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"Nell'articolo c'è anche un ritratto di Jürgen Anderlan: la ritengo una figura emblematica di quanto stia scemando il sentimento identitario e secessionista in Alto Adige." Geh bitte.
Zitat: “Es bewacht unsere strategisch wichtigste Grenze, die Wasserscheide der Alpen, an deren Eroberung Hunderttausende Italiener vor nur einem Jahrhundert starben”:
Von welcher “Strategie” wird hier gesprochen, wer ist dieser Gegner, gegen den diese “strategische Grenze bewacht” werden muss?
Warum diese “Blut und Boden”-Rhetorik aus vergangenen Zeiten....?
Ich überlege instinktiv, ob es sich des Weiterlesens geziemt...
Na, zahlt sich nicht wirklich aus. "Non sono esperto dell'Alto Adige", mehr muss man eigentlich nicht wissen.
Invito comunque a leggere l'intervista per intero (e anche l'articolo su Limes, in ogni caso molto dettagliato e con alcuni spunti interessanti).
Il punto non è essere esperti di Sudtirolo per poterne parlare, quanto che queste considerazioni esistono, a prescindere dal fatto che ci piacciano o meno, e sono fondate su basi 'teoriche' che non sono nuove. E perciò meritano di essere comprese meglio.
Ich möchte noch anfügen, dass mein Kommentar weiter unten von 9:34 Uhr mein persönliches und subjektives Empfinden beim Lesen ausdrückt, in der Folge meine persönliche Ansicht.
.
Sie schreiben: “E perciò, secondo me, meritano di essere comprese meglio”.
Mit “essere comprese meglio” meinen Sie, man müsse diese “besser verstehen”?
Nun, vielleicht ist der Beitrag dann an das falsche Publikum gerichtet. Ich bin überzeugt, ein Orban oder Putin würden diese Theorien bestens verstehen, im Sinne von “comprendere”, begreifen, einbeziehen.
.
Io però non sono certo di volerlo comprendere.
"Non sono esperto dell'Alto Adige", ok allora consiglio due letture, Dimenticare mai di Franz Thaler e Eva dorme di Francesca Melandri.
Petroni möchte im 21. Jahrhundert mit seinem Mindset aus dem 19. Jahrhundert Probleme lösen, die es nicht gibt, wenn mein kein Mindset aus dem 19. Jahrhundert hat. Kann man freilich machen. Nur darf man halt dann nicht verlangen, dass man von jemandem ernst genommen wird, der im 21. Jahrhundert angekommen ist.
Man hätte es echt nicht bessere beschreiben können. Chapeau.
Zitat 1:
"Il punto non è tanto questa piccola, minoritaria ala della vostra classe dirigente, quanto che lo Stato italiano dovrebbe riprendere in mano i territori"
Zitat 2:
"No, io non ho detto di riprendere il controllo.
Noch Fragen?
Zitat:
“In un territorio fragile, a ridottissima sovranità dello Stato italiano, la questione rischia di internazionalizzarsi molto velocemente: uno Stato straniero, l'Austria, ha titolarità, ha voce in capitolo su ciò che accade in Sudtirolo...
Il rischio che vedo è un malcontento più diffuso nei confronti delle istituzioni, che potrebbe spingere la classe dirigente locale a reagire come ha sempre reagito negli ultimi 50 anni: facendo più muso duro nei confronti di Roma, chiedendo più autonomia. La “lista dei desideri” per una maggiore Autonomia è sempre presente”:
... des Pudels Kern der ganzen “Sache”. Krass. Regionalismus und Selbstverwaltung als geopolitische Gefahr, Machtkonzentration im nationalen Zentralstaat als Ziel.
Jetzt wird Corona nur noch Zweck, und die Intention des Ganzen sichtbar: “Ad esempio creare un'Agenzia delle Entrate altoatesina. Una richiesta che arriva sia dai “duri e puri” secessionisti che dall'ala più oltranzista della SVP”. Es geht nur um Politik, es geht nur um Nationalismus.
Aus Protest vor solchem Affront beende ich diese Lektüre, die als neutrale Wissenschaft daherkommt, und im Laufe des Lesens immer mehr die politische und ethnisch nationalistisch-zentrale Fratze zeigt.
Das ist ein Artikel, der schadet. Trennt. Vertrauen zerstört.
.
Zitat: “Sì, ma non siete uno Stato indipendente. Questo territorio è strategico”.
Nein, wir sind für niemanden Mittel zum Zweck irgendwelcher Strategien.
I nowax del mio ufficio sono tutti italiani (qualcuno anche di addozione altoatesina)
Das ist eher Zufall denke ich. Die No-Vax-Gemeinde ist schon eher deutschsprachig, eigentlich seit jeher.
Herr Petroni, stellt sich als geopolitische Instanz dar, hat aber wohl noch nie von SUBSIDIARITÄT gehört. Die Südtirol-Autonomie ist ein geschichtlich langwieriger Versuch, dieser demokratischen Notwendigkeit gerecht zu werden. Auch anderen Provinzen / Regionen Italiens und Europas täten ähnliche Freiräume sicher gut; so würden die "Zentralen" auf ihre eigentlichen Aufgaben zurückgeworfen, nämlich die, Übergeordnetes optimal zu gestalten ohne sich im Kleinkram zu verstricken. .
Le rigorose domande poste da Valentino e la serietà delle risposte dell'intervistato valgono molto di più di tante inchieste minori sullo stesso tema pubblicate nei mesi passati. Intervista da incorniciare, direi. Anche se fosse solo un punto di ri-partenza del dibattito dedicato a questi scenari. Ma questo articolo è di più e lo dimostrano toni e contenuti anche dei commenti. Questo è un giorno normale ma anche un bel giorno per l'Informazione seria.
Vede, secondo me è verosimile che l'intervistato abbia risposto seriamente alle domande in base a ciò che pensa di avere capito, ma ciò evidentemente non è una prova per la serietà delle risposte.
Concordo con Valentino Liberto, a prescindere dal fatto che i considerazioni di Petroni piacciano o meno, si tratta di un'intervista assai interessante...
Però ovviamente l'analisi presentata è... confusa (per dir poco). Quasi inutile sottolineare le tante inesattezze, mezze verità e misconcezioni. Assomiglia in questo a un reportage stile 1960, con un "esperto" paracaduto nel territorio, che dopo aver letto 2-3 giornali ed intervistato 4-5 informanti, assume di poter presentare certezze ai suoi lettori. Il grande assente è il motivo dietro il presunto dovere di "riprendere in mano" il territorio (che poi non sarebbe da fraintendere con "prendere controllo"). Visto che parla dei morti della I° guerra mondiale e della linea spartiacque (stranamente considerata ininfluente nella zona Ticino-Lombardia...), immagino che tutto sommato indietro ci sarà poco di più di concetti novecenteschi come "nazione" o "sovranità". Praticamente una comedia la fine dell'intervista, quando Petroni (senza occuparsi troppo del fatto, che i no vax sono un fenomeno transcontinentale...) teorizza una "resistenza montanara tirolese", per poi essere informato, che si tratti di un fenomeno pan-austriaco, per poi suggerire una crisi di stato in Austria...
Sebastiano Vassalli, Sangue e suolo, anno 1984 o giù di lì.
Quoto. Ho avuto la stessa impressione.
Me lo vedo, il signor "non sono esperto dell'Alto Adige, ma" che con un cappello da generale comprato su amazon in testa gioca a spostare carriarmatini del risiko su una cartina cercando freneticamente ad una soluzione per difendere i confini italiani dalle invasioni barbariche...
Pur non condividendo molti punti apportati da Petroni nell'articolo e nell'intervista, trovo sì, schematico, ma assai interessante questo spunto: "Il fatto che tedeschi e italiani possano vivere le loro vite senza mai incontrarsi favorisce la creazione di società parallele, creando un terreno molto più fertile che nel resto del paese perché i “no vax” si ripieghino in una comunità parallela. L'Alto Adige invita al separatismo interno, all'autoescludersi dalla società." Non posso giudicare se davvero ci sia questo nesso causale fra i mondi paralleli nei quali molti di noi vivono e il "terreno fertile" per tendenze antisociali. Ma merita una riflessione.
E' vero, questo è l'unico punto che mi sembra aver afferrato. Non che non ci sia contatto, ma divisione tra i due gruppi linguistici sono effettivamente presenti e, secondo me, incidono a livello sociologico. Poi da cosa sia causato e come risolverlo, non penso che le proposte di Petroni daranno molto aiuto.
Ja. Das ist unsere größte Schwachstelle!
Von dieser geht die größte Gefahr für uns aus. Wir sind schon klein, leisten es uns aber, uns weiter zu unterteilen: deutsch/ladinisch/italienisch/x; städtisch/ländlich; internationalistisch/nationalistisch; sozial/egoistisch; vax/novax; grün/grau; fridays/everyday for future; usw. .
Diese Zersplitterung sind wir so gewohnt sind, dass wir sie als normal empfinden und wir empfinden es auch als normal, alleinig im Recht zu sein. Wir reden nicht miteinander, schon lange nicht mehr; wir streiten nicht einmal.
Wie wird es dann sein, wenn Wind aufkommt und jede(r) allein ist?
Die Aussagen des Geowissenschaftlers Petroni, der auf dem Papier über die Identität von Südtiroler*innen sinniert, als sei diese ein lästiges Ärgernis, bergen ein bestimmtes Sprengpotential.
Zum einen kann darin ein frontaler Angriff sowohl auf unsere Autonomie als auch, und das ist der noch schwerwiegendere Aspekt, auf die Identität der Südtiroler*innen verstanden werden. In der Tat findet sich in seiner Analyse zentralistisches Gedankengut, verschleiert durch pseudowissenschaftliche interpretationsversuche und immer wieder schwacher Dementi. Dabei scheint immer wieder eine ablehnende Haltung unserer Ethnie gegenüber mitzuschwingen.
Ein Beispiel: er gibt zu, kein Südtirol-Experte zu sein, referiert im selben Atemzug aber auf recht oberflächlicher Weise, die „Italiener“ im Land würden sich kein Stück von jenen des restlichen Staatsgebietes unterscheiden. Wie soll er das in Erfahrung gebracht haben?
Unter dem Deckmantel einer gesellschaftspolitischen Analyse wird ein Sezessionsgedanke verortet und befeuert damit indirekt genau ebendiesen. Würde die politische Haltung Italiens in diese Richtung driften, würde auch die Selbstbestimmung mit Sicherheit wieder ein viel diskutiertes Thema.
Allein die Forderung ein „Ufficio di Stato interministeriale“, welches nichts weiter als eine Überwachungsfunktion ausüben würde, kann diese Thematik wiederum befeuern.
Die Haltung des Herrn Petroni kann gut in die imperialistische Zeit vor dem ersten Weltkrieg verortet werden. Dass diese „geopolitische Analyse“ außerhalb des ultrarechten Flügels überhaupt Aufmerksamkeit erhält ist schon verwunderlich.
"Dass diese „geopolitische Analyse“ außerhalb des ultrarechten Flügels überhaupt Aufmerksamkeit erhält ist schon verwunderlich."
Ich finde das auch etwas beunruhigend.
Curiosi i commenti di alcuni lettori.
Posto che NON è requisito indispensabile essere sudtirolesi per pronunciarsi su qualsiasi tema che coinvolga il Sudtirolo (così come non sono solo le donne ad essere titolate ad esprimersi in merito a tematiche di genere; non è necessario essere neri o perseguitati per parlare con contezza di diritti civili; etc.), Petroni si è limitato a fotografare il territorio in chiave geopolitica, che piaccia o meno la crudezza di un’analisi di questo tipo.
Si osserva la pagliuzza nell'occhio del fratello, senza accorgersi della trave nel proprio occhio..
Rispetto alla situazione di chi si dichiara madrelingua italiana in Provincia di Bolzano è evidente che solo un Terzo Statuto di Autonomia potrà porre rimedio alla rassegnazione (e a gran parte delle logiche da prima repubblica che tutt’ora governano la politica locale).
L’autonomia speciale è preziosa, da difendere e proteggere, di questi tempi non tanto da “Roma”, ma da chi in Sudtirolo piega e sfrutta l’autonomia a suo esclusivo interesse e a vantaggio di pochi, celando sotto la bandiera dell’autonomia istinti cleptocratici o clientelari.
Ma se uno, laureato con pieni voti in scienze politiche (sic!), esordisce in una intervista con "lo spartiacque alpino per conquistare il quale sono morti centinaia di migliaia di italiani appena un secolo fa.", una domanda sulla qualità dei libri di testo universitari me la farei.
Il requisito per parlare del Sudtirolo non è essere sudtirolesi, vero, ma conoscerlo a fondo. Petroni pare peccare in quest'ambito.
Condivido in toto.
Personalmente prevedo un crollo SVP derivante proprio da questo "sistema", a mio avviso, clientelare. Vedremo a breve.
Condivido in toto il pensiero di Domenica Sputo.
Personalmente prevedo un crollo SVP derivante proprio da questo "sistema", a mio avviso, clientelare. Vedremo a breve.
Ich finde es schade, dass Salto solch rückwärtsgewandten Ansichten Platz einräumt. Wenn man den disagio thematisieren will (und der wäre es wert, thematisiert zu werden), dann finden sich bestimmt andere Mittel und Wege.
Non saprei. Premesso che il focus di Petroni non era il 'disagio degli italiani', Limes è una delle più importanti e conosciute riviste italiane, molto letta in ambito accademico e politico, ed è significativo (quindi una notizia) che tratti di Sudtirolo. Inoltre, l'autore ha incontrato varie persone in loco: oltre ad Anderlan, tra gli intervistati citati nell'articolo c'è pure Hans Heiss.
Ich kann nur staunen!! Kann da so einen imperialistischen Grundtenor raushören. Und hat der Autor Angst, dass uns die Innsbrukker den Krieg erklären und Südtirol annektieren? Dachte eigentlich, dass Limes eine seriöse Publikation ist! Ich bin es so leid, mich immer wieder im Rest von Italien dafür entschuldigen zu müssen, dass ich Südtiroler bin! Der disagio ist sicherlich da, aber daran sind wir Deutschsprachigen sicherlich nicht allein schuld. Meine Jungs müssten seit Jahren die Muttersprachzugehörigkeitserklärung machen, wissen aber nicht was sie ankreuzen sollen, mit der italienischen Mutter die sie haben!
Die Situation in Südtirol scheint laut Petroni tatsächlich der Lage in der Ukraine zu gleichen, mit den österreichischen Panzern an den vollkommen unzureichend gesicherten heiligen Grenzen Italiens. Die Österreicher könnten also jederzeit einmarschieren. Zum Glück für Italien gibt es diesen Herrn Petroni, der vor dieser schrecklichen Gefahr warnt. Man müsste wohl unbedingt den Vallo Littorio Alpino reaktivieren, in den Mussolini so viel Energie und Geld gesteckt hat. Dafür ist ihm Petroni sicher dankbar.
Wobei eine Grenze an der Salurner Klause auch für Italien viel leichter zu verteidigen wäre!
Eine Talenge statt weiter Bergkämme...
:-)
" Man müsste wohl unbedingt den Vallo Littorio Alpino reaktivieren,....." Oschpele, wer hätte das gedacht! Viele Bunker, die für diese Aufgabe bestimmt waren, wurden inzwischen zweckentfremdet oder auch schon gesprengt. Da werden die österreichischen Truppen durchmarschieren!?
Questo articolo ci ricorda che l'Alto Adige ha fatto pace con l'Italia solo da un punto di vista istituzionale, ma non ci è stata nessuna "pace" tra le persone, gli italiani del resto d'Italia continuano a nutrire astio e un certo disprezzo nei confronti degli altoatesini (soprattutto quelli di l. tedesca ovviamente). Secondo me qui sta il punto cruciale e la domanda che possiamo porci. Cosa possiamo fare noi, altoatesini/sudtirolesi per migliorare l'opinione che ha l'italiano medio su di noi? Come facciamo a convincerli che non siamo solo dei furbi contadini/montanari arricchiti coi soldi delle tasse che non versiamo a Roma, mentre che loro invece poveretti non hanno questa "fortuna" non godendo dell' autonomia che invece abbiamo noi? Come possiamo fare per farci rispettare un po' di più per quello che siamo? Magari un giorno potremo anche smettere di essere lo zimbello dei giornalisti e tutologi italiani che non aspettano altro che prendere una notizia di ciò che accade qui in Alto Adige e strumentalizzarla, teatralizzarla a loro piacimento, come è successo con le cosiddette scuole novax? Vorrei anche sapere quando arriverà quel giorno in cui noi, sudtirolesi, inizieremo a comportarci un po' meno da "primi della classe" e magari a porci con più pacatezza verso il mondo esterno. Come facciamo a migliorare l'immagine che hanno di noi gli abitanti delle altre regioni italiane. Ce la faremo un giorno a toglierli dalla testa tutti i pregiudizi che hanno su di noi?
Sie haben vollkommen recht. Denn für Vieles sind wir (unsere Politiker) selbst Schuld, wenn Wir/sie sich immer als Klassenbester oder Streben darstellen und damit angeben. Da entsteht wahrscheinlich eine analoge Dynamik wie in einer Schulklasse, wo der/die Beste als Streber z. T. von den anderen gehasst wird.
Premesso che la nostra autonomia è migliorabile e che è sempre utile sapere cosa pensano di noi altrove, il signor Petroni ragiona da estraneo in casa d'altri ed è perfettamente rappresentativo di quella grande quantità di italiani che hanno studiato la storia di parte, insegnata nelle scuole con l'evidente obiettivo di tenere insieme popolazioni diversissime tra loro e accomunate solo dalla lingua - e anche qui si potrebbe discutere sul fatto che la lingua del Manzoni sia o meno corrispondente a quella che si parla nelle diverse Regioni -. Lo spartiacque come confine è una pura invenzione figlia del tempo in cui è avvenuta, come tutti i confini: il Brennero non è stato mai un confine, prima del 1918. Quindi noi altoatesini/sudtirolesi consapevoli della nostra storia non potremo mai accettare le sue riflessioni figlie dell'idolatria, forse interessata, per il centralismo romano. L'Italia si è ritagliata un ruolo nel mondo, in questi ultimi 150 anni e poco, NONOSTANTE Roma, città che da 2000 anni vive delle ricchezze prodotte fuori di essa, e NONOSTANTE lo Stato inefficiente e ridondante che abbiamo; grazie invece al lavoro ed ai prodotti delle diverse Regioni soprattutto del Nord. Le autonomie regionali, abbinate al recupero delle radici identitarie delle persone che vivono in ciascun territorio - anche quelle arrivatevi successivamente, che devono sentirvisi a casa -, sono l'unico futuro possibile sia per l'Italia che per l'Europa. Non è logico che vengano funzionari statali a dirci come fare quello che funziona molto meglio se ce lo facciamo da soli. Il tempo dei nazionalismi, causa delle terribili guerre del secolo scorso, finirà con le prossime generazioni, figlie del mondo ma legate alla propria origine. Che per noi altoatesini/sudtirolesi consapevoli non è, e non sarà mai, lo Stato di Roma - del quale rispettiamo le regole perché siamo persone serie -.
top!
schließe mich an; gut gesagt.
Grazie Signor Spagnolli, un commento azzeccato. Il disagio degli italiani insieme al disagio dei sudtirolesi si può superare
con pensieri come i suoi, mica con l'accettare supinamente i dettami dello Stato centrale.
Quest'articolo del Sig. Petroni con annessa intervista mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Qui da noi, come in tutto il mondo vive gente che cerca di fare una vita dignitosa, rispettando il prossimo, però esigendo anche rispetto da parte dell'altro. E poi ci sono persone che pretendono di avere il diritto di disporre da lontano sulla felicità o infelicità di altre persone senza averne titolo, solamente per presunti propri motivi strategici o paranoici.
Gratuliere zum Kommentar von LSpagnolli. Der Autor des Artikels für „Limes“ ist offensichtlich sehr beschränkt - Beschränkung drückt das Wort Limes eh aus. Für Salto ist ein so langes unkritisches Interview mit einem Ewiggestrigen kein journalistisches Ruhmesblatt.
unkritisch?? selbst der sonst sehr strenge blog "brennerbasisdemokratie" sieht das anders...
https://www.brennerbasisdemokratie.eu/
Grazie Luigi Spagnolli !
Chapau! Non si poteva scrivere meglio, condivido e complimenti.
*chapeau
Va bene, solo che dopo tutti i ricatti in Parlamento adesso, al posto del centralismo di Roma, abbiamo quello di Bolzano, accompagnato dal monopolio mediatico degli Ebner brothers. Che, a dire la verità, non mi sembra il massimo dello sviluppo politico e sociale di un territorio, anche se locale ...
Parole perfette per un politico, negli anni Novanta e precedenti.
In Lombardia scenderebbe forse a molti una lacrima nel leggere oggi un riferimento espresso alle Regioni del nord, cara questione settentrionale.
Numerosi anche al sud plauderebbero le parole sul centralismo romano, sui funzionari statali “che vengono a dirci come fare”, memori dei racconti sul predominio esercitato dai Piemontesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia e annesso brigantaggio.
Tornando però nel corrente anno 2022, e a questa latitudine, tanto per cominciare sarebbe forse il caso di superare la dicotomia “altoatesini/sudtirolesi”, nonché l’uso in generale di epiteti quali “estraneo in casa d’altri”: sono escludenti e strizzano direttamente o indirettamente l’occhio al concetto di “Volk - Blut und Boden”.
Hanno fatto il loro tempo.
Benvenuta Bevölkerung.
Parole perfette per un politico, negli anni Novanta e precedenti.
In Lombardia scenderebbe forse a molti una lacrima nel leggere oggi un riferimento espresso alle Regioni del nord, cara questione settentrionale.
Numerosi anche al sud plauderebbero le parole sul centralismo romano, sui funzionari statali “che vengono a dirci come fare”, memori dei racconti sul predominio esercitato dai Piemontesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia e annesso brigantaggio.
Tornando però nel corrente anno 2022, e a questa latitudine, tanto per cominciare sarebbe forse il caso di superare la dicotomia “altoatesini/sudtirolesi”, nonché l’uso in generale di epiteti quali “estraneo in casa d’altri”: sono escludenti e strizzano direttamente o indirettamente l’occhio al concetto di “Volk - Blut und Boden”.
Hanno fatto il loro tempo.
Benvenuta Bevölkerung.
Ciao Luigi, mi permetto di risponderti perché ti ritengo una delle poche persone intelligenti che vale la pena leggere. Sono autonomista non solo perché sono nato e vivo in questa terra, ma perché l' Italia tutta è il risultato di una continua contaminazione che l'ha portata ad avere una svariegata diversità culturale che mi rende euforico. Così come sono orgoglioso di appartenere a questa attuale "contaminazione". Ed è per questo che l'autonomia alla quale aspiro è quella provinciale. Le regioni sono il frutto dello statalismo nata nel '47 e aveva all'epoca un senso che ora non ha più motivo di essere. Quello che io recrimino ai politici locali, in primis quelli di lingua italia, è stata quello di non aver esportato tale formula. Di non aver fartto capire che questa e solo questa è la ricetta che responsabilizza la res pubblica e alimenta la partecipazione del popolo. Voi avete sempre e solo giustificato la particolarità della situazione, senza di fatto poi spiegarla.
Altro concetto: se il Brennero non è mai stato confine (e la cosa è vera solo localmente perché al tempo del muro di Berlino era tutto un confine) è anche vero che l'altoatesino/sudtirole deve sentirsi in primis europeo. E nel suo DNA allora deve abbattere qualsiasi confine e ostilità , a cominciare da quei poveri cristi che vengono qui sognando una vita migliore. Credo pure io che "Il tempo dei nazionalismi" prima o poi finirà, nonostante il mondo oggi sia pieno di dittatori e despoti poco democratici, ma deve inziare da noi, cominciando ad abbattere le ostilità per il diverso ed a eliminare quei tratti tipici che ribadiscono un proprio confine.
Per inciso proposte come quello di rendersi indipendenti dal mercato energetico energetico, invece che promuoverne uno europeo, non fanno altro che creare una sorte di "Roma" locale.
lo Stato di Roma? Quà dobbiamo confrontarci con la U.E. su tutto.....altrochè Roma...
Quindi Roma non avrebbe più competenze?
Auf diesem Text fällt mir folgende Bescheibung ein: skurril und oberflächlich.
Skurril, dass man es schafft immer wieder die Wasserscheidentheorie auszupacken, die Urgroßväter, die für dieses Land gestorben sind, obwohl für die Einnahme Südtirol kein italienisches Blut vergossen wurde, sondern, die Truppen nach dem Waffenstillstand ohne Widerstand vorrücken durften.
Aber von diesem Blut- und Boden-Motiv und von der Rechtfertigung politischer Entitäten durch geographische Begebenheiten (Wenn die Wasserscheidentheorie langweilig wird, kann man es mal abwechslungsweise mit der Auslotung der tektonischen Platten oder mit Gesteinstypen versuchen)
Des weiteren die Idee, dass man Südtirol vernachlässigt habe und man sich um dieses mehr kümmern müsste. Dass Südtirol das Eingangstor für komische Ideen wäre, als ob diese noch über Depechen verbreitet würden.
Und auch ist die ganze Analyse oberflächlich, weil Südtirol immer anders war als der Rest Italiens und es auch bleiben wird, solange man nicht vor einer forcierten Assimilation nicht zurückschreckt.
Südtirol ist eben auch Teil des deutschsprachigen Kulturraums. Es gibt schon von Grund auf Abweichungen in der Mentalität und es werden im öffentlichen Raum andere Themen diskutiert als im Rest Italiens, weil man eben auch deutschsprachige Medien konsumiert.
So hat Südtirol eben eine höhere Skepzis über die zu leichtfertige Einnahme von Medikamenten. Statistisch ist der Konsum der geringste Pro-Kopf Italiens. Auch der Hang sich mit Heilpraktier, Homeopathen und Naturheilkunde zu umgeben ist etwas das nicht erst mit der Pandemie hervorgegangen ist.
Und so wie der deutschsprachige Raum in Europa eben eine Hochburg von Impfskeptikern ist, ist Südtirol dabei nicht auszunehmen.
Die Grundaussage die ich im Zweifel setzen möchte ist eben dass Südtirol von Italien abdriftet. Südtirol war immer anders und eigen und wer sich jetzt das erste Mal mit diesem Land beschäftigt und damit nicht zurecht kommt und verwundert etwas von abdriften schwadroniert, hat seine Hausaufgaben nicht gemacht.
https://www.spiegel.de/kultur/waldorfschule-und-impfgegner-in-steiners-s...
Dejavu! E con ciò è detto tutto.
Ich kann auf ein derartiges Geschreibsel nur mit Ingeborg Bachmann antworten: ...und es will mich noch anfallen trunkenes Limesgefühl (Große Landschaft bei Wien) ..e ancora m'assale ebbro il senso del limes (Grande paessaggio nei d'intorni di Vienna)
Cioè ci mancava soltanto lui... in senso lato, molto lato.
Leggo (cito testuale) che «[...] Sì, assolutamente. Sono le conclusioni del mio articolo. Lo Stato italiano ha abbandonato quei territori che ha strappato all'Impero asburgico cent'anni fa, Trieste e l'Alto Adige [...]».
Dal punto di vista dell'abbandono dello Stato italiano, le due realtà - Trieste a l'Alto Adige - sono assolutamente imparagonabili. Il livello di cessione di sovranità dello Stato italiano nei confronti dell'Alto Adige è un unicum a livello europeo, come si fa a mettere sullo stesso piano la provincia al confine con la Slovenia e la nostra?
Il livello di cessione di sovranità è un unicum a livello europeo? Avrebbe una fonte per questa Sua (secondo me falsa) affermazione?
pérvasion sarebbe lo pseudonimo di?
E chi mi garantisce che Lei sia Luca Marcon?
Ma visto che sembra non aver voglia di rispondere alla mia domanda Le lascio questo: https://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=37233
Wie ist es denn zu interpretieren, dass sowohl die Autonomen Provinzen Trentino und Südtirol als auch die Region Trentino-Südtirol auf dieser Liste erscheint?
Eine reine Addition würde zu einem Wert von 36 führen, was sicher nicht sinnvoll wäre. Doch ist auch wahr, dass Südtirol sowohl über die Provinz als auch die Region eine Autonomie ausübt und beide Werte getrennt zu betrachten auch nicht der Realität entsprechen würde.
Wenn ich mich richtig erinnere, ist die Autonomie, die Südtirol über die Region (mit-)ausübt, anteilig bereits in den Wert des Landes eingerechnet.
(Andererseits… wo ist dann Schluss? Muss man dann auch einrechnen, dass die Regionen wiederum am Zentralstaat mitwirken?)
Perdoni se mi intrometto, ma puntare il dito su uno pseudonimo ha sempre il gusto di scappatoia per non rispondere a domande, alle quali non si hanno risposte.Nel contesto sono più importanti i fatti o è più importante la faccia? Piuttosto, mi interesserebbe anche me, su quali basi scientificamente insindacabili lei poggia la sua affermazione.
E a me chi lo garantisce che pérvasion sia veramente Simon Constantini?
Battute a parte, il merito del mio commento afferiva al fatto che il livello di cessione di sovranità dello Stato italiano nei confronti dell'Alto Adige non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello relativo al Friuli Venezia Giulia.
Togliamo pure il riferimento all' "unicum".
Ma complimenti, ha proprio scoperto un segreto. Vedo che anche a distanza di anni Le piace il doxing, questo mi tranquillizza.
«Togliamo pure il riferimento all' "unicum".»
In sostanza cade il senso del Suo precedente commento…
Mamma mia Constantini, siamo sempre lì. Ma non cresce mai?
Il merito - quindi il senso - del mio commento l'ho appena chiarito. Auguri e buon proseguimento.
Il senso, dopo il chiarimento, sarebbe che l'autonomia sudtirolese «non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello relativo al Friuli Venezia Giulia», fatto contraddetto dal Regional Authority Index. Rimane quindi la mia prima domanda: avrebbe una fonte per la Sua affermazione?
Dmenticavo: potete tranquillamente commentare nella vostra madrelingua (purché non sia diversa dal tedesco, altre non ne conosco), io risponderò nella mia.
Je ne suis pas d'accord.
Dass es so etwas noch gibt: Ein NoVax politisch oder gar geopolitisch?
Die Frage ist durchaus berechtigt. Die 1993 von Lucio Caracciolo gegründete Zeitschrift Limes hat sich in den fast 30 Jahren ihres Bestehens viele Verdienste erworben und den Lesern die Augen geöffnet für Konflikte und internationale Krisen, deren Hintergründe sie kaum kannten. In den letzten Jahren konnte man darin durchaus auch bizarre und unorthodoxe Beiträge lesen - mit oft schräger Sicht auf die gewählten Problembereiche oder Regionen. Dazu gehört zweifelsohne jener über Südtirol. Durchaus möglich, dass dahinter auch ein bisschen Eigenwerbung steckt. Denn Limes wird -auch wegen seines Formats - eher in Buchhandlungen erworben als am Kiosk. Daher gibt es im Impressum der Zeitschrift eine gut sichtbare" lista delle librerie dov'è possibile acquistare Limes". Im Trentino sind das drei: zwei in Trient und eine in Pergine. In Südtirol keine einzige.
Ich höre zum ersten Mal von dieser Zeitschrift Limes. Als halbwegs gebildeter und politisch interessierter Mensch muss das wohl bedeuten, dass diese Zeitschrift für den durchschnittlichen Bürger "unterhalb der Wahrnehmungsschwelle" liegt.
Gut so.
Über die kruden Theorien braucht man sich nicht lange aufzuregen, da sind andere geopolitische Vorgänge derzeit brisanter. Gefreut hat mich hingegen, dass sowohl der Artikelschreiber am Anfang als auch der Interviewte irgendwann einmal den Begriff "Sudtirolo" genannt haben. Immerhin...
Es ist aber meiner Meinung nach ein interessanter Einblick in die Denkweise eines Italieners, der praktisch nichts Wesentliches von Südtirol weiß und sich doch eine Meinung zutraut. Italien ist und bleibt vom Design her ein Zentralstaat mit einem ganz anderen Selbstverständnis wie z.B. das föderal konzipierte Deutschland. Schade, dass Vielfalt, Autonomie und Subsidiaritätsprinzip als Bedrohung gesehen werden und nicht als kultureller und politischer Reichtum. Armes Italien!
Da habe ich wohl etwas zu schnell geschrieben. ;-) Limes scheint doch etwas wichtiger zu sein, als ich gedacht habe.
Schau schau, selbst aus so einem skurrilen Artikel kann man was lernen.
Pensi che ciò che l'ha resa felice - l'utilizzo del termine "Sudtirolo" - a me ha fatto cadere le braccia (tanto per conservare una parvenza di eleganza). Vede com'è vario e ricco di opinioni il mondo?
PS
Ma lei lo ha letto l'articolo originale pubblicato su Limes al quale l'intervista si riferisce?
Zitat: "Ma lei lo ha letto l'articolo originale pubblicato su Limes al quale l'intervista si riferisce?":
es geht hier um das Interview auf Salto;
man vermutet nach solchen Kommentaren immer mehr, dass *das hier* - mit inhaltlich provokanten Aussagen - eine versteckte Werbung für die Zeitschrift "Limes" sein könne/solle...
(cito testuale): «man vermutet nach solchen Kommentaren immer mehr, dass *das hier* - mit inhaltlich provokanten Aussagen - eine versteckte Werbung für die Zeitschrift "Limes" sein könne/solle...»
Certo che c'è un bel po' di paranoia - altro che "provokanten Aussagen" - qui nei commenti all'intervista.
Bastano tre o quattro parole chiave dall'aspetto sospettosamente "antiautonomistico" - evidentemente non mitigate dall'uso del termine "Sudtirolo" - che una torma di cani inferociti balza all'attacco. Nemmeno Pavlov avrebbe sperato tanto.
L'intervista a Petroni è completamente basata sul suo articolo pubblicato su Limes: discettare della prima con i contenuti e i toni che si usano qui senza aver letto il secondo lascia il senso che trova. Di qui il mio PS.
PS numero 2
Avrò letto Limes una diecina di volte in vita mia (e sempre in biblioteca): figuriamoci il mio interesse a far loro da promoter...
Ihre Reaktion auf die *Meinungsäußerung* (im Konjunktiv!) eines Lesers ist irritierend:
"che *una torma di cani inferociti balza all'attacco*.
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Na dann schönen Tag ... so ist kein angenehmer Dialog machbar.
Caro Gasser, non mi sto riferendo specificatamente a lei: il problema è che con premesse quali «Gefreut hat mich hingegen, dass sowohl der Artikelschreiber am Anfang als auch der Interviewte irgendwann einmal den Begriff "Sudtirolo" genannt haben. Immerhin...», la possibilità di dialogo è negata alla fonte.
Io posso solo limitarmi a sgomberare il campo da eventuali equivoci in tal senso.
"Io posso solo limitarmi a sgomberare il campo da eventuali equivoci in tal senso":
danke, angekommen & angenommen.
Warum soll sich jemand nicht darüber freuen?
"Pensi che ciò che l'ha resa felice - l'utilizzo del termine "Sudtirolo" - a me ha fatto cadere le braccia (tanto per conservare una parvenza di eleganza). Vede com'è vario e ricco di opinioni il mondo?" Dass es Menschen gibt, denen der imperialistische Name lieber ist, ist wohl allen bewusst, auch ohne Ihren Beweis.
A proposito di torme à la Pavlov...
Diese Bemerkung gebe ich Ihnen gerne zurück. Kaum steht irgendwo "Sudtirolo" kriechen sie aus ihren Löchern.
Ed ecco la conferma definitiva (casomai ce ne fosse ancora bisogno)
Voreinigen Jahren in einem Lokal im Norden von Agrigento/Agrigent: parlate Ostrogotto?
No siamo paesani, basta piegare la carta d´Italia a metá.
Caffé e amazzacaffé offerto dalla casa!
Ad agosto dell'anno scorso mia moglie ed io entriamo in un albergo a Cremona e diamo le carte di identità al portiere. Questo ci studia per un secondo e poi dice: «ma voi non avete il tipico accento di lassù».
«Se vuole glielo facciamo» rispondo.
Ogni volta che esco dall'Alto Adige - mia moglie, invece, esce dal Südtirol - ci rendiamo conto come nel resto d'Italia non abbiano la minima idea di come sia e come vada "quassù". E dopo averlo letto più volte, devo dire che l'articolo di Limes citato nell'intervista non aiuta granché.