del nostro maggiore storico della musica, che per la prima volta metteva a nudo la sua coscienza nel dettaglio degli incontri e delle esperienze più vive. Ne veniva fuori un affresco dalle tinte decise, sin dalle prime mosse nei primi Quaranta del Novecento, di un ragazzo che aveva conosciuto bene anche le nostre Dolomiti, complice la casa estiva di Molveno, di Corso Buscaroli, il padre, grande latinista e cultore della classicità. Venivano in superficie testimonianze di prima mano o fonti indirette ma certe su eventi di primo rango che riguardavano Salazar, Dino Grandi, Giuseppe Prezzolini, Vittorio Cini, la politica nazionale e internazionale, la tragedia del fascismo vista da più angolature, che permettevano di cogliere le complessità delle storie individuali. Rivelazioni esplosive riguardavano i fatti del 25 luglio 1943, con la messa a punto di dettagli così importanti da rendere necessario rivivere con maggior e diversa consapevolezza un periodo magnetico e caotico del nostro essere italiani. Si leggano di quel libro le lettere che Piero Buscaroli si premura di inserire all'attenzione del lettore, da sole valgono il libro, perchè da quei contesti si evince spesso la qualità dello scrittore, del giornalista, soprattutto dell'uomo libero.

"Una nazione in coma", che esce a giugno per i tipi di Minerva Edizioni di Bologna, analizza con uno sguardo critico ancora più da vicino gli anni di un dopoguerra che si protrae nelle vicissitudini di una pacificazione mai acquisita del tutto. E Buscaroli sembra difendersi da ogni doppiezza, il male atavico di un popolo che ha perso la propria identità nel caos del quotidiano schiacciato sempre sul presente, ricorrendo spesso ai maestri, agli exempla, alle persone in carne e ossa che gli hanno indicato una una via di salvezza, di redenzione possibile. Sono stati gli uomini che gli sono rimasti nel cuore: Pietro Gerbore, Lorenzo Giusso, Leopoldo Longanesi, Giovanni De Vergottini, Ettore Paratore, solo per citarne alcuni. Vi sono pagine straordinarie, che abbiamo letto insieme recentemente, nella sua splendida casa di Strada Maggiore a Bologna, su alcuni di questi uomini che sono gli astri e le stelle polari di una vita intera. Forse qui risiede il senso più vero di un testo che farà discutere quanto il primo, ma sul quale ogni uomo di cultura è chiamato a fare i conti con esso.

Piero Buscaroli, nato nel 1930, dopo il liceo classico studia organo, armonia e contrappunto con Ireneo Fuser e si laurea in Storia del diritto italiano con Giovanni de Virgottini. Nel 1955 Leo Longanesi lo chiama al "Borghese" dove rimane fino al 1977. Dopo essere stato inviato in musica e guerre, lascia il giornalismo politico, per accettare le cattedre dei conservatori di Stato di Torino, Venezia, Bologna. Nel 1979 Indro Montanelli gli offre la critica musicale de "Il Giornale". Nel 2010, dopo le grandi monografie dedicate a Bach e Beethoven, pubblica con Mondadori "Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento". A giugno 2013, uscirà "Una nazione in coma", Minerva Edizioni, Bologna, la seconda parte della sua autobiografia.

 

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